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Sol Statio

Ecco qua, adesso ho la mia bella età più sei mesi.
L’altro giorno, non vi sarà sfuggito, era il Solstizio d’inverno. Il giorno in cui il Sole sta fermo, raggiunge una stazione, arresta il suo cammino verso il basso (misurato a mezzogiorno come distanza verticale dall’orizzonte, non come movimento da est a ovest, sennò significherebbe che la Terra ha smesso di girare su sé stessa e vi garantisco non sarebbe una bella cosa) e riprende a salire nel cielo.

Un momento dell’anno che tutte le culture hanno reso significativo, in una semiotica del mondo naturale. Quest’ultima presuppone che per rendere
il mondo significante sia necessario porre su di esso una griglia (la
cultura), uno schema di rappresentazioni che ci consenta di
identificare le figure come oggetti, classificarle e collegarle, ed il solstizio d’inverno e d’estate è fuori di dubbio siano elementi forti della grammatica dei moti siderei.
In un mondo agricolo, narrativamente circolare, siamo nell’anti-climax, siamo nel minimo dell’azione, dove tutto sta immobile eppure tutto ricomincia, il momento in cui scocca una scintilla profonda nel cuore dell’Essere: andiamo verso la Luce.

Siate politeisti.

Generazione morale

Segnalo un post disperato e un po’ romantico, anzi no… alla fine una speranza c’è.

E non si tratta nemmeno di lodare i tempi che furono oppure giocare a “Signora mia, non ci son più le mezze stagioni” da cui peraltro discende come corollario che “non ci sono più le mezze maniche”.

E ho intenzione di dirlo seriamente: qui è tutto marcio. L’Occidente, l’Italia, i valori, le norme, la Scuola, l’Impresa, l’Amministrazione. Ma non è poi così grave… in fondo è un sistema che si evolve, una muta, un rinnovamento “naturale” dei paradigmi culturali su cui sono incardinate le epoche storiche.
Quello che è grave sono le risposte culturali a questi macrofenomeni di cambiamento sociale. E se diciamo cambiamento, diciamo ansia da cambiamento, nelle organizzazioni e nei gruppi e negli individui. E se percepiamo il cambiamento come ansiogeno, scattano delle difese, irrigidimenti, nevrosi, attacchi e fughe, valvole di sfogo.

Non serve molto indagare le cause del mutamento sociale: credo sia sufficiente per iniziare il ragionamento prendere atto dell’accelerazione del mondo a partire dalla metà degli anni ’70 (sistema dei mass-media, telematica, sistemi di grande distribuzione commerciale, passaggio al terziario), che altro non è che il primo vagito di una finalmente raggiunta globalizzazione mediatica, con il Web.
La differenza sul piano dell’espressione è data quindi da un tratto soprasegmentale, l’improvvisa accelerazione del ritmo del discorso tenuto dall’Umanità a sé stessa, ovvero il suo stesso vivere su questo pianeta, discorso che alcuni chiamano storicamente Progresso.

Ed il nuovo ritmo dell’Umanità non può essere facilmente ingabbiato nelle solide ma lente categorie della socialità concepite e create secoli fa.
Molte delle istituzioni sociali che abitano la nostra vita (banche, la democrazia come meccanismo tecnico per gestire il potere, università e scuole, il settore giornalistico, ma praticamente quasi tutto) sono state inventate da Umana senza il telefono, per non dire senza treni, per non dire senza la posta, per non dire senza la stampa, e tuttora con la stessa struttura magari un po’ rabberciata agiscono in un mondo fatto per esempio di pubblicazioni in formato audiovideo da parte di chiunque verso tutti gli abitanti del pianeta (YouTube).

Non può funzionare.
Sento spesso sindaci o dirigenti scolastici dire “qui salta tutto”. Si è giunti ad una percezione diffusa secondo cui il sistema è talmente un colabrodo che è inutile cercare di mettere delle toppe, bisognerebbe riprogettare tutto, re-ingegnerizzare tutto, avere il coraggio di fare un social designing radicale; ma è un’opera immane.
Di certo però se continuo a vedere un solo grande problema non lo risolverò mai: meglio sarebbe suddividerlo in problemi più piccoli e affrontarli uno per uno, con coraggio.

E riguardo al problema della scuola, dei telefonini, del sesso che in questi giorni ha interessato la cronaca, io spero che mai quelle insegnanti delle scuole primarie o delle medie che frequento per lavoro, quelle per intenderci che assomigliano un po’ a Lina Volonghi o a qualche altra sioretta a vostra scelta, vengano a sapere cosa fanno con le webcam e con i telefonini i sedicenni di oggi, la prima generazione mai vissuta che abbia appreso la sessualità da Internet, visto che a tutto il 2006 né la famiglia né la Scuola sono culturalmente in grado di offrire qualcosa di più che ipocrisie cattoliche e pseudoscientificità e moralismi ignoranti.

Quello che bisognerebbe dire è che tutti noi scopiamo allegramente dai quattordici anni in poi (e se sono responsabile di uccidere qualcuno col motorino sono anche responsabile di mettere al mondo una creatura), quindi bisognerebbe creare delle istituzioni sociali – palestre, scuole di affettività, sessuologi, nicchie nel pubblico e nel privato – dove vengano passate ai giovani alcune competenze su come farlo al meglio, con soddisfazione, con consapevolezza etica, con considerazione delle implicazioni emotive, con conoscenza dei risvolti scientifici della fisiologia umana, con una valutazione sana delle relazioni interpersonali.

Ma si tratta di un mondo completamente diverso da questo in cui viviamo. In questo momento, agitandoci nelle vecchie gabbie culturali non più adeguate ai tempi, come possiamo credere, o noi adulti, di poter insegnare qualcosa ad un diciassettenne dai comportamenti tipicamente felicemente masturbatorii, che da quattro anni si diletta ogni giorno scandagliando centinaia di directory porno dedicate ai video BDSM e all’anal più spettacolare?
E’ impossibile non imbattersi nel porno, anche senza volerlo: il diciassettenne di prima può trovare in cinque minuti tante immagini e film porno quanti io ne ho visti in tutta la mia adolescenza. Lui vive la normalità, tutti i suoi amici lo fanno. Anche le sue amiche lo fanno, che poi si dilettano a roteare amabilmente il sedere davanti alla webcam e poi si autopubblicano su YouTube o PornoTube oppure si spediscono i filmati come MMS sui telefonini e li guardano sull’iPod del compagno di banco. Sono cresciuti con la televisione, diventano parte attiva della società pubblicando su web… non sono come noi, ed il mondo è loro, a loro e alla loro generazione, la prima “nata in Internet” toccherà dar senso a questo epocale cambiamento culturale provocato un’altra volta, dopo Gutemberg, da una modificazione dei supporti per la circolazione di informazioni.

La mia generazione, dai trenta ai cinquanta, ha scoperto e colonizzato un Nuovo Mondo, costruendo in un fare cieco (senza mappe) le prime strade e le prime istituzioni del Web, perlopiù mutuandole da entità pre-web. Sono fatto di libri, mi esprimo in un nuovo linguaggio con vecchi contenuti, perché non sono nato dentro questo nuovo linguaggio, come i diciassettenni.

E dovrei svolgere una funzione genitoriale, senza sapere nulla sul mondo di mio figlio?
Posso insegnanrgli ad andare in bicicletta, perché io ho imparato ad andare in bicicletta da mio padre. Come posso insegnargli a navigare in Internet, se non l’ho mai fatto?
E io dovrei normare ciò che non conosco, né posso pensare nei suoi significati per me imprendibili? Che ridere.
E a questo cambiamento a cui non posso opporre nulla, che mi sgomenta e mi mette ansia, rispondo con censura e chiusura, perché sono impaurito e mi sento minacciato? Che ridere.

La mia generazione ha un compito immane da svolgere: traghettare il Mondo 1.0 dentro il digitale, salvando il passato nel futuro, come un’Arca Digitale in cui trasportare l’Umanità e i suoi significati sopra le onde del Diluvio Telematico (banalmente, l’arrivo del web) fino all’approdo ad una nuova civiltà. Dobbiamo consegnare un mondo che nessuna generazione precedente ha mai visto, e per quanto riguarda questa generazione attuale questa affermazione è un po’ più vera che in tutti gli altri casi fin qui accaduti, di passaggio di consegne generazionale.

Chi vivrà vedrà, e credo ne vedrà delle belle. Come quegli Umana nati a luce di candela e morti spedendo una videomail.

Link per adulti sui nuovi comportamenti sociali legati al porno amatoriale: http://realcore.radiogladio.it/
del sempre ottimo Sergio Messina.

Angela esiste?: Degrado
Andavo a scuola ed era già degrado: insegnanti frustrati e spesso vili, ragazzi malati di troppo e troppo poco motivati per vivere. Da insegnante scoprivo che i ragazzi erano anche ammalati di abbandono in luoghi tristi e sciatti che dovevano rappresentare il loro quotidiano (quel colore statale verde-acqua grigia dall’intonaco senza più coraggio di restare fisso sulla parete e i bagni -latrine di alcuni licei, lo stesso colore e lo stesso anonimato degli ospedali e delle asl!) con famiglie distratte, travolte dai bisogni smisurati che la civiltà contemporanea produceva a livelli industriali, famiglie senza più orientamento.

Mettete infiorescenze nei vostri cannoni

Israele, uno spinello per la pace dall’università una proposta shock – esteri – Repubblica.it

Marijuana e hashish come soluzione per placare arabi e israeliani risollevare l’agricoltura dello stato ebraico, colpire Hezbollah Israele, uno spinello per la pace dall’università una proposta shock

Israele, uno spinello per la pace dall’università una proposta shock

GERUSALEMME – La pace in Medio Oriente rimane un miraggio? L’università di Gerusalemme suggerisce la strada da percorrere per realizzare il miracolo: marijuana e hashish.
Qualche giorno fa nella prestigiosa Beit Mayersdorf del campus universitario del Monte Scopus (Università di Gerusalemme) è stato indetto il primo convegno sul ‘Joint israelo-arabo per la questione della politica della pace e degli stupefacenti in Medio Oriente’.
Nella ricerca della pace, è stato sostenuto, la marijuana e l’hashish possono quello che non hanno potuto decenni di sforzi diplomatici. Dopo aver constatato che “gli abitanti di Israele sono un esempio eccellente di una società coinvolta in un conflitto permanente” e che la stessa Gerusalemme, distesa ai piedi del Monte Scopus, “rappresenta l’essenza del conflitto”, gli organizzatori hanno cercato di dimostrare che la speranza in un futuro migliore risiede nella pianta della cannabis, “un fattore che accomuna le Nazioni e i popoli della Terra”.
Nel tentativo di dare un’impostazione pratica al dibattito accademico, hanno anche affermato che proprio la legalizzazione delle droghe leggere dovrebbe dare un impulso al processo di pace. Ignorato dai grandi mezzi di comunicazione e delle televisioni nazionali, il convegno ha invece attirato l’attenzione di un pubblico eclettico fra cui si notavano studenti di aspetto serio che in extremis avevano deciso di saltare le lezioni nella vicina facoltà di Giurisprudenza, misti a cinquantenni usciti in apparenza dal campus di Berkeley negli anni Settanta. I
n questa atmosfera stimolante ha preso la parola Boaz Wechtel, il leader del Partito Alè-Yarok (foglia verde) che per tre volte si è presentato alle elezioni alla Knesset, riportando risultati numericamente trascurabili.

Secondo Wechtel ci sono almeno tre argomenti vincenti per indurre israeliani e palestinesi se non proprio a fumare assieme il Calumet della pace, come nei film western, almeno a farsi uno spinello assieme.
In primo luogo, afferma, la legalizzazione delle droghe leggere in Israele significherebbe infierire un duro colpo a chi (come gli Hezbollah libanesi) traffica in stupefacenti per finanziare la propria lotta armata e il terrorismo.
In secondo luogo, estese coltivazioni di cannabis risolleverebbero le condizioni degli agricoltori israeliani, che negli ultimi anni hanno conosciuto solo amarezze e recessi. I
n terzo luogo, di questo il Partito Alè-Yarok è profondamente convinto, il consumo di hashish e marijuana rende le persone meno aggressive, più mansuete.

In questa lista, che si presenta al pubblico come una formazione dedita al dialogo per la pace, non mancano gli attivisti arabi. Alcuni di loro, pur menzionati come oratori dal programma distribuito dagli organizzatori, hanno tuttavia dato forfait.
Un anno fa, quando Alè-Yarok presentò la lista dei propri candidati, la polizia israeliana compì subito perquisizioni negli appartamenti di due esponenti arabi, uno dei quali fu anche arrestato. Un episodio che ha lasciato il segno e che ha indebolito la disponibilità ad esporsi. Alè-Yarok sa che la sua è una battaglia di pochi contro molti, che richiederà tempo e determinazione. Dopo il “picnic alla marijuana” organizzato a maggio a Tel Aviv e dopo il convegno di Gerusalemme su “pace e stupefacenti in Medio Oriente” è necessario organizzare adesso nuove iniziative che riescano a prevalere sul carattere sostanzialmente conservatore di israeliani e palestinesi. (28 ottobre 2006)

Internet Killed the Video Star

Dovrei mettermi a fare una ricerca, perché tutto ciò che so è che i Future Sound of London divennero famosi per aver condotto per primi un concerto via ISDN, e sarà stato il 1996.
Sicuramente ci saran stati degli esperimenti prima e normale prassi poi per scambiarsi i loop via FTP e costruire musica a distanza; ricordo anche che Beck e Robert Miles già anni fa mettevano a disposizione le tracce dei loro pezzi, affinché venissero rimixate da chiunque e rispedite sul sito, ben prima di Byrne e Eno che quest’anno si son vantati di essere i primi a rendere disponibili i file audio originali del loro My Life in the Bush of Ghosts (peraltro disco noiosetto, eppur incredibile precursore di almeno dieci anni nella concezione musicale e nei suoni).

Ora siamo arrivati a fare musica a distanza, in video.
Un tipo e una tipa hanno aggiunto una chitarra elettrica e un basso alla cantatina iniziale del tipo con l’acustica, e si sono pure ripresi in video mentre eseguono le parti aggiunte, così l’ultimo ha riunito i video formando un gruppo virtuale di persone che non si sono mai viste, che non hanno mai soggiornato nella stessa stanza scambiandosi ormoni e batteri.

Il titolo è giusto, richiama “Video Killed the Radio Star” dei Buggles (quanti gruppi si sono richiamati ai Beatles per il nome?) di Trevor Horn che fu una canzone “spartiacque epocale”, additando un cambiamento radicale nell’industria musicale e culturale, provocato dall’invenzione del videoregistratore, come la canzone stessa sottolinea.
Ma se nel 1980 cambiava il media di riferimento, qui cambiano i modi di produzione dei contenuti culturali, dove tre sconosciuti senza particolare strumentazione tecnologica possono produrre e distribuire worldwide materiale audiovideo realizzato collaborativamente a distanza.

YouTube – ClipBandits – “Internet Killed the Video Star”

Operazione Nostalgia – The Connells ” ’74 ’75”

Sarà stato il 1993. Mi piaceva il video, mi diede una prospettiva sull’invecchiare.

I Connells potrebbero rifare la canzone e il video, e mettere sempre la stessa gente che si è diplomata nel ’75, che ha accettato di partecipare al nel ’93, e continuare con la mappatura della vita ora che son passati altri 13 anni. Tanto sono avatar, vivono di vita propria nei mondi mediatici.
Persone incredibili, quelle del video: hanno una consapevolezza nello sguardo encomiabile.
E’ tutto frutto dell’Operazione Nostalgia, certo.

Raccontamela giusta

Ben takes a photo of himself everyday

Sì, buonanotte. Qui siamo già oltre.
Anzi, questo video segna la nascita di un nuovo genere cinematografico, quello caratterizzato dall’espediente “un fotogramma al giorno”, come solo poche settimane abbiamo avuto modo di apprezzare sui nostri schermi, su YouTube, dove c’era quel tipo che per ben quattro anni (sì?) si era fatto una foto al giorno e poi le ha messe tutte in fila in un video.
Però Ben qui mette in scena tutta una vita romanzata in questo stile peculiare, indicandolo quindi (lo stile) proprio con lo stesso atto dell’infrangerne le regole (mentendo spudoratamente)(uff).

Sono dentro youtube, non posso taggare: mi succederà qualcosa?

Anticristo

Stavo leggendo qualcosa da Selvaggia Pappalardo, e seguo un link verso le foto della festa di Aldo Montano.
Ho preso da mia madre, ci piace guardare riviste di “figurine” con i fotoreportage del vippume internazionale. Mia madre è anche quella che vi intrattiene sulle dinastie regnanti, con racconti di corna e di figli idioti fin dal 1500; in fondo sono cose che si assomigliano, è sempre “vita mediatica di corte”, sottobosco, giullari e favorite.
Qui siamo appunto alle festa di un moderno cavaliere, distintosi nell’uso della sciabola, che come un Lancillotto mantiene sempre un’ombra di malinconia nei suoi sguardi, dichiarandosi però al contempo fieramente ribelle alle regole imposte, come si evince dal mirabile ciondolo al collo.
Chi ha riflettuto sul punk ne ha compreso l’anima di contraddizione permanente del dire e del detto: ecco a voi quindi il simbolo del dollaro sovrapposto alla croce.
Hanno crocifisso l’economia? Hanno comprato la religione? E’ morto qualcuno? Il Dio Denaro? La Tentazione del Dollaro di risorgere? La santità dei soldi?
E se è Montano ad indossare questo simbolo, in questa circostanza di enunciazione, quale senso assumerà tutto ciò? Che messaggio arriva alle signore che leggono rotocalchi dalla parrucchiera, alle ragazzine delle riviste adolescenziali?

Stimo come persona Montano, si è visto essere uomo di buona educazione là alla Fattoria in Marocco l’altr’anno, forse indugia troppo nel jet-set ma è anche giusto per la sua età… se fosse l’Anticristo?

MONTANO035.jpg (Immagine JPEG, 800×600 pixel)

Se questo è un uomo

Un essere umano dovrebbe essere capace di cambiare un pannolino, pianificare un invasione, macellare un maiale, guidare una nave, scrivere una poesia, tenere una contabilità, costruire un muro, rimettere in posizione un osso rotto, confortare un morente, ricevere ordini, dare ordini, collaborare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un problema, stendere letame, programmare, cucinare un pasto gustoso, combattere bene, morire con stile. Specializzazione è qualcosa per gli insetti.

Robert Heinlein


In realtà, sono tutte alte specializzazioni, ma non sottilizziamo.

Marco d’Aviano

Oggi ho sentito questa storia, per radio.

Tutto comincia quando i turchi ottomani volevano conquistare l’Europa. Le danze cominciano a metà ‘300, e arrivano fin quasi in Ungheria. Tamerlano dalla Mongolia dà loro uno scoppìno (colpo dato con la mano aperta sulla coppa, ovvero sulla nuca; ndr) e questi stanno a cuccia per mezzo secolo, e poi si riprendono Costantinopoli (1453, finisce l’Impero Romano d’Oriente) e van su per i Balcani fino a Belgrado, che tiene. Anche Otranto sarà ottomana, per breve tempo (grazie Wikipedia).
E arriviamo all’assedio di Vienna del 1529, poi quello del 1683, dove per l’ennesima volta le truppe musulmane sono respinte c’è chi dice dai polacchi-lituani, c’è chi dice da un Savoia alla guida delle truppe, e spesso questa data viene presa come riferimento storico per l’inizio della decadenza dell’impero ottomano, uno scherzo mica da ridere.

In mezzo c’è la battaglia di Lepanto, del 1570, dove gli Ottomani prendono un’altra batosta… questo per spiegare appunto la grinta con cui arrivano a Vienna nel 1683 (sono arrivati a saccheggiare Tarvisio, insinuandosi nelle valli da queste parti: i Turchi anche qui sono presenti nella memoria popolare), e si trovano davanti un esercito serio, messo insieme da molte nazioni europee. Chi aveva capito tutto pare fosse questo Marco di Aviano, un prete intraprendente, che aveva fiutato lo spirito di rivalsa dei Turchi e aveva allertato per tempo i diplomatici oppure i militari o non so, nell’intraprendere una azione guerresca di baluardo contro l’intera Europa della cristianità.
Le truppe si radunarono fuori Vienna l’undici settembre del 1683, e la battaglia si svolse il giorno seguente, con la disfatta degli Ottomani.

Ecco perché alla radio ho sentito dire che nine-eleven non è una data a caso, ma è stato scelta accuratamente.

Marco d’Aviano – Wikipedia

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MySpace

Messina di RadioGladio prova a ragionare sulla socialità in Rete, su MySpace, sulla visibilità commerciale.

Avvisi di Chiamata » Speciale MySpace (9/06)

Ecco una breve intervista a un curatore professionista italiano di Myspace, che ha chiesto di restare anonimo:
SM: In cosa consiste il tuo lavoro?
XX: Consiste, in parte, nella gestione-mantenimento delle pagine myspace di alcuni artisti coi quali collaboro. Dico alcuni, perché altri pare si siano svegliati e non ne abbiano più bisogno. Non faccio altro che aggiungere chiunque mi abbia inviato una richiesta di friendship (perché ovviamente non si rifiuta nessuno), leggere i commenti prima che vengano postati sulla pagina (nel caso ci fossero cose sconvenienti, insulti, bestemmie, pornografia ecc.), aggiornare la pagina con eventuali novità (come “è uscito il mio disco: compratelo!”) e aggiungere le date dei live.

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Europa massmediatica e conseguenze a lungo termine

Link ad un articolo divulgativo di Derrick de Kerkhove.

Interessanti gli spunti massmediatici, secondo cui finora l’idea di Europa è stata veicolata soprattutto dai programmi televisivi di previsioni meteo e dagli spettacoli sportivi, e quelli di natura geopolitica verso la fine dell’articolo, in cui l’Ispettore ehehhe sottolinea l’importanza della Società Civile Connessa come nuovo primario attore sociale, unita a nuove forme degli strumenti legislativi ed esecutivi delle democrazie europee, dove gli Stati nazionali devono necessariamente delegare poteri e procedure sia verso il basso, verso le Regioni (quali? non quelle attuali, spesso inventate senza criteri antropologici) sia verso le Istituzioni Europee sovranazionali, sempre in salsa federalista.

Apogeonline – L’Europa di qui a cinquant’anni

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