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La brava ragazza

Welcome to my BLOG & VLOG! I’m Erika Lust, founder of the adult audiovisual production company Lust Films, sex culture expert and journalist. I’m also Master in Political Science, specialized in Feminism, and I’m a contributor to broadcast, print, and online venues. In 2004 I produced and directed THE GOOD GIRL, a worlwide acclaimed indie-porn short film for women.

Così si presenta Erika Lust, scovata da Softblog chissà dove.
Il suo blog è proprio simpatico, mentre il film d’amore per un pubblico femminile, da lei diretto, è delizioso.

LUST FILMS – NEWS

Internet Killed the Video Star

Dovrei mettermi a fare una ricerca, perché tutto ciò che so è che i Future Sound of London divennero famosi per aver condotto per primi un concerto via ISDN, e sarà stato il 1996.
Sicuramente ci saran stati degli esperimenti prima e normale prassi poi per scambiarsi i loop via FTP e costruire musica a distanza; ricordo anche che Beck e Robert Miles già anni fa mettevano a disposizione le tracce dei loro pezzi, affinché venissero rimixate da chiunque e rispedite sul sito, ben prima di Byrne e Eno che quest’anno si son vantati di essere i primi a rendere disponibili i file audio originali del loro My Life in the Bush of Ghosts (peraltro disco noiosetto, eppur incredibile precursore di almeno dieci anni nella concezione musicale e nei suoni).

Ora siamo arrivati a fare musica a distanza, in video.
Un tipo e una tipa hanno aggiunto una chitarra elettrica e un basso alla cantatina iniziale del tipo con l’acustica, e si sono pure ripresi in video mentre eseguono le parti aggiunte, così l’ultimo ha riunito i video formando un gruppo virtuale di persone che non si sono mai viste, che non hanno mai soggiornato nella stessa stanza scambiandosi ormoni e batteri.

Il titolo è giusto, richiama “Video Killed the Radio Star” dei Buggles (quanti gruppi si sono richiamati ai Beatles per il nome?) di Trevor Horn che fu una canzone “spartiacque epocale”, additando un cambiamento radicale nell’industria musicale e culturale, provocato dall’invenzione del videoregistratore, come la canzone stessa sottolinea.
Ma se nel 1980 cambiava il media di riferimento, qui cambiano i modi di produzione dei contenuti culturali, dove tre sconosciuti senza particolare strumentazione tecnologica possono produrre e distribuire worldwide materiale audiovideo realizzato collaborativamente a distanza.

YouTube – ClipBandits – “Internet Killed the Video Star”

Crescere con la tv


Amazing 11 year old!!!
Video inviato da bernynab

Quando vedo piccoli mostri, mi commuovo.
E poi mi viene da pensare alla forma delle emozioni, perché è chiaro che una tipa di undici anni non può aver in vita sua sofferto struggimenti d’amore analoghi a quelli tipicamente raccontati in queste canzononi americane tipo Celin Dion.
E quindi la tipa cosa sta cantando? Emozioni ne trasmette, per imitazione dell’interpretazione originale, nelle sfumature del canto… come se ci fosse un’intenzione dietro, che non può esserci.

MySpace

Messina di RadioGladio prova a ragionare sulla socialità in Rete, su MySpace, sulla visibilità commerciale.

Avvisi di Chiamata » Speciale MySpace (9/06)

Ecco una breve intervista a un curatore professionista italiano di Myspace, che ha chiesto di restare anonimo:
SM: In cosa consiste il tuo lavoro?
XX: Consiste, in parte, nella gestione-mantenimento delle pagine myspace di alcuni artisti coi quali collaboro. Dico alcuni, perché altri pare si siano svegliati e non ne abbiano più bisogno. Non faccio altro che aggiungere chiunque mi abbia inviato una richiesta di friendship (perché ovviamente non si rifiuta nessuno), leggere i commenti prima che vengano postati sulla pagina (nel caso ci fossero cose sconvenienti, insulti, bestemmie, pornografia ecc.), aggiornare la pagina con eventuali novità (come “è uscito il mio disco: compratelo!”) e aggiungere le date dei live.

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Europa massmediatica e conseguenze a lungo termine

Link ad un articolo divulgativo di Derrick de Kerkhove.

Interessanti gli spunti massmediatici, secondo cui finora l’idea di Europa è stata veicolata soprattutto dai programmi televisivi di previsioni meteo e dagli spettacoli sportivi, e quelli di natura geopolitica verso la fine dell’articolo, in cui l’Ispettore ehehhe sottolinea l’importanza della Società Civile Connessa come nuovo primario attore sociale, unita a nuove forme degli strumenti legislativi ed esecutivi delle democrazie europee, dove gli Stati nazionali devono necessariamente delegare poteri e procedure sia verso il basso, verso le Regioni (quali? non quelle attuali, spesso inventate senza criteri antropologici) sia verso le Istituzioni Europee sovranazionali, sempre in salsa federalista.

Apogeonline – L’Europa di qui a cinquant’anni

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Analisi del testo

Un testo che mi sembra ben curato, con un piglio narrativo diverso dal solito “informatichese espanso”, per suggerire approcci mentali oppure dare consigli di stile per “avere un blog più bello”.

Inizio euforico scoppiettante, a seguire riflessione sul carattere pubblico della comunicazione via blog.
Ragionamenti sul contenuto, ragionamenti sullo stile di scrittura.
Poi attenzione alla grafica (invito a non essere approssimativi).
Poi ancora tags, multimedialità, links alla blogosfera e dimensione sociale della pubblicazione.

Un invito alla qualità del web.

Blog Magazine – Libero Community – Blog

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Il Divin Google

Intanto, Google è femmina.
In secondo luogo, Google è la cosa più vicina all’esperienza del divino che la specie umana abbia mai escogitato.
Poi gli altri attributi, le prove dell’entità divina del motore di ricerca: onnisciente, onnivedente, ubiquo, risponde alle preghiere, immortale, e intimamente buono, incapace di far del male.
Ecco la Chiesa di Google, ecco il Decalogo.

Una chiesa materialista, anyway, dove si nega recisamente la metafisica divina, e si afferma alla Feurbach la natura “man made” di questa e di ogni altra divinità mai inventata da umano.
Non è necessaria la Fede per credere, anzi qui si crede in qualcosa che si può vedere ed esperire.

Pregate.

The Church Of Google

Deities are typically described by their unique attributes, such as being all-knowing, all-seeing, ever present, the ability to answer prayers (search in Google’s case), immortality, remembering all (Google cache) and of course Deities must “do no evil”. Google exhibits all of these characteristics perfectly. In the absence of imaginary, supernatural beings, Google is certainly the closest thing humankind has to a true God, as classically defined.

Ahh, il futuro del marketing

Gente, cosa ci aspetta.
Altro che stare attenti a non accettare mail dagli sconosciuti, qui si tratta di gestire la nostra vita.
La questione è molto semplice: ai mercati fa molto piacere sapere cosa ci piace; sapere cosa compriamo preferibilmente al supermercato, quali radio ascoltiamo, quali siti visitiamo.
I siti porno, i grandi avanguardisti delle tecnologie web (inventando i popup inchiudibili, i tracciatori, i pagamenti con carta di credito, le procedure di sicurezza), già da tempo leggono i nostri cookies e ci mostrano delle reclàme geotaggate. E ho anche gli esempi .)

OT: avevo in mente di fare un post sul fatto che da sempre i media veicolano immagini di sesso, ad esempio cosa credete che 3.000 anni fa abbiano dipinto sui vasi di terracotta? Gente a 90°, obviously. E un vaso di terracotta nell’antica Grecia è già buona multimedialità, diciamo la TV dell’epoca.
E cosa credete che abbiano inciso i litografi nelle prime stampe? E quando Daguerre 1837 inventò la fotografia, credete fossero vestite alcune delle modelle? E pare fosse anche un po’ pedofilo, ma è un’altra storia.
Per non parlare del cinema.

Ma appunto, non è di questo che volevo parlare, oramai mi sono giocato il post “Sesso e massmedia negli ultimi 3.000 anni”, e quello che ora a me interessa scrivere riguarda appunto le nuove frontiere del marketing, basate sulla personalizzazione spinta  dei contenuti offerti, tagliati e rifiniti direttamente su misura del fruitore. Nell’esempio della foto qui a fianco della graziosa signorina, il sito pornello (trovato googlando “erotic greek pottery”, mah) ha letto dal mio browser tutte le informazioni che gli servivano, e mi ha offerto un click commerciale in grado di attirare la mia attenzione.

L’ultima novità è questa: i decoder per la TV via cavo, o digitale terrestre, hanno un microfono incorporato.
Si tratta quindi di progettare e offrire social television, basata sull’identificazione in tempo reale dell’ambiente sonoro in cui la trasmissione televisiva viene fruita.
Questo permette (vedi il .pdf, i link sotto) almeno quattro applicazioni di “personalizzazione di massa”: offrire in sovrapposizione all’immagine dei contenuti personalizzati, creare communities ad hoc, fornire statistiche di gradimento in tempo reale, offrire servizi di media virtual library. Lo studio dice che in realtà l’audio preso dal nostro salotto viene processato in locale, e soltanto alcuni descrittori del file audio (realizzati da software già esistenti per il riconoscimento audio) vengono inviati ad un database su un server, per l’elaborazione e la successiva offerta interattiva (su TV, palmari, cellulari, web).
Ascoltare cosa dice la gente davanti la TV, e usare queste informazioni in tempo reale.
Oppure ascoltare cosa dice la gente davanti al PC, venduto con un microfono segreto.

E già se mi mostrano una tipa con il cartello con su scritto “udine rulez”, sono preoccupato. Figuriamoci se guardando il film “L’erba di Grace” mi scappasse per caso, parlando nel mio salotto con la mia fiancée, “sai, Gianfranco ha due piante di ganja sul balcone”, e in cinque minuti io e Gianfranco ci trovassimo i carabinieri sotto casa.

Tra poco, se la paranoia galoppa, scriverò sul blog criptando tutto a 512 bit, e dò la chiave di decodifica solo a chi viene prima a bere un paio di bicchieri con me.

http://www.mangolassi.org/covell/pubs/euroITV-2006.pdf
Government, Industry To Use Computer Microphones To Spy On 150 Million Americans

Grammatica e musica

Ecco un bell’articolo di Sergio Messina, aka RadioGladio.
Vi ricordate? Era la prima metà novanta, e questo pezzo che usava frasi televisive (Kossiga) su una base elettronica fece scalpore.
Ma Messina è musicista curioso e moderno, e inoltre scrive pure bene varie osservazioni di argomento musicale e non solo (encomiabili le ultime ricerche socioantropologiche sul porno amatoriale ed il sesso virtuale).
Lo conobbi a Bologna, quindici anni fa, ad una specie di dibattito organizzato dal collettivo Damsterdamned presso qualche centro sociale, poi ci siamo scambiati due mail nel 2000, dove gli chiedevo lumi riguardo la sua produzione musicale a 8 bit, visto che al tempo “portavo avanti” una sperimentazione musicale basata sulla creazione di pezzi che stessero obbligatoriamente dentro un floppydisk. E se il mega e 44 di spazio era insufficiente, non mi facevo nessuno scrupolo ad alleggerire i file, tipo rendendoli mono oppure abbassando le frequenze di campionamento. La riflessione sul contenitore era dentro quell’azione artistica più importante del contenuto.
Beh, in questo articolo Messina prova a delineare quella che può essere considerata una forma di grammatica moderna, adeguata a rendere esplicite le indicazioni per le “partiture” della musica moderna.
Come sarebbe possibile, infatti, scrivere sul pentagramma un pezzo di Tricky, o le complesse dinamiche interazionali che un Dj (o meglio un MC, Master of Cerimony) intrattiene con la folla danzante di una discoteca? Come indicare le parti del discorso, morfologia semantica sintassi, di un brano fatto di campionamenti e batterie elettrroniche e sweep realizzati cutoffando frequenze? Ed il Buco, quando tutta la parte ritmica (cassa e basso) vanno via, e rimane un sequencerino con un ostinato melodico, oppure dei sedicesimi di hi-hat, in attesa del Rientro? Occorrerebbe inventarsi un nuov omodo di scrivere le partiture, un po’ come John Cage cinquant’anni fa, oppure certe ricerche etnomusicologiche su popolazioni extraeuropee.
Dagli anni ’80, quando tra Sonic Youth e Tuxedomoon mi son messo ad ascoltare De La Soul (grandi avanguardisti) e produzioni dance di tipo house (fatte con i campionatori) utilizzo come categorie di giudizio musicale tre concetti che oggi ho ritrovato qui: si tratta di Groove, Beat e Sound.
Diciamo così: ogni pezzo musicale possiede per forza un beat, perché la musica è innanzitutto una organizzazione del tempo, foss’anche un’opera di Chopin, dove però l’elemento melodico (che è già ritmo) è certamente predominante. Altre musiche, di altre epoche e luoghi, hanno invece via via sottolineato maggiormente l’elemento armonico (tipo le fughe del ‘600, ma anche certo freejazz o le suite progrock dei ’70)… la forte cadenza ritmica è sempre stata invece carattere distintivo della musica popolare, da ballo, sia che si tratti di gagliarde, saltarelli, furlana, polka, rootblues, oppure tecno.
Non confondiamoci con il Beat come stile musicale batteristico dei Sixties, caratterizzato dal colpo secco sul rullante tipo Ringo Starr (rimshot: famoso è l’aneddoto in cui James Brown, che di ritmo se ne intende, apostrofa Ringo dicendogli che i bambini di Harlem suonavano la batteria meglio di lui, perché usano lo stile bouncing, ossia sfruttano il rimbalzo della bacchetta).

Ecco, ci sono dei beat che a parità di bpm e di struttura ritmica (l’incastro peculiare di bassdrum e rullante) fanno subito muovere il piedino e venir voglia di ballare, altri no. Perché manca il Groove, ovvero la capacità di coinvolgere l’ascoltatore (ecco perché nella mia grammatica musicale concepisco il groove come elemento della Pragmatica, ovvero di quella parte della grammatica che si occupa dell’effetto dei linguaggi sul mondo e sulle persone, sui comportamenti).

La mia ultima categoria è il Sound, ovvero semplicemente la pasta sonora (elementi morfologici) degli strumenti utilizzati nel brano da analizzare.
Un gioco simpatico è questo: quando si lavora con dei sequencer midi, una volta create le tracce con una tastiera o con un altro tipo di interfaccia, diventa semplice cambiare il suono dell’esecuzione, sostituendo ad esempio le congas con i timbales, i pianoforti con i clavicembali, una chitarra acustica con una elettrica (che in midi tuttora non suonano bene)… si tratta quindi di ragionare sull’arrangiamento, e si giunge a comprendere come la sonorità del pezzo, il suo Sound, influenzi completamente il tipo di storia che quella canzone sta per raccontarci.
Sergio Messina aggiunge nel suo articolo due interessanti elementi, tipici della musica dance elettronica, ovvero il Buco appunto e il Capatone, che però a mio avviso riguardano più le configurazioni discorsive del testo, ovvero la superficie del racconto, il suo modo di presentarsi e di narrarsi (essere narrato), quindi elementi di una grammatica situazionale maggiormente legata alla circostanza di enunciazione (vi sono casi di debrayage, per esempio, proprio nel modo in cui il DJ sul palco, sentendo il polso della dancehall, modifica la propria esecuzione in relazione al contesto).
Vedremo, ne parlerò.
In ogni caso, bravo Messina.

InLoop » Blog Archive » Andante con Groove

…non riconosceremo il prossimo Mozart dalla bontà delle sue cadenze o dalla sublime arte delle sue fughe, ma dalla velenosa inesorabilità dei suoi Groove

Farsi un blog su L’Espresso

Ierisera Mantellini segnalava alla 22.44 l’apertura dei blog per gli utenti sul sito dell’Espresso, ovvero chiunque passi per di lì avrà uno spazio tutto suo in cui esprimersi su argomenti di varia natura.
Sarebbe da interrogarsi sul senso dell’iniziativa, certo, ma credo ci sia da aspettare un po’, per vedere cosa succederà.
Già .mau. nei commenti a manteblog sottolinea “l’autorevolezza della fonte”, l’importanza della collocazione e le arie che si darà chi comincerà a dire in giro: “sai, il mio blog è su L’Espresso…”

Magari nasceranno dei nuovi giornalisti, “dal basso” come net-philosophy vuole, che riuscendo a richiamare (e mantenere) migliaia di persone sul proprio blog verranno notati dalla redazione del giornale, e magari assunti come collaboratori (spero senza richieste di iscrizione all’albo, senza contratti truffaldini)

Magari nasceranno centinaia di siti fuffa, volgarità, vacuità. Vedremo.

L’espresso | Blog

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