Kiss me, stubed

Tirar giù un video tempo fa eran bestemmie.

Trovarli sul P2P, scaricare. Oppure usare applicativi per fare uno streaming capture tortuoso.

Poi arrivò Youtube, e quelli tra noi ancora legati al possesso del bene, oltre ad aver capito l’importanza della fruizione del servizio, han cercato di avere comunque “fisicamente” il video sul proprio discofisso.

Allora vennero i siti web per scaricare i video di Youtube, poi ancora vennero le estensioni per Firefox.

Oggi è arrivato questo: KissYouTube.

Vuoi scaricare un video? Semplicemente premetti la parola “kiss” nell’indirizzo web del video che desideri, proprio prima di youtube.

Quindi, http://www.youtube.com/watch?v=aKSy5I3zsAA diventa http://www.kissyoutube.com/watch?v=aKSy5I3zsAA, e vi scaricate “Love Potion #9” dei Clovers, rifatta dai Searchers verso il 1963. Un pezzo amabile, da baciare subito.



La canzone parla infatti di uno che non trova una tipa dal 1956 (poco prima, al tempo della composizione), e allora porta i suoi problemi da Madame Ruth, una zingara con un dente d’oro, la quale gli dà la fatidica pozione magica, un filtro d’amore dagli effetti talmente potenti che il protagonista si ritrova a baciare il poliziotto all’angolo della strada. Sempre questione di baci, appunto.



KissYouTube – Download Youtube Video. Just add ‘Kiss’! Keep It Super Simple.

Vedo e prevedo, non so se stravedo

Senza tema di smentita, qui comincia un altro pezzo del nostro futuro.

Già la codifica video Mpeg4 lo prevedeva, già da qualche anno si parla di ipertestualità e audiovideo.

Sì, cliccare dentro il video, di questo sto parlando. Video hyperlink.

Ora metto la fotina, metto il link alla pagina Microsoft che con solito cattivo gusto mostra un primo utilizzo di questa tecnologia in chiave commerciale, e torno a concentrarmi sul mio futuro professionale: falegname o vivaista?







Microsoft adCenter Labs Demonstration



Tags:

Il sesso sbagliato dentro una guerra

Copioincollo semplicemente un post dal blog di Antonella Beccaria.
Serve a capire bene, con i numeri, cosa c’è di sbagliato in questo mondo, quali strade vanno intraprese subito, la pochezza culturale di molti uomini.

from Antonella Beccaria’s blog

Il sesso sbagliatoLa pubblicità pensa di aver rotto chissà quale tabù. In rete se ne è parlato senza mezzi termini. In tivvù l’argomento è inserito nella profonda seconda serata del sabato, ma è inserito. E oggi ricevo da Lorenzo Battisti – e ripropongo qui sotto – il suo scritto Il sesso sbagliato. Dal paragrafo “L’Italia – Viviana”:

Nel 2006, in Italia, ci sono stati 74.000 stupri. 14 milioni di donne italiane, da 16 a 70 anni, hanno subito violenze fisiche o psicologiche nel corso della vita. 6 milioni 743 mila sono state vittime di violenza fisica o sessuale (5 milioni hanno subito violenze sessuali, le altre hanno subito violenze fisiche o tentati stupri). 2 milioni 77 mila donne hanno subito persecuzioni. 7 milioni 134 mila donne hanno subito violenze psicologiche. 1 milione 400 mila donne sono state violentate prima dei 16 anni. Moltissime hanno subito sevizie da bambine e dallo stesso padre che le ha spesso vendute ad altri per altre sevizie. Oltre il 90% delle violenze subite non viene denunciato.

I giornali si occupano solo di stupri fatti da extracomunitari che costituiscono una minoranza, ignorando volutamente quelli commessi da italiani, che sono la maggioranza. La Chiesa finge anch’essa di ignorarli, come finge di ignorare gli atti di pedofilia commessi dai suoi sacerdoti ai danni di bambini, per cui negli USA un enorme scandalo ha travolto la Chiesa di Roma, con migliaia di denunce di abusi, compiuti anche da vescovi e cardinali, e milioni di dollari di risarcimenti. Malgrado questi incredibili misfatti, la Chiesa continua a non proteggere i bambini, così come continua a demonizzare e a emarginare le donne.

In Italia soltanto nel 2006 ci sono stati 203 stupri al giorno! Le donne sono dentro una guerra e non la stanno vincendo. Il 69,7% degli stupri è opera dei fidanzati e mariti! Queste violenze sono tali che in molti casi le donne hanno temuto di non uscirne vive e hanno subito ferite gravissime. Enormi le conseguenze psicologiche: senso di colpa, autodistruzione, atti masochisti, depressioni ricorrenti, perdita di fiducia e di autostima, senso di impotenza, difficoltà a gestire lavita quotidiana, idee di suicidio, autolesionismo. Le conseguenze sono più gravi quando l’azione criminale proviene da persone di cui si ci si fida e che abusano di questa fiducia.

La maggior parte dei violentatori appartiene a fasce sociali medio-alte e gli stupri vengono compiuti tutti i giorni. Mentre si punta il dito sullo “straniero”, vengono contemporaneamente perpetrati almeno altri 200 stupri da parte di italiani, ma nessuno ne parla, come se il maschilismo fosse, per incanto o per magia, scomparso dalla cultura occidentale. Nessun grido di allarme o di indignazione per i delitti quotidiani.

674 mila donne hanno subito violenze ripetute da parte del partner e, nella maggior parte dei casi, i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. La violenza psicologica viene spesso esercitata dai partner anche contemporaneamente a quella fisica e a quella sessuale. Si esplicita in forme di isolamento, forme di controllo, forti limitazioni economiche, umiliazioni, offese, denigrazioni, intimidazioni, ricatti, minacce. Si lede, così, la libertà e la dignità delle donne. Con la separazione non si risolve nulla anzi le violenze diventano più gravi perché subentra la vendetta del marito estromesso dall’ambito familiare.

È la civile Emilia Romagna la Regione più violenta contro le donne, seguita da Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. Ma potrebbe essere solo che a Nord le donne hanno il coraggio di fare una denuncia e a Sud no. Teniamo conto anche che la legge punisce con processi durissimi le vittime, chi avrebbe il coraggio di affrontare una denuncia e un processo, sapendo che la sua durata in media sarà di sei anni e che in tutto questo tempo il persecutore sarà lasciato libero di vendicarsi? E che poi il delinquente non sarà nemmeno incarcerato? E magari il padre violentatore delle figlie sarà condannato agli arresti domiciliari?

Tags:

Avere ben chiare le priorità


Intanto riporto la notizia, poi con calma la comprendo, poi vediamo cosa può significare. E non lo dico con faciloneria, frequento mondiattivi e similia dal ’99, sappiatelo.



Apertura in via sperimentale di un Istituto Italiano di Cultura all’interno di “Second Life” il mondo online in 3D, virtuale e interattivo



http://www.esteri.it/ita/0_1_01.asp?id=1932

I gruppi pensano

Riprendo da Totanus un piccolo elenco delle disfunzioni degli ambienti gruppali



» The Five Dysfunctions of a Team » Totanus.net » Blog Archive

The Five Dysfunctions of a Team

Luke Wroblewski segnala un libro interessante, nel quale si analizzano – sotto forma di fiaba moderna – le ragioni per cui spesso i team lavorano male.
L’autore del libro identifica in particolare 5 punti fondamentali alla base di ogni critical failure.

Ognuno di questi punti lavora a cascata sui successivi, o comunque in forma di inter-relazione, impedendo di norma il miglioramento della situazione:




  • Assenza di fiducia: in pratica non ci si vuole mostrare più vulnerabili rispetto ad altri; i membri della squadra che non ammettono le debolezze o gli errori commessi rendono impossibile la costituzione di una fiducia condivisa.
  • Timore del conflitto: un team composto da membri che non si fidano gli uni degli altri non può iniziare discussioni appassionate e prive di remore su temi realmente importanti.
  • Mancanza d’impegno: in una situazione di ambiguità dei rapporti tra i membri della squadra raramente qualcuno è disponibile partecipare attivamente decisioni. Le decisioni vengono prese da pochi soggetti, generalmente sfiduciati dal resto del gruppo.
  • Rifiuto delle responsabilità: senza un chiaro e condiviso piano d’azione difficilmente i singoli cercheranno il coinvolgimento loro e dei colleghi in attività che paiono controproducenti.
  • Disinteresse verso i risultati:la mancanza di un contesto sereno per il giudizio delle azioni porta a considerare le necessità dei singoli più importanti delle necessità della squadra.

Toollini

Direttamente dal mio aggregatore, riporto le ultime notizie sulle novità dal web duepuntoqualcosa: si tratta in entrambi i casi di siti con estensione .tv, ma guarda.



Il primo, Ustream, è in pratica una televisione personale, in tempo reale, su web.

Se avete una webcam o una videocamera, ora potete trasmettere audiovideo in streaming, direttamente dal vostro blog.

Siete ad un concerto? Quelli del sito suggeriscono di collegare la videocam al portatile, connettersi in qualche modo, trasmettere il concerto e rispondere male a chi vi chiede qualcosa sui diritti di trasmissione (non è vero, l’ho aggiunto io).



Su Mailemotion invece vi fate il videino con la webcam e lo spedite direttamente come mail.

Domani provo con qualche assessore o con qualche insegnante di quelli nervosetti, per vedere come reagiscono alla videomail.



Per quanto riguarda la scelta dei nomi, Ustream è solo un calco da YouTube, mentre mi sento di apprezzare positivamente Mailemotion per il gioco di parole. Vabbè.



Ustream.tv



Mailemotion.tv

Il web 2.0 ed il mondo della scuola


Cosa può fare il web 2.0 per i docenti, per l’organizzazione scolastica?



  • Aiuta i docenti a stare in contatto con i colleghi di lavoro, generando mediante la partecipazione a circoli di apprendimento – anche spedire due mail al mese ad una community ed essere iscritti ad una maillist dà luogo a fenomeni gruppali, per come l’esperienza di appartenenza alla community professionale condiziona il mio pensiero – una corrente di nutrimenti culturali, informazioni e punti di vista importanti per continuare sempre a riflettere e migliorare la propria professionalità nel lavoro di insegnanti
  • Il web 2.0 va a costruire l’ambiente stesso in cui si situa la didattica, dal momento in cui con la nascita delle TIC a scuola l’aula si è ingrandita, inglobando luoghi digitali e online. La didattica si fa nei blog e nei wiki, nella costruzione in remoto di documenti ipermediali audiovideo, sia da parte dell’insegnante che può progettare e realizzare learning object con cui sostenere le lezioni, sia per gli allievi, chiamati ormai perentoriamente a fare i compiti con il computer, e magari connessi veloci (ma l’ADSL è ancora un problema, e va risolto: una connessione veloce devono averla tutti i cittadini, e deve costare 50 € all’anno). Ma la potenza espressiva della documentazione potrebbe veramente rivoluzionare la conoscenza: provate a pensare ad un servizio giornalistico del TG5 (un’inviato, una ricostruzione, un siparietto, uno spazio di riflessione), e immaginate che il tema standard di un ragazzino in terza media sia più o meno equivalente, come utilizzo delle immagini e dei video, sceneggiatura e storyboard, e nella costruzione registica.
  • Ci vorrà tempo perché gli attuali bambini, nativi digitali, si esprimano usando appropriatamente i nuovi linguaggi, ma accadrà. Alle medie peraltro è dove farei seriamente cominciare agli allievi le pratiche di mescolamento dei generi, dei codici, della manipolazione, della multidisciplinarità, mentre alle elementari cercherei di ottenere la loro padronanza nel trattamento dei singoli linguaggi e media espressivi – schizzo, disegno tecnico, disegno artistico, grafica, modellizzazione, trattamento immagini statiche ed in movimento, trattamento audio e commento musicale, trame e narrazione, testo, mappe concettuali e satellitari, grafica 3D mondiattivi.
  • Il web 2.0 essendo una forma nuova dei linguaggi espressivi individuali e sociali farà nascere cose nuove, nuovi situazioni/contenitori per ottimizzare al proprio interno il passaggio di nozioni, abilità, emozioni, relazioni, e lo sbocciare di competenze negli allievi.


In fondo, la “lezione” è una tecnologia. Dai peripatetici agli scolastici. Dalla formazione dell’uomo rinascimentale alle scuole di arti e mestieri, al sistema scolastico statale attuale, si tratta di una forma evolutasi nel tempo, con le sue metodologie, le su epistemologie, i suoi strumenti materiali.

Ma le aule cambiano quando c’è uno schermo sul mondo, quando la lavagna diventa interattiva, quando la maestra conduce un ottimo blog d’aula.

Un’altra tecnologia, quella delle TIC, ha modificato appunto le situazioni in cui si fa scuola, per sempre.






Ho preso spunto per questo post da un ragionamento su

Paolo Valdemarin Weblog , colà dedicato ai giornalisti


Ammappalo

Aggiornamento sui toollini per fare mappe concettuali su web, in pieno stile 2.0

Bubbl.us il più veloce, anche senza iscrizione, con la grafica fatta di rettangoli stondati e cicciotti.

Mindomo sofisticato, con i livelli di visualizzazione, e formattazioni avanzate

Mindmeister, che richiede una iscrizione via mail arzigogolata, però trasforma la mappa in vero strumento collaborativo, permettendo ai più utenti remoti di lavorarci sopra in modalità sincrona, chattando o skypando.

C’è anche Skrbl, una lavagna interattiva su web abbastanza funzionale

Mindomo – Web-based mind mapping software

Zeitgeist

Rallegra l’animo sapere che almeno i sedicenni in Italia, i veri padroni della Rete, sanno cosa cercare e dove trovarlo.

Ecco le quindici ricerche più popolari in Italia in gennaio:





Cultura a manetta, eh?

Oddio, quando ragioniamo così sui grandi numeri bisognerebbe fare la tara per bene, però in GranBretagna oppure in Germania o perfino in Malesia cose tipo viaggi aerei, giornali, arte, scuola, wikipedia, youtube, secondlife le cercano.

Ma quanti bambini ci sono in Rete in Italia, per far andare Winnie the Pooh e cose giapponesi così in alto in classifica?





Google Press Center: Zeitgeist

@gmail

Ok, abbiamo tutti una casella di posta su GMail.

Non è più a invito, permette l’attivazione di utili servizi Google, fa compagnia.

Per motivi identitari di cui già qui parlavo, quasi tutti abbiamo ormai anche una casella @gmail.com con nome e cognome.

Ma c’è chi all’apertura del proprio indirizzo di posta preferisce nomecognome@gmail.com, e chi invece utilizza la formula nome.cognome@gmail.com.

Come sempre, abbiamo i depressi e i nevrotici.

C’è anche la categoria di chi “non ci ho proprio pensato, mi è venuta così”, ma sospetto che si tratti dei casi più gravi, nell’una e nell’altra categoria.





La parte abitata della Rete

Segnalo un libro appena uscito, dell’ottimo Sergio Maistrello da Pordenone.

La parte abitata della Rete › Sergio Maistrello
Spero, più di ogni altra cosa, di aver reso giustizia all’impegno delle tante persone che stanno rendendo Internet un luogo interessante, vivo, utile, pieno di umanità. Comunque sia, ora a voi la parola.

Tags: ,

Spingo la catena

Davide mi chiama a giocare, ma sappiate che non passo la palla.

1. La Vespa è una mia mania, ma direi uno degli amori più stabili della mia vita. Possiedo una Sprint del 1967 (qui Raffaella Carrà reclamizza il mio modello), e vorrei avere almeno altre tre Vespe rigorosamente anni sessanta: un GS qualsiasi, un GL del ’65, una Rally 180.

2. Dalle elementari in poi, ho sempre posseduto un paio di Clarks. Originali, ché le imitazioni durano un anno, poi si buttano. Le originali le pagate un po’ di più, ma vi garantiscono 4 anni di comodità. Color tortora, laccetti grigi.

3. Ho la mania di fare lo sgambetto alle abitudini. Le abitudini sono molto economiche, funzionano bene e non richiedono attenzione.. ma ci fregano. Allora per far loro lo sgambetto cerco di fregarle a mia volta: mi lavo le mani come se fossi mancino (?), evito di bere sempre Fanta a pranzo e a cena, uso sinonimi, rispondo al telefono innovando i convenevoli, bestemmio creativamente.

4. Cerco di avere un desktop lindo. Non la scrivania fatta di atomi, sempre incasinata, ma quello del PC: diciamo 10 icone al massimo.

5. Ho la mania del pisolino. Non telefonatemi tra le due e le tre di pomeriggio, potrei sfanculare chiunque, si tratti di Napolitano o di mia mamma o di Brian Eno o dei miei migliori amici. Un po’ di civiltà, insomma, non si telefona per le case a quell’ora.

 

Dichiarazione d’indipendenza del Cyberspazio

Dichiarazione d’indipendenza del Cyberspazio
di John Perry Barlow
Governi del Mondo, stanchi giganti di carne e di acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della Mente. A nome del futuro, chiedo a voi, esseri del passato, di lasciarci soli. Non siete graditi fra di noi. Non avete alcuna sovranità sui luoghi dove ci incontriamo.

Noi non abbiamo alcun governo eletto, è anche probabile che non ne avremo alcuno, così mi rivolgo a voi con una autorità non più grande di quella con cui la libertà stessa, di solito, parla. Io dichiaro che lo spazio sociale globale che stiamo costruendo è per sua natura indipendente dalla tirannia che voi volete imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci e non siete in possesso di alcun metodo di costrizione che noi ragionevolmente possiamo temere.
I Governi ottengono il loro potere dal consenso dei loro sudditi. Non ci avete chiesto né avete ricevuto il nostro. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete e non conoscete neppure il nostro mondo. Il Cyberspazio non si trova all’interno dei vostri confini. Non pensate che esso si possa costruire come se fosse il progetto di un edifico pubblico. Non potete. È un atto di natura e si sviluppa per mezzo delle nostre azioni collettive.
Non siete stati coinvolti nelle nostre grandi e partecipate discussioni e non avete creato il valore dei nostri mercati.
Voi non conoscete la nostra cultura, la nostra etica, e nemmeno i codici non scritti che danno alla nostra società piu’ ordine di quello che potrebbe essere ottenuto dalle vostre imposizioni.
Voi affermate che ci sono problemi fra di noi che hanno necessità di essere risolti da voi. Voi usate questa affermazione come un pretesto per invadere le nostre aree. Molti di questi problemi non esistono. Troveremo i conflitti reali e le cose che non vanno e li affronteremo con i nostri mezzi. Stiamo costruendo il nostro Contratto Sociale. Questo potere si svilupperà secondo le condizioni del nostro mondo, non del vostro. Il nostro mondo è differente.
Il Cyberspazio è fatto di transazioni, di relazioni, e di pensiero puro disposti come un’onda permanente nella ragnatela delle nostre comunicazioni. l nostro è un mondo che si trova contemporaneamente dappertutto e da nessuna parte, ma non è dove vivono i nostri corpi.
Stiamo creando un mondo in cui tutti possano entrare senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potere economico, sulla forza militare o per diritto acquisito. Stiamo creando un mondo in cui ognuno in ogni luogo possa esprimere le sue idee, senza pregiudizio riguardo al fatto che siano strane, senza paura di essere costretto al silenzio o al conformismo. I vostri concetti di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non si applicano a noi. Essi si basano sulla materia. Qui non c’è materia. Le nostre identità non hanno corpo, così, diversamente da voi, non possiamo arrivare all’ordine tramite la coercizione fisica. Noi crediamo che il nostro potere emergerà dall’etica, dal nostro interesse personale illuminato, dal mercato comune. Le nostre identità possono essere distribuite attraverso molte delle vostre giurisdizioni. L’unica legge che le nostre culture costituenti riconosceranno in modo diffuso sarà la Regola d’Oro. Sulla base di essa speriamo di essere capaci di adottare soluzioni specifiche. Non possiamo però accettare le soluzioni che state cercando di imporre.
Negli USA abbiamo creato un legge, il Telecommunications Reform Act, che è in contrasto con la nostra Costituzione e reca insulto ai sogni di Jefferson, Washington, Mill, Madison, DeToqueville e Brandeis. Questi sogni adesso devono rinascere in noi.
Siete terrorizzati dai vostri figli, poiché sono nati in un mondo che vi considererà sempre immigranti. Poiché li temete, affidate alle vostre burocrazie le responsabilità di genitori che siete troppo codardi per confrontare con voi stessi. Nel nostro mondo tutti i sentimenti e le espressioni di umanità, dalla più semplice a quella più angelica, sono parti di un tutto senza confini, il colloquio globale dei bits. Non possiamo separare l’aria che soffoca dall’aria spostata dalle ali.
In Cina, Germania, Francia, Russia, Singapore, Italia e Stati Uniti, state cercando di tener lontano il virus della libertà erigendo posti di guardia ai confini del Cyberspazio. Questi potranno controllare il contagio per un po’ di tempo, ma poi non potrà funzionare in un mondo in cui i bits si insinueranno dappertutto.
Le vostre industrie dell’informazione, diventando obsolete, cercano di perpetuarsi proponendo leggi, in America e altrove, che affermano di possedere facoltà di parola in ogni parte del mondo. Queste leggi dichiarano che le idee sono dei prodotti industriali, meno preziosi della ghisa. Nel nostro mondo, tutte le creazioni della mente umana possono essere riprodotte e distribuite infinitamente a costo zero. La convenienza globale del pensiero non ha più bisogno delle vostre industrie.
Queste misure sempre più ostili e coloniali ci mettono nella stessa posizione di quegli antichi amanti della libertà e dell’autodeterminazione che furono costretti a rifiutare l’autorità di poteri distanti e poco informati. Noi dobbiamo dichiarare le nostre coscienze virtuali immuni dalla vostra sovranità, anche se continuiamo a permettervi di governare i nostri corpi. Noi ci espanderemo attraverso il Pianeta in modo tale che nessuno potrà fermare i nostri pensieri.
Noi creeremo nel Cyberspazio una civiltà della Mente. Possa essa essere più umana e giusta di quel mondo che i vostri governi hanno costruito finora.
Davos, Svizzera – 8 febbraio 1996.
John Perry Barlow, Dissidente Cognitivo e co-fondatore della Electronic Frontier Foundation