Archivi autore: Giorgio Jannis

Arredo urbano per aree connesse

Un’isola urbana, materiale e connessa con l’immateriale. Attrezzata, innanzitutto concettualmente, per abitare con dignità moderna i luoghi urbani. Esteticamente gradevole, o per lo meno il mio plauso per aver cercato di uscire da figuratività eccessivamente connotata di tecnologia e di futuristico, che spesso diventa una cosa fredda, disumana, disumanizzante.
Qui  http://www.mathieulehanneur.fr/projet_gb.php?projet=174#  l’idea progettuale dell’Escale Numérique, già installata sugli Champs-Elysées a Parigi. 
Via Mante, Eraclito.
 

Aggiungo una riflessione sulle smart-maps, “Self-Mapping. Mappare le città: fra geoblogging, pratiche di progettazione urbana ed etnosemiotica”, trovata qui su Augenblick, il blog di Ocula.

Risultati attesi

6 idee per un Paese digitale, un’Italia 2.0, di Francesco Nicodemo:
  1. Italia 2.0 è fatta di cittadini che non hanno alcuna difficoltà con questa tecnologia, dove lo spread digitale è minimo, indipendentemente dall’età e dalla classe sociale, perché sono rimossi tutti gli ostacoli di ordine sociale ed economico. Un Paese digitale in cui per i cittadini e per i migranti l’accesso alla Rete è sempre possibile e da qualsiasi luogo, che sia una piazza, una strada, un ufficio pubblico, una biblioteca, o persino sul tram.
  2. Italia 2.0 significa servizi online al cittadino, dall’anagrafe alla sanità, e servizi via web alle imprese, specialmente quelle piccole, su cui pesa la lentezza e la farraginosità della burocrazia.
  3. Italia 2.0 è integrazione dei nuovi cittadini attraverso gli strumenti di inclusione sociale ed è partecipazione democratica, trasparente e aperta attraverso il coinvolgimento dei cittadini nel progettare il futuro comune e nel giungere a scelte condivise.
  4. Italia 2.0 è open data, libera i dati della PA e li mette a disposizione di tutti gratuitamente, affinché ognuno li utilizzi per sviluppare idee innovative, sui trasporti, sull’ambiente, sui rifiuti, e persino sugli orari della movida, perché la città digitale riduce i consumi, migliora i trasporti, contiene la spesa, abbatte l’inquinamento.
  5. Italia 2.0 facilita la creazione di migliaia di posti di lavoro del futuro, quelli legati al mondo del digitale, avendo la consapevolezza che non occorrono colate di cemento o capitali immensi, perché il digitale ha bisogno soprattutto di cervelli e di ambienti congeniali in una Paese che favorisce l’applicazione del digitale a tutti i settori produttivi.
  6. Italia 2.0 è trasversale e tocca tutte le attività: cultura, infrastrutture, economia, alfabetizzazione, inclusione, democrazia, lavoro.


Coinvolgimento affettivo delle comunità digitali

Un bell’articolo esaustivo e documentato di Marco Minghetti sul Sole24ore “Di cosa parliamo quando parliamo di #Engagement”, sulla social organization, sullo scenario e le azioni comunicative delle organizzazioni lavorative al tempo del social web.
E si parla esplicitamente di affettività, nelle forme di coinvolgimento e partecipazione delle community interne o esterne all’organizzazione. Progettare esperienze, renderle praticabili, ricavarne identità, con passione.

“La cosa più importante che la collaborazione consente ai dipendenti è formare legami e connessioni tra loro, ovvero costruire relazioni. Queste relazioni fra dipendenti coinvolti (engaged employees) sono quelle che portano nuove idee all’interno delle organizzazioni. Quanto più i dipendenti possono condividere, comunicare, collaborare e coinvolgersi (engage with) uno con l’altro, maggiore è il flusso delle idee. Queste idee possono essere nuove opportunità di guadagno, strategie di riduzione dei costi, consigli per il miglioramento della produttività, miglioramenti nello sviluppo dei prodotti, eccetera”

I ricercatori identificano innanzitutto una precisa definizione di Engagement: “L’intensità della connessione o partecipazione individuale con un marchio o una organizzazione”. (…) L’Engagement richiede una connessione emotiva tra una marca o una organizzazione e un individuo. Questa connessione emotiva porta all’azione, magari sotto forma di Condivisioni, Like o Tweet dei contenuti associati a prodotti e servizi: una azione propedeutica (o successiva) al loro acquisto. “Dal punto di vista del cliente, l’Engagement significa la volontà di andare oltre il mero atto utilitaristico di consumare, per investire qualcosa nel rapporto”, spiega il Dr. Oullier economista comportamentale. Il neuroscienziato Dr. Ramsøy aggiunge: “L’Engagement è relativo alla volontà o capacità di spendere energia per ottenere qualcosa, energia che viene sottratta ad altri impegni e relazioni”.

Social Identity Card

Un articoletto su ZDNet sulle carte di identità digitali rilasciate dai social, Facebook e Google+.
Toccherà farne una per ogni social? O qualcuno si metterà d’accordo? Un ente terzo? L’anagrafe mondiale?
Qui c’è uno su Panorama che dice che è ora di basta all’anonimato. Solito articoletto estivo.
Fate quello che volete, io voglio che l’anonimato resti possibile e garantito, come garanzia di democrazia, come perlustrazione libera di ciò che possiamo essere e diventare, e dieci anni fa non sapevamo potessimo essere in quanto umani connessi.
Al limite, anonimato protetto, ma ho dei seri dubbi, come Mante scriveva anni fa. E subito qualcuno scopra il sistema per eludere il sistema. E più software per criptare i messaggi, per tutti, quando abbiamo voglia.

Filtri umani

Ci hanno educato per almeno cinquant’anni, dai Persuasori occulti in avanti. La tecnica è quella, instillare un bisogno. Di quelli che prima non avevo, magari. Un’automobile, un telefono, una lavatrice, un panino, un paio di calzoni, un profumo. E da molti anni non raccontano il prodotto, suggeriscono un’esperienza, uno stile di vita a cui tendere, un sogno, un’aspirazione – indotta. E sono bravi. Confezionano messaggi, mondi interi, per venderci un oggetto. Ma questa è l’economia dell’immateriale. Informazioni. Cose che ci nutrono, e ci dicono cosa pensare, non solo cosa indossare. E quindi ecco la semina del bisogno di informazioni. Di panini e jeans posso calibrare la produzione, sarò spesso in equilibrio tra domanda e offerta. C’è un limite materiale, e uno dettato dalla convenienza economica. Delle informazioni non c’è limite. Posso inventare storie, raccontare la stessa in mille modi, escogitare percorsi di senso che dentro il giusto contesto diventano appetibili. Le gallerie di foto dei quotidiani online, per esempio. I mille retroscena di una vicenda di cronaca. Posso riempire internet di parole, e poi vorrei fare in modo tu le leggessi, e magari le condividessi. Clicca, per dio. Clicca, e sentiti in ansia se non surfeggi compulsivamente tra mille cretinate. Ogni giorno. Che se per caso stai lontano dal pc per due giorni ti senti svuotato, ti manca il ritmo. Mail, socialino, socialone, geotagging, immagini, forum specifico, chat, blog, tutto il giro, tutto il giorno, e guardare se c’è qualcosa di nuovo. Indurre il bisogno di informazione. Sono un po’ stanchino. 

Paesaggio, turismo, comunità, Dolomiti

FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO, LINEE GUIDA PER CONSERVAZIONE E PROMOZIONE 
In campo l’Università di Udine con la sua proposta al Meeting a Palazzo Belgrado assieme ai rappresentanti delle aree coinvolte per definire le Unità di Paesaggio (UP) 
Verso la definizione di linee guida ad hoc per individuare le Unità di Paesaggio (UP), come richiesto dalla Convenzione Europa, attraverso le quali ottenere ricadute turistiche di elevato impatto per la fruizione delle Dolomiti. A Palazzo Belgrado è andata in scena la riunione tecnica della Fondazione Dolomiti Unesco, alla quale hanno preso parte tutti i soggetti coinvolti, sia del Friuli sia del Trentino Alto Adige, finalizzata ad affrontare, fra i vari temi, la fruizione del paesaggio. La proposta per questo progetto è arrivata dall’Università degli Studi di Udine grazie al lavoro condotto dai Dipartimenti di Scienze Agrarie e Ambientali, Scienze Economiche e Statistiche e Scienze Umane. 
L’approccio paesaggistico deve considerare la componente percettiva per chi fruisce del bene come turista, sia per chi ne fruisce in veste di comunità residente – hanno dichiarato i relatori – in modo da considerare non solo la componente estetica ma anche il valore in termini culturali ed identitari del bene. In pratica, si tratta di assegnare al paesaggio in sé un ruolo di attivatore economico, ovvero individuare nell’habitat dolomitico tutte le potenzialità rispetto ai servizi di tipo culturale o legati agli aspetti estetico-percettivi verso i fruitori del contesto naturale. 
Durante il meeting si è messo mano al modello possibile della gestione con riferimento al turismo ma anche alle attività antropiche che devono essere coordinate in maniera unitaria pur con l’accortezza di prevedere obiettivi di tutela specifici pensati per i singoli siti in un contesto globale di tutela delle risorse naturali. 
Per lo sviluppo di questo filone innovativo, si è deciso di interfacciarsi con le attività svolte da altri soggetti che collaborano al gruppo di ricerca, come l’EURAC (European Academy of Bozen) e STEP (Scuola per il governo del Territorio e del Paesaggio).

La Rete come una sauna come una spiaggia

Una tipa, la vice-ministro della gioventù del Costarica.

Si mette in mutande e reggiseno, lei è proprio formosa, si stende sul letto talvolta ammiccando e manda un videomessaggio tramite Youtube al suo uomo, dice che lui le manca, che lo fa per lui, che lo ama. Un video pubblico, si può vedere anche qui da Pasteris, dove ho letto la notizia. Poi si è dimessa dall’incarico, e francamente non so perché. Robe di pubblico-privato, immagino, di reputazione, di moralità, di adeguamento dei comportamenti al ruolo sostenuto professionalmente. Adeguamento? C’è un codice da qualche parte, che stabilisce la giusta correlazione, quella appropriata. Le parole da pronunciare, i comportamenti da tenere in quel contesto devono essere ben formati, coerenti con un sistema di significazione stabile e stabilito, e nel corso del processo di comunicazione devono cadere nelle situazioni, trovar vita e senso, in modo da non contraddire alcune regole enunciative, da non compromettere la conversazione, in modo da garantire un riflesso sul discorso di quei valori che intendo trasmette insieme al mio dire. Cose che non vengono dette, ma accompagnano poi immancabilmente l’interpretazione. Veicolo un mondo nella mia visione del mondo, anche quando sto semplicemente chiedendo un caffè al bancone di un bar.

E una vice-ministro non può dire “ti amo” al suo uomo con un video pubblico in biancheria intima, e poi ragionare di politiche giovanili e comportamenti educativi. Capisco.

Ma la domanda è: la tipa è cretina? Si rendeva conto di quello che stava facendo? Ok, forse era un po’ brilla, ma sapeva giudicare le conseguenze delle sue azioni? Magari per lei è un comportamento abituale, metti che sono dieci anni che videochatta in webcam con amichetti, la sua soglia di praticabilità del gesto era bassa, per lei è una cosa normale.

Per milioni di persone su questo pianeta videochattare è una cosa normale, da anni. E quindi c’è una norma da qualche parte, che si è modificata.

Sì, voglio arrivare lì. L’ondata di moralità che vive nei pensieri del vice-ministro (spingendola a dimettersi o a accettare di) è la stessa che vive diffusa nei saperi condivisi della collettività del Costarica, e assomiglia parecchio alla nostra, visto che condividiamo molti fattori culturali – il Costarica ci è più comprensibile di Sumatra, per dire – e quindi possiamo a nostra volta esprimere giudizi sull’adeguatezza di quel comportamento, con codici simili. Ma quell’insieme di pensieri sillogismi argomenti mezzeverità esempiconcreti che costituisce il nostro concetto di “moralità” non si è adeguato alle nuove possibilità dell’espressione di sé offerte dai media digitali. Non si poteva mostrare in cinque minuti a tutto il mondo un video girato nella nostra camera da letto. Oggi sì, e a moltissimi piace, lo fanno quotidianamente, e sono cambiate le soglie di ciò che è ritenuto conveniente e sconveniente fare, di ciò che è pubblicabile. Si può fare, quindi si fa. Poter praticare quella forma dell’espressione, quella nuova parola che tutti possiamo pronunciare essendo ormai stabilmente entrata nel dizionario e nell’enciclopedia condivisa della collettività mondiale, significa trovare sul piano del contenuto qualcosa che ora può essere detto, una sostanza del contenuto che trova una sua forma nell’adeguarsi alle possibilità espressive, rivelando cose degli individui e del mondo che prima semplicemente non potevano essere dette, mancando le parole per dirle.

Una videochat pubblica o pubblicata è un elemento in più nella grammatica delle possibilità espressive della specie umana, e mostrerà lati dell’animo umano mai prima esplorati da nessuna arte o pratica sociale.

E quanti sono, al mondo, quelli che ancora dentro di noi chiamiamo esibizionisti? Pullulano in questi universi di discorso valori e configurazioni discorsive affettive legate alle aree semantiche del pudore, dello  smascheramento, all’identità personale e sociale svelata e rivelata, della reputazione, della normalità, del socialmente adeguato. Tutta roba che dovrà adeguarsi, perché i valori sono liquidi e si adeguano ai contenitori.

Un mondo fatto di gente che in mutande parla in pubblico, di cose pubbliche o di cose private. E nessuno si stupisce. D’altronde qualcuno diceva che se alle riunioni di governo o del CdA di un’azienda fossimo tutti nudi, le cose andrebbero diversamente. I finlandesi (tutti, li ho contati) si vantavano di questo: le riunioni di governo dentro la sauna, tutti nudi e tutti uguali. Non hai la camicia più costosa della mia, non indossi nulla per migliorare agli occhi degli altri il tuo prestigio, corone o scettri o pellicce o abiti di alta sartoria. E la Rete ci permette di andare mezzi ignudi dappertutto, e non genera panico sociale. Come se quel vice.ministro fosse andata in spiaggia esponendo esattamente gli stessi centimetri quadrati di pelle, e avesse pronunciato quel saluto affettuoso davanti a una videocamera di un tg nazionale, e nulla sarebbe successo, forse le avrebbero detto che sarebbe stato più consono indossare un pareo, ma in fondo non farebbe scandalo. La stessa gente che la mattina incontri in giacca e cravatta in ufficio potresti incontrala in mutande in spiaggia, e non sembra strano. Una donna piega una gamba per mettersi la crema solare, e fa un gesto che mai farebbe in ufficio, per timore di essere presa per esibizionista dall’ormone bollente. Cambia il contesto, tutto torna ok. Abbiamo dei codici, ci sorreggono, dislocano il significato e sono sensibili al contesto.

Quelli che si vogliono impegnare nel costruire la propria identità digitale arredano con cura i propri spazi, dai colori del blog alle immagini sui social, facendo personal brand reputation, che abbiano dodici anni o settanta, che ne siano consapevoli o meno. E’ un tratto della personalità aver cura dell’ambiente di vita, dipende da cultura personale e sociale in cui siamo cresciuti. Alcuni ci mettono molte energie, alcuni semplicemente pubblicano cose secondo i gusti personali, e poi la reputazione emerge nel tempo, come linea di melodia infinita del nostro vivere in rete. Ma non puoi millantare reputazione. Posso sapere cosa hai fatto in rete e fuori in passato, il tuo stile di conversazione sui social, la qualità delle tue pubblicazioni in Rete, la rete sociale in cui sei coinvolto. In Rete sei uno che esprime opinioni, sei un punto di vista e sei prezioso proprio perché unico, sei un nodo di soggettività che agisce conversazione, costruisci società della conoscenza, offri informazioni e riflessioni. Su queste basi io ti giudico, in Rete. Nel tuo partecipare, sostenere una posizione, controbattere, saper cercare collaborativamente nel dialogo il bandolo di una matassa di ragionamenti, su una BBS o su un forum o nei comment di un blog o su un social.

E per me, puoi anche essere nudo. Anzi, forse meglio.

Essere in grado di

Ok, le smartcity. Ma qui si tratta delle smartcommunity. Le comunità vanno enpowerate nella consapevolezza di sé, nella motivazione di singoli e gruppi a partecipare, vanno connesse e interconnesse sul piano tecnologico e relazionale, servono piazze strade caffè e salotti, occorrono dei luoghi di visibilità pubblica delle forme sociali digitali. E delle mappe, segnaletica, percorsi emozionali, palestre di cittadinanza.

Vanno diffuse delle abilità nella popolazione, va promossa una competenza in ogni cittadino riguardo al sapere fare (e magari, al sapere di saper fare), riguardo al saper fruire del territorio fisico dandone immagine e verbo sul territorio digitale, e saper partecipare a pubbliche discussioni che possano contribuire a migliorare la qualità dell’abitare.

Forme di alfabetizzazione digitale strutturata e formale, mediante agenzie formative e utilizzando i media tradizionali. Poi se molte cose sono in Rete e le persone scoprono la loro utilità o partecipano a qualsiasi iniziativa ludica o professionale, altre competenze nasceranno dalla semplice frequentazione e comprensione dei meccanismi tecnologici e sociali della Rete, perché nessuno ha imparato Internet (o anche a usare il computer) da un manuale d’istruzioni.

Quindi, rendere appetibile l’uso della Rete, per far andare la gente online, e disseminare competenze come effetto laterale. Un po’ come quando si dice che Facebook ha alfabetizzato (ahia) l’italia.

La garetta

La garetta per essere il primo anello della catena di feed.
LinkedIn dice che non accetta più i twit, e se vogliamo però possiamo iniziare la conversazione su LinkedIn, e da lì inoltrare su Twitter. E questo non esporta, e quello non importa.
Anzi, proprio non mi importa per niente, giocatevi le vostre battaglie con i mezzucci che avete, le vostre strategie per blandire i clienti, i metodi per trattenerli qua e là.
Io sono netizen, non un consumatore della Rete.

A smart life experience. Convegno a Udine

Udine, Piazza Venerio

Friuli Innovazione promuove un evento aperto dedicato al tema della pianificazione urbana intelligente e alla necessità di mettere a fattore comune le esperienze di ricerca più avanzate sviluppate sul territorio. La domotica è un settore nel quale la Regione Friuli Venezia Giulia sta investendo molte risorse e proprio a partire da tre progetti in corso di cui Friuli Innovazione è partner–EasyMob, LAK e Re-Freedom – verrà discusso con istituzioni e portatori di interesse il tema dell’integrazione delle tecnologie disponibili nella pianificazione del territorio nonché dell’importanza di capitalizzare i risultati raggiunti in progetti sperimentali per uno sviluppo industriale che permetta al sistema economico di acquisire nuovi elementi di competitività.

L’evento rappresenta un approccio smart alle sfide del prossimo futuro, evidenziando la necessaria coesione tra tecnologia, governance territoriale e comunicazione efficace. 
Programma
Il programma prevede l’inizio dei lavori alle 9.30 con i saluti del Sindaco di Udine Furio Honsell, il presidente di Friuli Innovazione Sergio Cecotti e il presidente della CCIAA di Udine Giovanni Da Pozzo.
Seguirà alle 10 un’intervento di Pierluigi Piva,executive partner Gartner Consulting, intervistato da Michele Vianello, direttore di Vega Science Park di Venezia, sul tema “Il futuro intelligente della città”.
Si prosegue, alle 11.30, con un dibattito sul tema “Quanto vale la domotica nello sviluppo sociale ed economico del FVG”, al quale prenderanno parte i due ospiti insieme con il direttore tecnico della Solari Spa di Udine Sabino Sinesi, capofila del progetto EasyMob, il presidente di Snaidero Spa Edi Snaidero, capofila del progetto LAK e, per il progetto Re-Freedom, l’assessore all’innovazione del Comune di Udine Paolo Coppola. Prevista anche la partecipazione della Regione Friuli Venezia Giulia.

Web reputation su Telefriuli

Un consigliere comunale di Udine area Lega ha scritto frasi becere e razziste sul suo facebook, è nato il caso di cronaca, poi si è pure pentito e ha ammesso lo sbaglio, però a peggiorar la sua situazione – il vero sbaglio – costui aveva prima cancellato i post e commenti su FB, poi ha cancellato tutto il suo profilo.”Luca Dordolo”.
E quindi si ragiona di reputazione.
Mi telefona la redazione di Telefriuli, rispondo a qualche domanda con delle considerazioni sulle dinamiche di questo nostro abitare sociale sul web, poi però la redazione ci costruisce sopra un servizio vero e proprio e lo trasmette al telegiornale delle 19.00, in maniera un po’ piratesca filmo la televisione e metto il video su youtube e qui (casomai lo tolgo).

Qui il testo
“Quando pubblichiamo qualcosa in rete, dobbiamo farlo con la consapevolezza di essere in grado di sostenere commenti e critiche alle nostre affermazioni e tenendo ben presente la dimensione sociale e partecipativa che caratterizza il web moderno, dove tutto è amplificato, anche le conseguenze di ciò che facciamo e diciamo”.
    Sono parole di Giorgio Jannis, semiologo ed esperto di cultura digitale, che prendendo spunto dalla vicenda che ha visto protagonista il leghista Luca Dordolo e le infelici considerazioni pubblicate sul proprio profilo Facebook, sottolinea l’importanza della cosiddetta web reputation.
    “I valori che contano nel social web – spiega Jannis – sono molto umani: fiducia, trasparenza, capacità di sostenere un dialogo. Tutto quanto scriviamo può essere legittimamente commentato, criticato, ripreso e riportato altrove, anche in contesti dove può essere usato contro di noi. Con conseguenze tutt’altro che virtuali, che vanno dalla diffamazione alle ripercussioni sul piano della vita sociale quotidiana”.
    Jannis sottolinea come la reputazione sia un valore sempre esistito nelle comunità sociali, che trova oggi nuove forme di visibilità nei luoghi del web sociale, quello dei social network: basta commettere un errore, dare una risposta sbagliata oppure non tenere presente il contesto del nostro dire, che tutto ciò macchia la considerazione che gli altri hanno di noi. “E le macchie – precisa Jannis – negli ambienti social rimangono ben impresse. Ecco perché la gestione della reputazione è un fronte sui cui oggi molte figure professionali si stanno muovendo, consapevoli della necessità di prendersi cura del proprio abitare in rete”.
   Quali sono gli errori che più comunemente si commettono frequentando i social network? “Non comprendere bene la dimensione sociale dentro cui le nostre parole cadono –risponde Jannis – confondere lo spazio pubblico con quello privato, non valutare adeguatamente le conseguenze del nostro dire, anche in considerazione del fatto che, in rete, il destinatario potrebbe essere diverso da quello che immaginiamo”.
   Tutto ciò vale ancora di più per i politici e in generale per i personaggi pubblici. “Devono utilizzare i social media in maniera consapevole, adulta ed educata. Devono insomma avere una postura comunicativa adeguata, che richiede una buona comprensione della grammatica dello strumento”.
   Quanto a Dordolo, Jannis evidenzia che una riflessione personale lo ha coinvolto e travolto sul piano politico, a conferma di quanto reali possano essere le conseguenze di un commento in ambiente virtuale.
   “Tutte le pubbliche amministrazioni – conclude Jannis- dovrebbero imparare a padroneggiare questi nuovi strumenti. Noi dobbiamo diventare cittadini digitali migliori ed altrettanto devono fare gli enti pubblici: la battaglia è la stessa”.

Un luogo pubblico

Cosa dovrebbe esserci, quindi sul web territoriale? Contenitori? Contenitori di narrazioni spontanee, nuvole di lifestreaming di singoli e organizzazioni sociali che s’intersecano e mostrano l’esperienza di quel territorio, nelle parole e nei punti di vista di quelli che lì ci abitano e ne danno rappresentazione, e di quelli che viaggiando lo attraversano, come preziosa fonte di sguardi e tracce di chi aggiunge la propria esperienza allo storytelling di un comunità locale.
E dovrebbero forse essere “pubblici”, promossi da Pubbliche Amministrazioni, questi contenitori? Contenitori per l’espressione libera di tematiche legate alla qualità dell’abitare, sforzo collettivo e partecipativo per l’ottimizzazione a volte semplicissima di un sistema territoriale, o per una modalità di dialogo con le istituzioni da parte di un normalissimo cittadino digitale. Palestre di cittadinanza digitale, e si intendono qui le scuole – presso cui simili percorsi di apprendimento sulle competenze digitali sono da considerarsi ormai necessari per la formazione dei futuri cittadini, oppure luoghi web pubblici e ufficiali come luogo di visibilità e conversazione di progettazioni sociali innovative. Spazi digitali progettati e arredati con sapienza, in grado di offrire esperienze di fruizione appaganti e motivanti, diffondere prassi concrete di civismo, ambienti digitali capaci di portare le collettività iperlocali a partecipare a discussioni e suggerire ai pubblici decisori luoghi cittadini di intervento, o migliorìe nei processi trasformativi e distributivi dell’informazione e dei servizi di un territorio.

Banda ultralarga a Udine

Fonte: www.corrierecomunicazioni.it

Udine spinge sulle Ngn, servizi al via entro l’anno

Firmato un accordo fra il Comune e Telecom Italia: in campo un’architettura Fttc e sfruttamento delle infrastrutture fognarie per la posa dei cavi. Il sindaco Honsell: “Con l’aumento di banda aumentano Pil e posti di lavoro”. Via anche al Mou con Insiel per il superamento del digital divide sul territorio del Friuli Venezia Giulia

Telecom Italia e il Comune di Udine hanno firmato oggi un accordo sulla rete ultrabroadband di nuova generazione in fibra ottica (Ngan) nel territorio comunale, riguardante tecniche che prevedono – grazie all’architettura Fttc (fibra al Cabinet) – di portare a poche centinaia di metri dal cliente la fibra e l’elettronica di ultima generazione.

La rete in fibra sarà realizzata utilizzando al massimo tutte le infrastrutture esistenti e tecniche innovative di scavo che permettono la riduzione dei tempi e dei costi di intervento, garantendo nel contempo un basso impatto ambientale. L’intesa è stata siglata oggi dal Sindaco di Udine Furio Honsell e dal Direttore Strategy di Telecom Italia Oscar Cicchetti.

L’iniziativa si inserisce nel piano nazionale di investimenti sulla fibra di Telecom Italia per la realizzazione della rete NGAN (Next Generation Access Network) che prevede di coprire il 75% della popolazione delle prime 100 città italiane entro i prossimi 30 mesi, dando così un rilevante contributo al conseguimento degli obiettivi posti dall’Agenda Digitale europea.

Già dall’inizio del prossimo anno i cittadini di Udine potranno iniziare ad usufruire di connessioni a larga banda con velocità da 30 ad oltre 50 Megabit al secondo, che rendono molto più performanti gli attuali servizi e abilitano nuove generazioni di applicazioni come i servizi di cloud computing per le imprese e i servizi di città intelligente, quali ad esempio il monitoraggio del territorio, i servizi di sicurezza urbana, il controllo da remoto degli impianti per i servizi pubblici, la gestione del traffico, la valorizzazione dei beni culturali e la teleassistenza domiciliare.

“I dati sono la ricchezza del 21esimo secolo. Investire sulle reti di telecomunicazione è importante come lo è stato investire nelle strade all’inizio del ventesimo secolo – sottolinea il sindaco di Udine Furio Honsell –. Per capire la portata di questo accordo basti pensare che l’Unione Europea ha fissato come obiettivo il raggiungimento dei 30 mega di velocità di connessione entro il 2020, mentre noi andremo molto oltre arrivando a 50 mega entro il 2015. Vari studi dimostrano che con l’aumento della banda di trasmissione aumenta anche il Pil e i posti di lavoro. Questo accordo è una misura concreta che l’amministrazione di Udine mette in campo per contribuire allo sviluppo economico e alla creazione di nuovi posti di lavoro”.

In particolare, per garantire la velocità, la sicurezza ed il minimo impatto ambientale di tutti gli interventi infrastrutturali che verranno effettuati da Telecom Italia, saranno utilizzate le cosiddette “minitrincee”, innovative tecniche di scavo e ripristino del suolo che consentono, grazie a scavi di pochi centimetri di larghezza e di soli 30 centimetri di profondità, di ridurre fino all’80% i costi socio ambientali in termini di disagi per i cittadini e per le amministrazioni, del 67% gli incidenti sul lavoro e dell’80% i tempi necessari per la realizzazione di infrastrutture di Tlc.

“Telecom sperimenterà proprio a Udine – spiega l’assessore comunale all’Innovazione Paolo Coppola – una modalità innovativa di stesura della fibra ottica, per la quale saranno utilizzate tutte le reti tecnologiche esistenti nel sottosuolo in modo da limitare i disagi dovuti agli scavi e velocizzare i lavori. L’intervento sarà eseguito, infatti, in accordo con Amga e l’Ato, che garantiranno la disponibilità a utilizzare la rete dell’illuminazione pubblica e quella fognaria. La possibilità di avere accesso a un servizio di connessione di questo tipo – prosegue Coppola – rappresenterà un valore aggiunto fondamentale per il territorio, un vantaggio competitivo strategico per rilanciare l’economia puntando su settori che faranno la differenza per riuscire a superare questa crisi economica”.

Particolarmente significativo sarà l’utilizzo delle infrastrutture fognarie. Si tratta di uno dei primi esempi in Italia di utilizzo, su larga scala, di questa metodologia innovativa, che richiede l’utilizzo di materiali specifici e tecnologie avanzate (mini-tubi blindati speciali, robot telecomandati per ispezioni nei condotti, etc.). Ciò permetterà di evitare più del 65% degli scavi. Inoltre si utilizzeranno anche gli impianti di illuminazione pubblica. L’equipaggiamento delle infrastrutture presenti avverrà con la posa di minitubi e pozzetti dedicati alla fibra ottica, separando la rete elettrica e quella fognaria dalla rete di Tlc in fibra ottica in modo di eliminare ogni interferenza.

“La realizzazione di infrastrutture broadband e ultrabroadband e soprattutto la diffusione dei servizi che esse abilitano – spiega Oscar Cicchetti Direttore Strategy di Telecom Italia – daranno un forte impulso alla crescita economica del territorio udinese e al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. La competitività di un sistema territoriale è infatti sempre più legata alla sua capacità di vivere in rete e di sviluppare  i suoi nuovi usi. Per questo motivo Telecom Italia ha aderito con entusiasmo al progetto di Udine. Siamo convinti che attraverso l’impegno concreto delle istituzioni locali, si possano innescare progetti di trasformazione delle infrastrutture e dei servizi che valorizzino le specificità e le potenzialità dei singoli territori”.

Ancora in Friuli Venezia Giulia Telecom Italia ha firmato un Mou con InsieI orientato al superamento del divario digitale in Friuli Venezia Giulia attraverso una disponibilità capillare della larga banda. Nello specifico, l’accordo prevede l’istituzione di un Comitato Tecnico Paritetico tra Insiel e Telecom Italia, che si occuperà di analizzare, valutare e proporre tutte le possibili azioni da intraprendere, in coerenza sia con gli obiettivi del “Programma triennale per lo sviluppo dell’Ict, dell’e-Government e delle infrastrutture telematiche 2012-2014” della Regione Friuli Venezia Giulia, sia con le finalità del programma Ermes per lo sviluppo della banda larga.

Nel rispetto della normativa in materia di concorrenza, il Memorandum of Understanding non ha una natura esclusiva, restando le parti libere di stipulare analoghi accordi con altri soggetti ed altri operatori. Le azioni da intraprendere consentiranno in breve tempo, ad un sempre maggior numero di cittadini, imprese e istituzioni locali, l’accesso alle nuove tecnologie digitali in banda larga.

“Con la firma di oggi prosegue l’impegno della Regione per il superamento del divario digitale – commenta Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture – attraverso la diffusione capillare delle infrastrutture di rete e connettività a tutta la comunità del Friuli Venezia Giulia, cittadini ed imprese. Si tratta di un fattore di qualità della vita e di vantaggio competitivo per il Sistema Regione, fondamentale anche per la crescita dell’attuale assetto socio-economico.”

“Questo Memorandum – commenta  Cicchetti – costituisce la base per raggiungere, in tempi brevi e su tutto il territorio del Friuli, l’obiettivo dell’annullamento del digital divide. ‘Internet per tutti’, questo è il primo traguardo indicato dall’Agenda Digitale Europea ed il suo raggiungimento è cruciale soprattutto in regioni che hanno una forte dispersione del tessuto abitativo e di quello produttivo”.

“Insiel intende dedicare il massimo impegno a questo nuovo compito conferitole dalla Regione – aggiunge Sergio Brischi, consigliere delegato Insiel alla Pianificazione Strategica – ben consapevole del ruolo determinante che dovrà svolgere, nell’ambito della sua complessiva missione di motore dell’innovazione tecnologica nel Friuli Venezia Giulia. La banda larga costituirà poi anche un importante fattore per la crescita della nostra azienda”.

Cultura digitale a scuola

Ma credo che l’elemento essenziale per costruire la nostra narrazione su scuola e nativi passi dal cominciare a raccontare di un ambiente di apprendimento aperto in cui gli spazi personali e sociali fuori dalla scuola, quelli ricchi di interfacce sociali come i social network, i wiki, ecc. stanno costruendo, siano incorporati nelle dinamiche educative e diventino un tema del dibattito pubblico e interno alle classi.


Da un bell’articolo di Boccia Artieri, con molti link interessanti, intitolato “Scuola 2.0 e nativi digitali”, si arriva alla notizia di una conferenza a Roma, “Un nuovo alfabeto per l’Italia” per affrontare la tematica della rivoluzione digitale nella Scuola.