Un articolo di Umberto Veronesi, sul blog di Grazia.
Ha terribilmente ragione.
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Mondialismi: affettività e senso
Credo non sapremo mai cosa Materazzi ha detto a Zidane, sì da causare una testata sul plesso solare con rincorsa. Sarebbe interessante per conoscere un aspetto di psicologia, non certo per giustificarlo.
Qui sopra, il momento gangherologicamente decisivo, quando qualcosa ha fatto click dentro la testa di quest’uomo che qualcuno (forse un giornale inglese) ha recentemente definito “il calciatore più calmo mai visto”, mentre personalmente ho sempre ritenuto Zidane una persona agitata dentro, poco consapevole dei propri stati d’animo e delle proprie emozioni. Ed il fatto che risulti recidivo a certi episodi, fa pensare: ha già preso a testate qualcuno, ad un altro gli ha camminato sopra.
Nella foto, è il momento in cui la coscienza si obnubila, non si vede più niente (oppure si vede rosso, come il cartellino), si agisce in maniera irriflessa, in realtà si è agiti da qualcosa che non siamo noi, e i comportamenti violenti vengono a galla.
E pensare che lo sport per chi lo pratica servirebbe proprio a questo, ad alzare la soglia del conflitto, a fornire strumenti per l’educazione sentimentale, a padroneggiare le emozioni nel confronto con gli altri, imparando a prendersela quando è veramente il caso e non per un nonnulla, come può essere qualsiasi parola pronunciata dall’avversario sul terreno di gioco.
Tornato in sé, Zidane avrà realizzato (come dicono gli americani) il senso dell’azione compiuta, la macchia terribile ed incancellabile sulla propria carriera, la vergogna e la rabbia del non essere riuscito a controllarsi, perché è persona intelligente e conosce di sé questo difetto, la propria incapacità di abbassare rapidamente il termostato interiore nei momenti opportuni, come opportuno sarebbe stato evitare di lasciare di sé una simile immagine, nell’ultima partita della sua vita, in una finale mondiale.
E piangerà per anni, non penserà ad altro fino alla morte, poveraccio.
Via le basi Nato
Da un post di Medo, semplicemente copio&incollo.
Ah, se l’Europa avesse più coraggio, una politica estera seria, e mandasse a casa la Nato.
Isola della Rosa: una micronazione italiana
Anche l’Italia ha avuto la sua micronazione, negli anni sessanta.
La tipica piattaforma per ricerche petrolifere o simili, al largo di Rimini, dove tal Giorgio Rosa decise nel 1969 di aprire un ristorante e di emettere francobolli, e forse si favoleggiò di radio libere. C’era traffico, dalla costa verso la piattaforma, e viceversa.
Poi sono arrivati 4 (!) carabinieri e hanno fermato tutto, e poi ancora l’han tirata giù, con gli esplosivi.
Republic of Rose Island – Wikipedia, the free encyclopedia
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Blogthings e stanze di legno
Ecco, ci sono ricascato. Un altro quizzetto su blogthings. Posso condividere l’idea del vagabondo (sempre stato, e con la Vespa mi viene proprio bene), un po’ meno quella del tipo “grounded”, a meno che invecchiando i gemelli perdano potere, e io mi stia muovendo verso l’altro segno della mia cuspidosa nascita cancro. Ma spero di tornare indietro, mi sento ancora un gemello di me stesso.
What Your Soul Really Looks Like |
You are a wanderer. You constantly long for a new adventure, challenge, or eve a completely different life. You are a very grounded, responsible, and realistic person. People may not want to hear the truth from you, but they’re going to get it. You see yourself with pretty objective eyes. How you view yourself is almost exactly how other people view you. Your near future is in a very different place (both physically and mentally) from where you are right now. For you, falling in love has never been easy. You can only fall for someone who is very patient and persistent. |
Blogthings – Welcome to Blogthings!
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Vespa passion
Venerdì 2 giugno io e Mikki andiamo al Rally dei tre confini (Slovenija, Austria, Italia), passi montani che saranno ci scommetto ancora innevati o comunque con temperature da yeti, 220 km. di tornanti, 25 vespisti che non conosco visto che si tratta di un raduno informale e quei gnogni dei Vespa Club non c’entrano niente. Spero di non bucare, per il resto la mia Sprint 150 del 1967 sembra a posto: lo scorso week-end abbiam fatto un centinaio di chilometri senza problemi.
Ieri sera dopo aver rivisto “In cerca di Amy” di Kevin Smith (poffarbacco, ecco un film che non trasmetteranno mai in Itaglia), mi sono perso in qualche decina di siti dedicati all’oggetto artistico semovente più sublime mai concepito e realizzato, sì sto parlando sempre della Vespa.
A parte Vespaonline e Vespaforever, che dopo anni di lavoro oscuro stanno finalmente diventando il vero punto di riferimento italiano del settore, ho visto nuovi siti di appassionati, pagine dedicate al restauro, ai trucchi per la manutenzione, alle discussioni e ai viaggi.
Ho visto sgocciolare amore, yes, dallo schermo. Amore per un rottame da rimettere in sesto, amore per il lento vagabondare per provinciali italiane o polverose strade in Cile, passione sensualissima per forme tonde e profumi di miscela al 2%, amore per quel momento ineffabile in cui si ingrana la prima, si appoggiano comodamente i piedi sulla pedana e si parte per un’avventura. Come mi sento bene, quando vagabondo.
Update: se avete Google Earth, cliccate qui per avere l’itinerario del giretto dei 3 confini in Vespa (e usate il tastino PLAY nei Places sulla sinistra per “prendere il tour”)
Umana_
Parole e cavi
For the very first time in my life, le mie prime chattate avvennero tramite questo.
Un videotel, sì, nei primi novanta. Diciamo quindici anni fa, giusto per dare spessore all’abisso.
Tecnoarte
Questa è la storia di un mio vecchio trip, i ragionamenti sulla relazione tra tecnologia e arte, arte musicale o almeno storia dell’arte musicale popolare in particolare.
La storia dei legni e degli ottoni è interessantissima, il loro evolversi nella forma, nei secoli. Inventarsi il doppio scappamento per il pedale del pianoforte è un altro bel colpo.
Con l’elettronica (o quasi) il theremin, poi il pick-up per le chitarre e i microfoni seri, nastri ed effetti d’onda e camere d’eco. Immaginate un crooner senza microfono serio, a cercare di sovrastare una big orchestra.
La chitarra rockandroll senza twang, gli ampli senza circuiti che saturano. Senza amplificazione P.A. a condensatore non avrebbero mai poturo inventarsi woodstock e white. E poi il sinth, e i settanta magari tedeschi. O la wave. I campionatori e la house metà ottanta, e la musica su PC e le tecniche di registrazione fino ad oggi.
Dai Frippertronics, ecco quelli che vengono chiamati loop station, o simili.
Effetti a pedale che permettono di sovrapporre strati di suono, aggiungendo via via qualcosa sopra ciò chi io stesso vado successivamente suonando e registrando.
Faccio un riff di chiatarra, premo un tasto e aggiungo una linea melodica, poi ripremo il tasto e aggiungo una voce, poi altre chitarre o bassi o qualunque strumento abbia per le mani.
Ecco, con Manyfingers io per la prima volta ho visto compiutamente mettere in scena il processo, non il prodotto.
Nel 2001 sono andato su un palco con una Groovebox e un hi-hat in una locale manifestazione musicale cercando di dire qualcosa di simile, e finalmente oggi vedo realizzata quell’espressione musicale che io stesso avrei desiderato pronunciare… la capacità entro la situazione di enunciazione di esporre i contenuti del discorso, ammantando fortemente il messaggio del luogo e del tempo in cui questo viene effettivamente pronunciato, il qui-e-ora, rifiltrando e riproponendo, e mostrando la costruzione dell’opera mentre la realizzo.
Qui Manyfingers è bravissimo.
La mia macchina
Un profeta nonostante
«I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac-Man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva.»
Kristian Wilson, Nintendo Inc. – 1989
Esattamente (a parte il “tutti”, obviously) quello che è successo. Ma guarda un po’. Ah, come sarei andato ad un rave serio nel 1991.
Umana_
Titanic sequel
Un gioiellino, nascosto in YouTube.
Si tratta del sequel di un film che non può avere sequel, Titanic, dove oltre a DiCaprio vengono ripescati una decina di luoghi cinematografici, scovati in altri film, messi significativamente in sequenza, a noi offerti per il nostro divertimento.
Sensazione di vertigine: a raccontare questo irreale trailer occorrerebbe infrangere un mucchio di frame narrativi, incassature (embedding, yes), intertestualità varia. Simply guardatelo.
ennesimo test – Personal DNA
Eccomi qua My Personal Dna Report
Io e Despar
Ieri mi sono un po’ riappacificato con la specie umana, perché un suo rappresentante mi ha dato verbalmente e concretamente delle prove sull’animo buono del consumismo. “Cala, Trinchetto”, mi han detto subito mio padre e la tipa, persone eticamente ciniche.
Vedete, qui dietro l’angolo c’era un supermercato Epam, che da qualche mese è diventato Despar; il cambiamento ha forse portato un peggioramento, a giudicare dai prodotti (forse per la Despar il target è leggermente più alto) e dalle facce ingrugnate dei commessi.
Senonché, talvolta compro un pasticcio alla bolognese oppure di verdure oppure una parmigiana di melanzane al banco degli affettati, e già due volte mi era capitato tornato a casa di aprire il cellophane e di sentire un odore di aceto, un sapore acidulo di cosa un po’ andata.
Una volta mangiai ugualmente, la seconda no. Ieri faccio la spesa, torno a casa e sento un’altra volta quell’odore… e ho detto basta. Ho preso la vaschetta, e son tornato al super.
Trovo il direttore intento a sistemare biscotti, in prima corsia, gli metto in mano il pasticcio acidulo, gli dico che è la terza volta che capita, che provi pure ad annusare, che sono 5 euro da buttare, che non è mia intenzione fare casino ma così non si può andare avanti, che ne va di mezzo l’immagine del supermercato… lui mi blocca, e mi dice che non la terza volta, ma la prima volta dovevo venire, senza farmi nessun problema, anzi sarebbe ottima cosa se tutti venissero subito a protestare, che sarà per lui un impegno andare dal fornitore e chiedere lumi sulla qualità del prodotto, controllare la catena del freddo, monitorare le derrate esposte nel banco frigo. Alla fine mi ha tornato 5 euro e 28 cent, e ci siamo lasciati con gran sorrisi e gentilissimi convenevoli. Che bello. Mi ero preparato psicologicamente ad affrontare Chuck Norris, e invece tutto bene.
Certo, cosa poteva dire lui? Mandarmi affanculo e perdere un cliente? Non credo proprio. Ma sappiate che rimango di vedetta: voglio vedere se la promessa di miglioramento della qualità verrà mantenuta, oppure se si tratta di aria fritta. Farò da cavia: tra 10 giorni comprerò un altro pasticcio (magari prima di farglielo mettere sotto cellophane chiedo alla commessa se me lo fa annusare) e vediamo cosa succede.
Umana_ Etica/etichetta_
Convenevoli
L’arte del convenevolo. Rapido, sincero, leggero. Sancisce i rapporti interpersonali, riposiziona le maschere nello spazio interumano, promette un cordiale futuro, ricuce il tessuto sociale inevitabilmente qua e là smagliato e lacerato dal semplice fatto di esistere noi come gruppo, nella zoocietà (© Miss Brodie).
Beati gli anglofoni, per aver nella loro lingua la possibilità di esprimere un bel gioco di parole come “goodbye-ology”, ovvero good-biology. E ho detto tutto.
Umana_
Il prescritto a vita
Vergognarsi di essere italiani? Ci sono millemila buoni motivi, certo. Ma questa della candidatura di Andreotti è talmente azione vergognosa che le categorie di giudizio (quelle solite, tipo “è buono il prosciutto?”) perdono significato. Siamo oltre, non riesco a pensare. Mi vergogno e basta.
Read more at www.repubblica.it/2003/…
Mi prendo un appunto
Qui, il testo della puntata di Report sul finanziamento pubblico ai quotidiani.
Etica/etichetta_
Sono cose
Il padre non poteva accompagnarla, però presente al fianco della ragazza c’era il fratello James (nato dal matrimonio di Kerr con Patsy Kensit), il quale a sua volta frequenta una scuola privata ed è nella stessa classe con il figlio di uno dei Depeche Mode e con la figlia di Annie Lennox degli Eurythmics.
Battuta di Jim Kerr: “Quando è la riunione dei genitori sembra il backstage del Live Aid!”