Vorrei scrivere, ma non riesco, ogni tanto lavoro anch’io.
E pensare che di cose ne accadono, vedo sempre quegli strani incastri tra persone e significati che m’incantano, mi obbligano pena il malditesta a pormi domande sul senso della Vita, l’Universo e Tutto Quanto (ma vi consiglio anche “Ristorante al termine dell’universo”, visto che già il concetto espresso nel titolo è delizioso: pensate di poter viaggiare liberamente nel tempo, e di essere un imprenditore galattico nel campo della ristorazione… qual miglior location per un ristorante se non sull’ultimo secondo di vita di questo universo, prima del collasso? Quale miglior visione dalle vetrate vicino al vostro tavolo, se non quello di stelle che implodono e nebulose che s’infrangono le une sulle altre, nel giorno che sarà – nell’ipotesi astrofisica di un universo con sistole e diastole – il contrario del BigBang?)
Come vedete dal post qui sotto col videino, sono stato a Barcelona, giusto per raccontare a qualche decina di insegnati coinvolti in un progetto europeo in che modo possono restare in contatto e lavorare collaborativamente a distanza utilizzando qualche simpatico toolino web 2.0.
Ero già stato in Spagna, diciamo quindici anni fa, a Valencia e a Vigo: ma questa volta sono capitato a Barcellona durante la sagra del paese, ovvero la festa di Santa Maria della Mercè – un bell’equinozio, ve lo dice Solstizio – e conseguentemente per le ramblas vagavano centinaia di migliaia di turisti, e non sto scherzando. Ho capito il ritmo spagnolo, cosa significa trovare alle nove di mattina i bar appena aperti con ancora le brioche da mettere nel forno, cenare alle undici di sera, andare in discoteca alle tre e mezza di notte, visto che queste ultime aprono alle due e mezza.
Mi sono mescolato alle migliaia di ragazzi nelle piazze, ho partecipato al rituale del bottellion (tutti i ragazzi e le ragazze si portano via in un sacchetto della spesa una bottiglia da un litro e mezzo di coca, riempita però presso opportune bottegucce alimentari-e-alcolici con psichedelici intrugli di vodka ananas rum e cocacola), se chiedi un’informazione sulla rambla piccola metà dei ragazzi ti risponde facendo su una mista con una mano e indicandoti la strada con l’altra.
E ballare: le strade risuonano di bonghi e di musica caraibica, e io con la mia biciclettina a noleggio vagavo su tutti i quartieri del centro, inseguendo carri con draghi sputafuoco e fanciulle tutte prorompenti, ma senza quell’aria da “ce l’ho d’oro” che hanno qui in italia appena assomigliano vagamente ad una velina qualsiasi.
La prossima volta mi porto nello zaino delle bacchette da batterista, trovo un coperchio della spazzatura e mi unisco tuttanotte alle bande di percussionisti itineranti.
Nella foto qui sopra potete vedere una simpatica siora che vende la frutta alla Boqueria, il mercato, mentre qui sotto ecco i draghi che vagano per la città e una bella vespa di quelle nuove, ma tappata con gusto mod.
Poi abbiamo un tassista che cambia la gomma bucata in piena Piazza Catalunya, ed un simpaticone che gira NUDO tr ai tavoli di una piazzetta, facendo inorridire le carampane tedesche o nordiche, che a quel punto si esprimevano solo a squittii.
Ecco un altro che racimola soldini inventandosi qualcosa come animatore di strada
Ma il gioiello è questo: immaginatevi una tipa carina, vestita da Maga Merlina con tunica tempestata di stelle, allegramente fumata ed alcolizzata, che portandosi da casa un frighetto da campeggio su trolley da supermercato, dispensa dietro pagamento di Euro 2 un intruglio di succo d’ananas e rum, preparato da lei sul momento, proprio DAVANTI ai locali più frequentati della Rambla Rayal (per non parlare dei marocchini che vanno in giro con sei birre fresche per mano e ne vendono una ad 1 euro).
Ora torno a lavorare, ma mi chiedo: perché in italia ci son tante facce da culo, la chiesa che rompe le balle, la gente dentro di testa come qui in nordest… che ipocrisia, borghesucci, “salviamo-le-apparenze” e uccidiamo la tranquillità, su.