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Tags: mediofriuli, tecnoterritorio, aster
In occasione di Innovaction, si terrà alla Fiera di Udine dal 15 al 18 febbraio un BarCamp di quelli veri, dove bloggers, smanettoni e curiosi potranno intrattenersi in piacevoli discussioni con altri partecipanti, su tutti gli argomenti web 2.0 che verranno loro in testa, ma anche con qualche considerazione e riflessione sulle sorti di questo Mondo decisamente 2.0.
Tags: actioncamp, udine, innovaction
Sul Messaggero Veneto di oggi Paolo Menis, consigliere regionale FVG, propone encomiabilmente delle soluzioni per le auto blu, suggerendo di rinunciare alla Lancia Thesis per concentrarsi sulle Alfa diesel che costano meno, e facendo notare come 2400cc di cilindrata siano sufficienti, non serve per forza avere un 3000cc per andare a zonzo.
Poi leggo questo articolo su repubblica, e penso al GPL, all’olio di colza (sarebbe meglio di canapa), alle auto a idrogeno di Grillomemoria o semplicemente a quelle elettriche, silenziose ed efficienti, una scommessa su cui era facile vincere ma nessuno ha voluto puntare.Dài Menis, un po’ di coraggio.
Read more at www.repubblica.it/2006/…
Ecco il sito del Comitato Contro il Corridoio 5.
Non perché io sia a priori contro il Corridoio 5, come ho già avuto modo di spiegare
ma per capire meglio le posizioni e l’impatto territoriale della questione (che per come è progettato attualmente, con un mostruoso tunnel di 20km sotto il Carso, è follia pura)
Read more at ccc5.altervista.org/pro…
Come ognun di voi approverà, vi è una giusta causa alla taglia degli organismi viventi, al loro volume fisico (già a sentirmi parlare di cause, so che questo sarà un post metafisico).
E’ un gioco sottile, quello tra dimensioni e ambienti di vita, come sottile e potente è il linguaggio, ineffabile ed Altro da me, della Natura e dell’evoluzione – o meglio co-evoluzione, mia e dell’ambiente, con uno spruzzo di feedback, grazie.
Nei racconti di fantascienza si prova ogni tanto a rimpicciolire esseri umani alle dimensioni di qualche pollice (racconti americani), e nessuno fa mai i conti con l’idea che i rimpiccioliti morirebbero di caldo, perché il volume si riduce in esponente 3, la superficie in esponente 2, e quindi verrebbe a mancare una adeguata dissipazione termica, e quelli sarebbero fritti.
E’ la spiegazione che poi viene data per spiegare la fine dei grandi dinosauri, quando la temperatura è scesa di qualche grado qualche decina di milioni di anni fa; e loro poveretti erano anche a sangue freddo, diversamente da qualche piccolo protomammifero che poteva inoltre sfruttare un sistema interno basale più elaborato.
Insomma, un topo è grande esattamente quanto deve essere un topo, e questo non è mica sempre vero, perché dipende dall’ambiente di vita, dalla nicchia ecologica. Per restare in fantascienza, potremmo un giorno incontrare un topo di un altro pianeta, grande come un autobus. Ma per quanto ci riguarda, vi prego restiamo nel nostro sistema di riferimento, il pianeta Terra. Quindi, il topo è grande esattamente quanto deve essere un topo, in Norvegia diversamente dal deserto in Egitto.
Ora getto nel discorso il vero argomento.
“Le due polarità ideali del federalismo sono il cosmopolitismo e il comunitarismo. La dimensione nazionale dello stato è ormai inadeguata non solo per affrontare i grandi problemi contemporanei la cui dimensione è mondiale, ma anche per garantire una effettiva partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica ed una efficace programmazione del territorio. Specialmente in Europa, dove il processo di integrazione è giunto ad uno stadio avanzatissimo, è evidente che lo stato nazionale deve cedere competenze sia verso l’alto (il governo europeo) che verso il basso (le comunità territoriali minori, come le regioni e i comuni).”
Ecco, parlo di dimensione degli Stati nazionali, e cerco di ragionare sull’Europa delle Regioni, su Spinelli, e delle pantegane che troviamo nelle città, che per adattarsi all’ambiente si sono modificate nel corso delle generazioni, diventando bestiacce.
Parlo di livelli di interdipendenza nell’ambiente di vita di organismi culturali (come l’idea di Banca e Stato sono, con le loro realizzazioni materiche), che non so perché ma possono essere letti come dinamiche narrative, come processi di assunzione di senso (la Natura pronuncia il suo discorso e lo allestisce nello spazio del discorso Vita, le collettività umane si esprimono nella gestione del territorio e nella riflessione su se stesse). Organismi naturali ed organismi culturali, nella rete della complessità sistemica e dell’emergenza (sulla superficie testuale) di configurazioni di senso, come un topo oppure uno Stato nazionale.
Il fatto è che qui l’ambiente è cambiato, e gli organismi si devono modificare per essere adeguati.
E’ cambiato il mondo, ed il modo come percepiamo e riflettiamo sul mondo. E tra l’altro siamo stati noi a modificare il mondo, e questo mi ha già portato ad esprimere su questo blog la necessità assoluta di inserire nei piani educativi per le nuove generazioni dei ragionamenti afferenti alla Cultura Tecnologica, ovvero alla riflessione consapevole dell’agire umano complessivo sull’ambiente di vita.
Ebbene, ritengo sia possibile una re-ingegnerizzazione delle forme degli Stati. Si tratta di strutture e processi che possono essere maggiormente adeguati al mondo moderno. Per fare un esempio legato alla realtà tecnologica ed esistenziale in cui state leggendo queste righe, le organizzazioni statali (basate su idee di Stato ancora più vecchie) sono state progettate e messe in funzione in un epoca in cui le idee circolavano ad una velocità misurata in settimane (esposte su media come testo scritto, veicolato da trasporti tradizionali, nell’800, a cui si sono poi aggiunti audiovideo, telefono e aereo) e non istantaneamente come oggi.
Politicamente, io trovo affascinante l’idea di Stato Europeo Federale.
Sono degli articoli lunghi, me se volete trovate delle pagine sullo Stato federale, sul Movimento federalista Europeo, su Altiero Spinelli, sul Federalismo.
Chi mi commenta dipingendomi leghista, di sicuro non le ha lette.
La verità è che sono preoccupato per il referendum di fine giugno.
La faccio breve: questa lungalunga tratta Lisbona-Kiev s’ha da fare. Perché mi pare sia progettazione territoriale sistemica intelligente, capace di ragionare sul lungo periodo, su ampi spazi. Buone premesse per ottimizzazione, e pensare all’EU e non al cortile di casa. All’Italia queste rotte di comunicazione servono per portare qui persone, più che cose: rimango dell’idea che nell’Industria Globale del Tempo Libero del 2050, l’Italia sarà luogo di turismo, culturale ed ambientale.
Cosa vuoi che faccia l’Italia? Qualità. Qualità alla persona, qualità ai servizi. Le peculiarità diventano le unicità, una volta sul mercato: l’Italia (penso all’arte) è in una posizione di monopolio.
Esempio proporzione Venezia:Italia=Italia:Mondo. Venezia sta all’Italia come l’Italia sta al mondo, ecco.
E se deve passare per le Alpi Occidentali, sicuramente deve passare per la Val di Susa. Però le collettività che risiedono su un territorio hanno SEMPRE il diritto di sedersi nella stanza dei bottoni. E questo non è stato fatto.
Qui in Friuli il Corridoio 5 passerà nella BassaFriulana, ma è dai Romani (via Annia, via Fausta, via Julia, via Postumia, e giù fino in Histria) che il territorio cresce organizzandosi intorno a queste vie di comunicazione, quindi l’impatto è meglio “progettabile”. Han chiesto a qualcuno della Bassa? Non so. Lungo l’asse ci sono strutture interportuali, impianti industriali, porti e aeroporti. Potrebbe andare peggio.
La magagna arriva in Venezia Giulia: fate conto che dove c’è la scalinata di Redipuglia, dove ogni anno viene un qualche presidente a rendere omaggio ai militari morti, là il treno dovrebbe girare a dx per scendere verso Trieste, però DENTRO il Carso, per decine di chilometri, scavando gallerie in rocce friabili come grissini secchi (grotte, unicità ambientale, costi esorbitanti economici e d’impatto) e per questo geologicamente famose… tutto per avvicinarsi a Trieste di 20 km, facendo una gran curva per metà undergroud per poi risalire verso Lubiana a nordest. La Commissione Ministeriale per la Valutazione di impatto ambientale ha fermato tutto, ma vedremo.
La cosa più semplice sarebbe uscire dall’Italia con una linea retta, tra Gorizia e il Carso (toh! il Vipacco e le altre valli, da cui è passato Attila e son passati tutti gli invasori dei Romani e i LongoBardi e i Turchi e siamo arrivati fino a Tito e alla Jugoslavia dove andavo a comprare benzina e sigarette da ragazzo) dritti verso Lubiana (peraltro, bella città).