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Horse Latitude

Come già l’altr’anno, oggi sono andato a Pordenone nel liceo dove insegna Pier e lui assente (saluto i prof che erano presenti, Alessandro e Enrico) ho tenuto la mia lectio magistralis sul Senso della Cultura Tecnologica moderna e dell’Abitare sociodigitale, secondo approccio gangherologico. Dilagando per quasi tutte le due ore, e studenti e studentesse che eravate presenti commentate pure questo post, o qualunque altro, per farmi domande relative o no.
Sono andato anche a mangiare pastalpesto e due fritole a casa di Sergio, quindi non sono nemmeno uscito dalla modalità “digital world” che avevo settato mentalmente per fare lezione nella mattinata e ho continuato per due ore a chiacchierare amabilmente in gergo da webaddicted.

In realtà, questo post era per prendere appunti.
Qui Gigi Cogo racconta delle dinamiche del web 2.0 a supporto dei servizi di eGovernment, e riesce a illustrare il farsi strada dei nuovi approcci comunicativi, delle nuove necessarie posture conversazionali nella cultura di gruppo delle Pubbliche Amministrazioni.

Carlo Infante su PerformingMedia espone e suggestionea incastrando bene le pratiche di Rete, di multimedialità e di territorio dentro i nuovi scenari che geoblogging e media locativi rendono visibili e vivibili – “scrivere storie nelle geografie”. Carlo andrebbe con la forza costretto a produrre idee relative a possibili applicazioni ev’ryday-life delle tecnologie georeferenziali, a inventarsi situazioni e messe in scena di comportamenti umani interfacciati.

Sergio Maistrello mette giù un sacco di idee sulle nuove dinamiche del giornalismo più o meno web e sul problema della disintermediazione della comunicazione istituzionale, partendo dalla riorganizzazione profonda dei modi di interpellazione dell’interlocutore e dei contenuti espressi dai siti governativi americani in seguito all’elezione di Obama.

Poi avevo messo da parte una serie di link su argomenti tipo “tracciabilità”, ovvero indicazioni su argomenti che riuscissero a mostrare qualcosa di robe come mappature di comunità (indifferentemente su terra, web o supporti mobili), borghi digitali, webcittadinanza, utilizzo di cellulari come sensori (ne parlavo qui), anzi i cittadini stessi sono i sensori, ma si può mettere dei rilevatori anche sui piccioni e farli comunicare in tempo reale su wifi cittadino le condizioni ambientali (quota di anidride carbonica, per esempio) dei quartieri. Trovate tutto qui, da Vodaphone.

La Nokia non sta ferma, figuriamoci, e come sappiamo dopo Nokia Sensors per rilevamenti ambientali (cerchiamo di fornire contesto al nostro dire, mettiamo dentro il messaggio il più possibile della situazione enunciativa) lancia MyMobile, che però è un webserver da mettere dentro il nostro telefonino, così possiamo arrivarci dentro via web, navigando. Ma siccome sul telefono è possibile mantenere ad esempio gallerie fotografiche pubbliche di foto nostre originali, oppure fare un blog (sì, dentro il cellulare) o condividere un calendario, ecco che abbiamo per le mani un modo nuovo di “darsi” degli individui dentro la rete, innescando community (frequentazioni, partecipazioni, appartenenze) basate sulle reti cellulari.
Esistono anche le community geograficamente strettissime, ad esempio quelle basate sullo scambio bluetooth tra i cellulari, così quando entrate in discoteca o in pizzeria avete già sul visore del telefono la mappa situazionale dei personaggi presenti, con i loro profili, e strumenti di interazione. Esempio di queste tecnologie sono Mobiluck e Crowdsurfer, e anche i cellulari social sono cosa che già abita il presente, anche se al momento servono a cuccare in modo creativo.

Ancora tre link: urban-atmospheres.net locative-media.orge urban-atmospheres.net
per ragionare sempre di nuove forme di abitanza digitale, interessanti. La locuzione “media locativi” non mi sembra male, peraltro.

Chiaramente, mentre sto per chiudere il post arriva Google (ne parlano qui) con il suo nuovissimo GoogleLatitude, che appunto è un marcatore social di presenza basato su Google Maps. Scaricate il nuovo GMaps 3.0 per cellulari, lui rileva la vostra posizione sul pianeta via GPS o sui wifi o sulle reti cellulari, e la riporta sulle mappe satellitari. Poi spedite l’invito ai vostri contatti gmail, quelli che volete, e anche loro se accettano compariranno come avatar sulla mappa geografica, simboleggiando la loro posizione (la quale può essere anche mentita, impostando una posizione manualmente). La mappa poi la vedete sul cellulare o anche via web (non italia ancora), come widget dentro la iGoogle.

Se per districarvi tra tutte queste indicazioni e suggestioni vi serve una mappa mentale, traggo da qui alcune indicazioni di Buzan in persona su come impostare i nodi di primo livello.

Here are some additional tips from Buzan on the types of words that tend to make effective basic ordering ideas:

  • Divisions: chapters, lessons or themes
  • Properties: characteristics of things
  • History: a chronological sequence of events
  • Structure: how things are formed or arranged
  • Function: what things do
  • Process: how things work
  • Evaluation: how good, beneficial or worthwhile things are
  • Classification: how things are related to each other
  • Definitions: what things mean
  • Personalities: what roles or characters people have

Retrofuturo web

La personalità di un bambino comincia a formarsi da quando è ancora in pancia. Anzi, la personalità del bambino comincia a formarsi nel pensiero dei suoi genitori, dentro una relazione, prima ancora del concepimento.

Qui un servizio televisivo di un tg americano del 1981 parla del nostro web, “chissà che mondo sarà quello in cui a colazione leggeremo le nuove sullo schermo di un personal computer”.

Che poi, quand’è finita quella tonalità futuro-progresso-startrek-ottimismo con cui si dipingevano le notizie tecnologiche negli anni Settanta e anche primi Ottanta? Son passati BladeRunner e il cyberpunk e hanno steso una vernice cupa a rivestire tutto? Quale intellettuale opinionleader gatekeeper quindici o vent’anni fa ha magari ripreso in mano quell’Heidegger storto che non aveva ancora capito bene la Tecnica, per tuonare – come nei temi in terza media sulla bomba atomica – contro la tecnologia disumanizzante che ci circonda e ci pervade? Perché d’un tratto questa svolta disforica, nel clima narrativo della webStoria? E’ possibile risalire alle scintille iniziali, che hanno impresso poi connotazione negative alle vicende successive contribuendo a costruire il frame cognitivo dentro cui avremmo interpretato i cambiamenti sociali legati alla nascita di Mondo 2.0? Ci sarebbero state anche da sopportare tutte le sciocche retoriche scandalistiche e criminalizzanti riguardo il web, a fine Novanta, e sappiate che “la mafia usa la posta elettronica”, tanto per dire, è affermazione che farebbe la sua disinformativa figura anche dentro un TG qualunque di questa sera.

“Imagine, if you will, sitting down to your morning coffee, turning on your home computer to see the day’s newspaper. Well, it’s not as far-fetched as it may seem.”

via MatteoBaldan

Easy money

Terra e cielo, dell’essere e del fare accogliente semplicità e creativa facilità, simboli.

Uno poi può anche tentare di fare il guru, tipo con il GTalk badge, ma servirebbe un pagamento semplice e facile per pagare, poco e spesso, una consulenza professionale che vive negli interstizi della rete, tra le nicchie. Qui è tutto fatto a nicchie, ci saran degli interstizi, non posso credere che il Tutto sia disposto a celle d’ape, esagonali. Se invece ci sono ampie distanze tra le nicchie, sicuramente un giorno salteranno fuori le internicchie di internet, e allora il linguaggio avrà una volta ancora raggiunto il suo scopo supremo, farci ridere di come nomina le cose.

Quindi si dovrebbe puntare su dei sistemi di pagamento aggiornati.
Intanto vorrei poter essere pagato come il Telethon, con versamenti di 2 euro per ogni sms che mi mandano al numero che dico io, anzi allestirei cinque numeri diversi con quote diverse di pagamento. O un sms con la parola “pago” e due euro salgono sul mio conto, tolte le spese eh. Tutto tracciato, emetto fattura.

Anche poter commutare una normale telefonata in consulenza professionale, con compenso immediato, sarebbe simpa. I due interlocutori ad un certo punto digitano un numeroverde e qualche codice, che identifica l’IBAN del committente e del cliente e poi spedisce ai due, direttamente alla loro banca, una mail quale segno dell’avvenuta transazione. A quel punto ciascuna delle due parti, a telefonata conclusa, riceve un sms dalla propria banca con la richiesta di autorizzazione al bonifico, si autorizza e festa finita. Un servizio delle banche, dovrebbe essere, e gratuito, visto che è automatizzabile.

E a questo punto sarebbe simpatico anche una specie di carrello della spesa giornaliero, così mentre naviga la gente cliccando compra un libro o una consulenza di dieci minuti, e alla sera controlla su una pagina della propria banca online le richieste di pagamento disseminate sul web, e autorizza effettivamente per ciascuna l’esborso.

Leenti.

De gangherologia

Ormai la notizia è pubblica, non devo tacere.
Sempre su Bordopagina, trovate anche un ottimo commento/resoconto delle tematiche affrontate, a cura di Roberto.

Insomma, l’altro ieri mattina sono andato a Pordenone, al Liceo, dove ho tenuto pubblica concione nella mia ieratica veste di guru gangherologo.
Sottolineo: sono stato ufficialmente invitato a parlare di gangherologia in una classe del Liceo. LOL.
Perdonate, ma sono soddisfazioni.

Ringrazio di cuore Piervincenzo, un prof. che senza dubbio lascerà segni indelebili di passione per le cose umanistiche a generazioni di studenti pordenonesi, e tutti quei diciassettenni che hanno avuto pazienza e fiducia nell’immancabile arrivo di una campanella che li liberasse dall’obbligo di starmi ad ascoltare, mentre ovviamente cercavo di liofilizzare qualche millennio di storia umana in due ore di cabaret.

Questo post, questo blog rimane per quegli studenti un luogo di libera espressione, per riflessioni e approfondimenti attinenti. Altresì mi dichiaro disponibile a partecipare ad eventuali discussioni da voi intraprese sui vostri blog, sui vostri ambienti scolastici di socialità digitale.

Argomenti: semiotica, leggibilità del mondo, abitudine e forme della conoscenza, analisi di testi massmediatici, antropologia dell’online, generazioni biodigitali, citizen journalism, dinamiche affettive e strategie identitarie dei gruppi (in presenza e online), testo&contesto, grammatiche situazionali, circostanze di enunciazione, Territorio come ipertesto, dinamiche di Abitanza biodigitale.

Si tratta, in fondo, di linguaggi e di grammatiche. Qualcuno alle elementari ci spiega la grammatica della lingua che parliamo, ma nessuno ci racconta da piccoli le grammatiche dei telefilm, delle riunioni condominiali, delle decorazioni delle torte nuziali, dell’astrologia, della moda, dell’economia, degli schemi strategici delle partite di calcio, dei rituali e dei cerimoniali, delle autostrade e dei comportamenti degli automobilisti, la grammatica della idee e quella del dialogo millenario delle collettività umane con i territori su cui abitano, collettività peraltro spesso inconsapevoli della propria impronta ecologica. Questi mille linguaggi che parliamo, linguaggi dentro cui siamo nati, talvolta ci parlano. Noi siamo parlati. Cioè, dicono loro delle cose al posto nostro. Ci agiscono.
E se non possediamo le grammatiche, siamo meno efficienti nel maneggiare operativamente quel linguaggio: magari sappiamo, ma non sappiamo di sapere, non avendo mai nominato quel linguaggio nelle sue parti componenti e nella sua sintassi.

Oppure talvolta siamo tutti concentrati sul testo, sul messaggio, e non badiamo al contesto. Non badiamo alle altre persone e alla circostanza dell’enunciazione, quella situazione reale e concreta in cui quelle parole diventano suono, il progetto diventa edificio, l’emozione diventa gesto.

  • Un testo che sicuramente oggi necessita di re-interpretazione è l’Io, per lo meno nelle sue parti sociali. La nostra identità è biodigitale: traiamo come sempre senso di noi stessi dai flussi comunicativi che ci avvolgono, ma gli strumenti tecnologici di cui disponiamo (Rete, cellulari, flussi audiovideo, reperibilità continua) ci impongono di ripensare le dimensioni antropologiche delle nostre personae, essendo cambiato il ritmo e la quantità di informazioni/relazioni che intratteniamo con gli altri e con il mondo.
  • L’altro testo assolutamente da riconsiderare è il Territorio, da intendere come Ambiente Costruito, e la sua relazione (dialogo) millenaria con le collettività che lo abitano: anche in questo caso è necessario provvedere nuove competenze “linguistiche”, nuovi codici interpretativi (Cultura Tecnoterritoriale) per una corretta lettura/scrittura delle dinamiche abitative in cui siamo coinvolti, dei flussi nomadici o stanziali che attraversiamo nel nostro risiedere sia nel mondo fisico sia nei nuovi Luoghi di Abitanza digitale.
  • L’acquisizione di nuovi strumenti di decodifica della realtà nella sua complessità dovrebbe auspicabilmente portare gli individui e le collettività a una nuova forma di consapevolezza di sé, dove vengono riconosciute l’importanza dell’autopoiesi e le strategie da adottare per progettare un Ben-Stare (concreta forma di ben-essere) fondato sulla tensione etica dell’aver cura degli ambienti di crescita e di vita delle generazioni biodigitali.