- Italia 2.0 è fatta di cittadini che non hanno alcuna difficoltà con questa tecnologia, dove lo spread digitale è minimo, indipendentemente dall’età e dalla classe sociale, perché sono rimossi tutti gli ostacoli di ordine sociale ed economico. Un Paese digitale in cui per i cittadini e per i migranti l’accesso alla Rete è sempre possibile e da qualsiasi luogo, che sia una piazza, una strada, un ufficio pubblico, una biblioteca, o persino sul tram.
- Italia 2.0 significa servizi online al cittadino, dall’anagrafe alla sanità, e servizi via web alle imprese, specialmente quelle piccole, su cui pesa la lentezza e la farraginosità della burocrazia.
- Italia 2.0 è integrazione dei nuovi cittadini attraverso gli strumenti di inclusione sociale ed è partecipazione democratica, trasparente e aperta attraverso il coinvolgimento dei cittadini nel progettare il futuro comune e nel giungere a scelte condivise.
- Italia 2.0 è open data, libera i dati della PA e li mette a disposizione di tutti gratuitamente, affinché ognuno li utilizzi per sviluppare idee innovative, sui trasporti, sull’ambiente, sui rifiuti, e persino sugli orari della movida, perché la città digitale riduce i consumi, migliora i trasporti, contiene la spesa, abbatte l’inquinamento.
- Italia 2.0 facilita la creazione di migliaia di posti di lavoro del futuro, quelli legati al mondo del digitale, avendo la consapevolezza che non occorrono colate di cemento o capitali immensi, perché il digitale ha bisogno soprattutto di cervelli e di ambienti congeniali in una Paese che favorisce l’applicazione del digitale a tutti i settori produttivi.
- Italia 2.0 è trasversale e tocca tutte le attività: cultura, infrastrutture, economia, alfabetizzazione, inclusione, democrazia, lavoro.
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Banda ultralarga a Udine
Fonte: www.corrierecomunicazioni.it
Udine spinge sulle Ngn, servizi al via entro l’anno
Firmato un accordo fra il Comune e Telecom Italia: in campo un’architettura Fttc e sfruttamento delle infrastrutture fognarie per la posa dei cavi. Il sindaco Honsell: “Con l’aumento di banda aumentano Pil e posti di lavoro”. Via anche al Mou con Insiel per il superamento del digital divide sul territorio del Friuli Venezia Giulia
La rete in fibra sarà realizzata utilizzando al massimo tutte le infrastrutture esistenti e tecniche innovative di scavo che permettono la riduzione dei tempi e dei costi di intervento, garantendo nel contempo un basso impatto ambientale. L’intesa è stata siglata oggi dal Sindaco di Udine Furio Honsell e dal Direttore Strategy di Telecom Italia Oscar Cicchetti.
L’iniziativa si inserisce nel piano nazionale di investimenti sulla fibra di Telecom Italia per la realizzazione della rete NGAN (Next Generation Access Network) che prevede di coprire il 75% della popolazione delle prime 100 città italiane entro i prossimi 30 mesi, dando così un rilevante contributo al conseguimento degli obiettivi posti dall’Agenda Digitale europea.
Già dall’inizio del prossimo anno i cittadini di Udine potranno iniziare ad usufruire di connessioni a larga banda con velocità da 30 ad oltre 50 Megabit al secondo, che rendono molto più performanti gli attuali servizi e abilitano nuove generazioni di applicazioni come i servizi di cloud computing per le imprese e i servizi di città intelligente, quali ad esempio il monitoraggio del territorio, i servizi di sicurezza urbana, il controllo da remoto degli impianti per i servizi pubblici, la gestione del traffico, la valorizzazione dei beni culturali e la teleassistenza domiciliare.
“I dati sono la ricchezza del 21esimo secolo. Investire sulle reti di telecomunicazione è importante come lo è stato investire nelle strade all’inizio del ventesimo secolo – sottolinea il sindaco di Udine Furio Honsell –. Per capire la portata di questo accordo basti pensare che l’Unione Europea ha fissato come obiettivo il raggiungimento dei 30 mega di velocità di connessione entro il 2020, mentre noi andremo molto oltre arrivando a 50 mega entro il 2015. Vari studi dimostrano che con l’aumento della banda di trasmissione aumenta anche il Pil e i posti di lavoro. Questo accordo è una misura concreta che l’amministrazione di Udine mette in campo per contribuire allo sviluppo economico e alla creazione di nuovi posti di lavoro”.
In particolare, per garantire la velocità, la sicurezza ed il minimo impatto ambientale di tutti gli interventi infrastrutturali che verranno effettuati da Telecom Italia, saranno utilizzate le cosiddette “minitrincee”, innovative tecniche di scavo e ripristino del suolo che consentono, grazie a scavi di pochi centimetri di larghezza e di soli 30 centimetri di profondità, di ridurre fino all’80% i costi socio ambientali in termini di disagi per i cittadini e per le amministrazioni, del 67% gli incidenti sul lavoro e dell’80% i tempi necessari per la realizzazione di infrastrutture di Tlc.
“Telecom sperimenterà proprio a Udine – spiega l’assessore comunale all’Innovazione Paolo Coppola – una modalità innovativa di stesura della fibra ottica, per la quale saranno utilizzate tutte le reti tecnologiche esistenti nel sottosuolo in modo da limitare i disagi dovuti agli scavi e velocizzare i lavori. L’intervento sarà eseguito, infatti, in accordo con Amga e l’Ato, che garantiranno la disponibilità a utilizzare la rete dell’illuminazione pubblica e quella fognaria. La possibilità di avere accesso a un servizio di connessione di questo tipo – prosegue Coppola – rappresenterà un valore aggiunto fondamentale per il territorio, un vantaggio competitivo strategico per rilanciare l’economia puntando su settori che faranno la differenza per riuscire a superare questa crisi economica”.
Particolarmente significativo sarà l’utilizzo delle infrastrutture fognarie. Si tratta di uno dei primi esempi in Italia di utilizzo, su larga scala, di questa metodologia innovativa, che richiede l’utilizzo di materiali specifici e tecnologie avanzate (mini-tubi blindati speciali, robot telecomandati per ispezioni nei condotti, etc.). Ciò permetterà di evitare più del 65% degli scavi. Inoltre si utilizzeranno anche gli impianti di illuminazione pubblica. L’equipaggiamento delle infrastrutture presenti avverrà con la posa di minitubi e pozzetti dedicati alla fibra ottica, separando la rete elettrica e quella fognaria dalla rete di Tlc in fibra ottica in modo di eliminare ogni interferenza.
“La realizzazione di infrastrutture broadband e ultrabroadband e soprattutto la diffusione dei servizi che esse abilitano – spiega Oscar Cicchetti Direttore Strategy di Telecom Italia – daranno un forte impulso alla crescita economica del territorio udinese e al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. La competitività di un sistema territoriale è infatti sempre più legata alla sua capacità di vivere in rete e di sviluppare i suoi nuovi usi. Per questo motivo Telecom Italia ha aderito con entusiasmo al progetto di Udine. Siamo convinti che attraverso l’impegno concreto delle istituzioni locali, si possano innescare progetti di trasformazione delle infrastrutture e dei servizi che valorizzino le specificità e le potenzialità dei singoli territori”.
Ancora in Friuli Venezia Giulia Telecom Italia ha firmato un Mou con InsieI orientato al superamento del divario digitale in Friuli Venezia Giulia attraverso una disponibilità capillare della larga banda. Nello specifico, l’accordo prevede l’istituzione di un Comitato Tecnico Paritetico tra Insiel e Telecom Italia, che si occuperà di analizzare, valutare e proporre tutte le possibili azioni da intraprendere, in coerenza sia con gli obiettivi del “Programma triennale per lo sviluppo dell’Ict, dell’e-Government e delle infrastrutture telematiche 2012-2014” della Regione Friuli Venezia Giulia, sia con le finalità del programma Ermes per lo sviluppo della banda larga.
Nel rispetto della normativa in materia di concorrenza, il Memorandum of Understanding non ha una natura esclusiva, restando le parti libere di stipulare analoghi accordi con altri soggetti ed altri operatori. Le azioni da intraprendere consentiranno in breve tempo, ad un sempre maggior numero di cittadini, imprese e istituzioni locali, l’accesso alle nuove tecnologie digitali in banda larga.
“Con la firma di oggi prosegue l’impegno della Regione per il superamento del divario digitale – commenta Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture – attraverso la diffusione capillare delle infrastrutture di rete e connettività a tutta la comunità del Friuli Venezia Giulia, cittadini ed imprese. Si tratta di un fattore di qualità della vita e di vantaggio competitivo per il Sistema Regione, fondamentale anche per la crescita dell’attuale assetto socio-economico.”
“Questo Memorandum – commenta Cicchetti – costituisce la base per raggiungere, in tempi brevi e su tutto il territorio del Friuli, l’obiettivo dell’annullamento del digital divide. ‘Internet per tutti’, questo è il primo traguardo indicato dall’Agenda Digitale Europea ed il suo raggiungimento è cruciale soprattutto in regioni che hanno una forte dispersione del tessuto abitativo e di quello produttivo”.
“Insiel intende dedicare il massimo impegno a questo nuovo compito conferitole dalla Regione – aggiunge Sergio Brischi, consigliere delegato Insiel alla Pianificazione Strategica – ben consapevole del ruolo determinante che dovrà svolgere, nell’ambito della sua complessiva missione di motore dell’innovazione tecnologica nel Friuli Venezia Giulia. La banda larga costituirà poi anche un importante fattore per la crescita della nostra azienda”.
Amministrare 2.0
Punto cruciale del ragionamento pare essere la ricerca di forme di attivazione della partecipazione libera dei cittadini, mettendo a punto dei modelli e dei format di comunicazione che siano semplici e diano soddisfazione – qui si intende mettere l’accento sulle qualità “affettive” di coinvolgimento, quali meccanismi di gamification e risveglio del senso civico – e quindi riescano a suscitare una sorta di enpowerment della comunità locale, muovendo quest’ultima a esprimersi sulle scelte per l’amministrazione del territorio.
Chi racconta la realtà?
il canale avrebbe svolto attività giornalistica non occasionale diffondendo gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità politica e spettacolo
Ma quell’interpretare mi incuriosisce.
Ogni dire reca con sé un punto di vista. La percezione del mondo è già un’interpretazione. Osservare significa anche ritagliare, e dar senso. Una parola, o una fotografia sono una scelta di “inquadratura”, testo e narrazione, giocano con il lettore, e la realtà è inattingibile. Una webtv può dire di sé di essere semplicemente un tubo, un altoparlante? Riconfezionando flussi e discorsi in nuovi contesti di fruizione (diverse aspettative, orizzonti di senso per l’interpretante) può dichiararsi neutra rispetto al messaggio che veicola? Ogni blogger che scrive liberamente di fatti di cronaca, oppure un giornalista su una testata editoriale, può dire di fare semplicemente informazione? Non credo. Anzi, la capacità di adottare uno stile espositivo rispettoso dei fatti, su cui eventualmente costruire in modo fondato il proprio punto di vista e la propria riflessione è sempre garanzia di una coscienza “giornalistica”, segno dell’aver compreso e praticato una metodologia del “fare cronaca” in grado di sottoporre a critica i propri stessi strumenti del mestiere, in una deontologia esplicita.
E il lettore è alfabetizzato? Possiede competenze in lettura che siano in grado di fargli decodificare un testo come “pettegolezzo&propaganda” rispetto a un articolo “ben formato” dal punto di vista giornalistico? Ci sono dei marcatori, nel testo? Indicazioni intra o extratestuali (cotestuali, contestuali) che possano aiutare a disambiguare il messaggio correttamente, a porlo contro uno sfondo adeguato, per dargli la giusta ambientazione?
E se domani ci fossero centinaia di webtv (facilissimo), l’Ordine dei Giornalisti dovrebbe mettere il bollino a quelle che fanno informazione seria e quelli che invece giocano a fare i citizen journalist?
E come si fa a distinguere, visto che già ora ci sono cittadini che pubblicano dignitosissime cronache e ricognizioni e riflessioni su questioni d’attualità, più o meno iperlocali, e ci sono testate giornalistiche online registrate che assomigliano a dei forum di bimbiminkia?
E’ chiaro che il vecchio modello non può reggere. Vedremo emergere Luoghi di giornalismo vero e fondato sui fatti, sulla volontà di fornire informazioni e punti di vista per raccontare gli accadimenti avendo fermo riferimento nel nutrire l’opinione pubblica di cibo per la mente di qualità.
E noi tutti semplicemente esplorando il web e le nostre cerchie sociali e di affinità scopriremo e frequenteremo molti Luoghi d’informazione, istituzionali o partecipativi o artigianali, e daremo i nostri voti alla qualità dell’offerta.
Sono stanco?
Consumo collaborativo
… sembrano segnali che anche in Italia si stia cominciando a sperimentare un diverso comportamento d’acquisto, basato sulla condivisione e il riciclo dei beni piuttosto che sulla loro proprietà.
Netizen
Quindi o mostri alle persone l’arricchimento della vita sociale nel piacere della partecipazione, oppure spieghi in che modo una macchina più efficiente (Internet) può garantire una maggiore nostra efficacia nel fare cose, muovere situazioni, modificare territori e stili dell’abitare.
La SIAE è un brontosauro
Dov’è la sorpresa se un’impresa deve pagare quando si procura le materie prime per fare business?
Fuori dal 900
Veltroni in un suo discorso descrive (male) la Rete dal suo punto di vista, e Giovanni Boccia Artieri gli dice che sta sbagliando, che la sua percezione è quantomeno parziale, e potenzialmente fuorviante.
Solo che per dirglielo deve spiegare cos’è tutto questo nostro abitare in Rete e intrecciare conversazioni, e lo fa piuttosto bene, as usual. Qui il post.
Just on time
Aver costruito reti di contenuti, aver costruito reti di conversazioni e relazioni, aver costruito ambienti sociali digitali, enpowerando individui e collettività, facendo emergere una strutturazione a nicchie ecologiche, dando visibilità e parola a rappresentazioni mediatiche del territorio, modificando il territorio secondo le indicazioni della mappa.
Hashtag, o del passaparolachiave
In un messaggio privato di qualche tempo fa scrivevo
ci starebbe una riflessione accademicosa sulle qualità linguistiche dell’hashtag in quanto “lato visibile” dello tsunami. Un #qualcosa che sappia stare tra l’informativo e il lol, bello comodo da maneggiare per tutti quelli a seguire. Adeguato, circostanziato. Lì c’è il brainstorming, dinanzi al fatto immagino ci sia un’esplosione di possibili hashtag, poi nella dura battaglia della crowdselezione uno s’impone. Se diventa riconoscibile e maneggiabile vuol dire che si è diffuso il codice che lo rende tale, e allora lui può esser segno. Vediamo come funzionerà ilprossimo, roba di giorni credo.
Lato ricezione, c’è da agganciarsi a nuvole di significato pertinenti, va compreso e memorizzato il richiamo semantico su cui l’hashtag fa leva, variamente espresso nella parola chiave da utilizzare su Twitter.
Più informativo di tanto non può essere, è una parola sola o due tre unite, spesso sono i nomi dei luoghi dove sta avvenendo qualcosa (e sappiamo possono essere immaginari) oppure il nome del personaggio protagonista, parole che con il cancelletto davanti # diventano il nome dell’accadimento appunto diversamente connotativo, nonché strumento stesso della ricerca di informazioni sull’accadimento-degno-di-menzione sul web, nei flussi in tempo reale di Google o di Twitter stesso.
In questi giorni ci sono gli episodi del NoTAV in Piemonte Val di Susa, e un hashtag dell’evento è #saldi, esplicitamente ricavato da nervi saldi, ma a me vengono in mente anche i saldi dei negozi che partono più o meno ora, e la locuzione “siamo ai saldi” su area semantica “saldare il conto” quindi indicazione di temporalità per le ultime fasi di un contratto o situazione, e se vogliamo ci sarebbe anche il “saldare” con la fiamma ossidrica, unire metalli in modo fermo, e torniamo ai nervi.
Coloriture di significato che allertiamo nell’interpretare e maneggiare l’hashtag, e su di lui si riverberano.
Lato produzione è tutto da ridere. L’hashtag è l’emergere spontaneo (ma non nel senso di inconsapevole o ignaro di sé, anzi) della parola adeguata, attraverso un filtro fatto di magari decine di migliaia di twit, di persone che lo hanno visto e riutilizzato nel partecipare alla comunicazione complessiva di quell’atto o evento da tenere sotto occhio mediatico. Immagino per ogni accadimento la nascita spontanea di molti hashtag diversi, poi dal loro stesso girovagare per le reti sociali (di maggior o minor influenza) vengono abrasi o levigati come ciottoli di fiume, e avviene la selezione verso uno o due hashtag “ufficiali” dell’evento.
Tra l’altro, già cominciamo a assistere a hashtag progettati a tavolino, prima dell’evento, a esempio nei team professionali delle web agency che si dovranno dedicate alla copertura mediatica.
Quello sgorgare immediato, o talvolta elaborato e ponderato, di una parola-chiave nelle testa e sulla tastiera di un singolo già molte volte è accaduto nei brainstorming delle redazioni che devono curare il flusso in uscita, o reinoltrare aggregando l’informazione emergente dalle genti connesse.
Bullarsi simpaticamente dell’onore di aver creato e diffuso un trending topics di Twitter rivela una realtà mentale già ora presente nei professionisti della comunicazione anche italiani, orientata a scoprire congetturando i modi per bucare il muro grigio dell’informazione indifferenziata che ci scorre davanti, per guadagnarsi visibilità e diffusione, per guadagnare la nostra attenzione.
Certo, i fattoidi ora possono dilagare. Come mostravano certe avanguardie artistiche, creare la comunicazione di un evento è già costruire l’evento, al punto che quest’ultimo può anche non aver luogo. E se l’evento ha luogo, non è un fatto, è un fattoide, come una partita di calcio trasmessa in tv, di quelle nate solo per la tv, e se non vi fosse la copertura mediatica loro non esisterebbero, non avrebbero luogo. Fisico.
Perché se l’evento è a sua volta mediatico, fatto di bit, una rapresentazione, può essere traquillamente una menzogna, progettata e consapevole. Però ripresa e reinoltrata da decine di migliaia di persone, che diventa trending topic, che giunge fino ai media tradizionali (il che non è garanzia di qualità o significatività, perché dipende a sua volta da altre agende e punti di vista, e cose di cui parlano milioni di persone in Rete possono venire completamente ignorate da un TG nazionale).
E sono cose che nascono dalla Rete, sia nello sgorgare di un hashtag da una singola persona, sia come etichetta situazionale più o meno ponderata da appiccicare a tutto un flusso livestreaming.
E progettare spreadability di un hashtag è buona scommessa, visto che poi può accadere di tutto a quel segno, una volta immesso nei flussi vorticosi di una comunicazione rapida, nei torrenti delle segnalazioni spontanee, nei passaparola.
Noi in Rete non siamo più solo redattori, possiamo come caporedattori mettere i titoli delle notizie, dare a un evento il suo nome e vederne la propagazione istantanea nel Web, di bocca in bocca, o meglio di becco in becco trattandosi di cinguettii.
Anche qui, di nuovo: sbaglio a suggerire una dimensione gerarchica, una scala di importanza tra semplice twittare e twittare qualcosa con un hashtag, o inventare proprio l’hashtag. Si tratta semplicemente di possibilità che il sistema mi offre, potenzialità tecniche offerte indifferentemente a tutti noi, come connaturate e native degli strumenti di trattamento dell’informazione di cui dispongo. Così ridisegnamo il senso degli accadimenti, parlandone con altri.
AGCom, Calabrò, la censura in Rete, la feccia
Alcune fonti per approfondire (via AgoràDigitale):
- Il post-denuncia di Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale, dopo l’incontro con il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò.
- Una sintesi dei motivi della mobilitazione a cura di Valigia Blu.
- Un articolo di Anna Masera su laStampa.it che contiene un’altra sintesi (meglio abbondare) del regolamento in via di approvazione e le prime notizie sulla mobilitazione in corso.
- Richard Stallmand contro la delibera Agcom, in un articolo di Arturo Di Corinto su Repubblica.it
- Le FAQ sul sito www.sitononraggiungibile.it, a cura dell’avvocato Fulvio Sarzana, per approfondire i dettagli della delibera
- L’audiovideo della Presentazione del Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet (da radioradicale.it)
Klout, narrativizzare la reputazione
- il mio essere piuttosto partecipante rispetto al solo “ascoltare” la conversazione (coinvolgimento)
- la mia creatività nel produrre oggetti informazionali originali contrapposta al semplice linkare e re-inoltrare contenuti di altri
- la quantità e frequenza del mio confezionare e “spammare” informazione
- la focalizzazione dei contenuti di cui sono solito trattare (ipersettoriale vs. a ampio spettro)
“The Net” (Videomusic 1995)
Ri-Eco-lo
Search + Social = Authority x Influence
___________
Search + Social = Authority x Influence
di David Armano
Il social è basato sull’influenza
Aggregare, fare curation, diffondere
Un esempio di scenario: un vostro concorrente lancia il suo prodotto, generando segnali mirati (targettizzati) sul Web. I partecipanti digitali cercano frasi specifiche per trovare news e informazioni sulla campagna pubblicitaria mentre simultaneamente le conversazioni sui social media digitali esplodono. I risultati della ricerca e dei social cominciano ad influenzare che cosa un partecipante pensa (comincia il loop della considerazione). Si intraprende a questo punto un’analisi sulle gerarchie dei risultati relativi a specifiche richieste di ricerca sui motori. Le valutazioni e i dati raccolti vengono convertiti in atti di comunicazione, e viene stilato un piano d’azione progettato per creare una serie di nuovi segnali. Le comunicazioni e le iniziative di aggancio sono lanciate attraverso tutti gli ambienti digitali e promosse secondo specifici partenariati. Se le comunicazioni e le strategie di aggancio funzionano, le iniziative così promosse attraverso i network entrano in risonanza e gli esiti delle ricerche sui motori ne vengono favorevolmente influenzati. I risultati combinati di ricerca e social possono ora modificare ciò a cui un partecipante digitale presta attenzione. Il processo viene ripetuto all’apparire di nuovi segnali.
Questo è il modo in cui la ricerca e il social funzioneranno insieme nel prossimo futuro.
Report agée
Poi oggi c’è stata la replica di Stefania Rimini, autrice del servizio “Il prodotto sei tu” trasmesso da Report, e decisamente emerge la visione poco chiara con cui ci si è mossi nel confezionare il servizio. Anzi, tutto quel suo parlare di “aspettative” lascia vedere in controluce proprio come le strategie dell’Autore, a partire dalla propria concezione di Lettore Modello (l’idea che un autore si fa del proprio pubblico, del destinatario) siano state decisamente fuori mira, invischiate in una visione massmediatica classica, obsoleta, non congruente con i temi stessi trattati nella puntata. La Tv che guarda la Rete, senza rendersi conto di essere lei stessa in Rete, ormai parte di un tutto più grande, dove i meccanismi conversazionali son altri. E nella stessa puntualizzazione della Rimini, il tono e la supponenza ahimè son quello che emerge.
In seguito alla nostra puntata del 10 aprile “Il prodotto sei tu” (dedicata ai social network e alla privacy, sicurezza e libertà in rete) ci saremmo aspettati una mobilitazione del “popolo della Rete” italiano in difesa della libertà d’espressione su Internet, visto che l’Autorità garante delle comunicazioni sta ancora conducendo audizioni al riguardo e il momento giusto per farsi sentire è adesso. Invece, nessuno ha mosso un dito per digitare una mail di protesta. Ci saremmo aspettati ancora di più una mobilitazione in difesa del soldato Bradley Manning, che sta rischiando la vita accusato di tradimento, in nome della libera circolazione delle informazioni – qualsiasi informazione – in Rete. Invece no, la mobilitazione non è “salvate il soldato Manning”, ma “salvate il soldato Zuckerberg”. Potenza della Rete. Ci torneremo su, come di consueto, nel prossimo aggiornamento