Archivi autore: Giorgio Jannis

Jannis on TV

Un raggiungimento di un traguardo professionale, per me. E ovviamente uno sprone a continuare a fare quello che faccio dal 1996, ovvero parlare scrivere e raccontare il cambiamento sociale indotto dalla Cultura digitale. Non so se ci riuscirò, a continuare, ma mi piacerebbe. E questo vale come augurio a me stesso, per il 2013.
A questo indirizzo, oppure qui a destra sul blog, trovate tutte le trasmissioni che ho scritto e condotto per Telefriuli, come iniziativa legata a #udinesmart, il convegno promosso dal Comune di Udine in dicembre 2012, dove ho collaborato come coordinatore del comitato tecnico scientifico.
Il programma televisivo si chiama “Non è mai troppo digital”, giusto per riprendere quel maestro Manzi che alfabetizzò l’Italia negli anni Sessanta. Nove pillole di Cultura digitale, ogni puntata dura all’incirca sette minuti.

Open Udine

Era una delle portate più sostanziose, presentata alla cittadinanza durante il convegno #udinesmart.
Udine è la prima città in Italia a essere completamente trasparente, ovvero monitorabile dagli interessati.
La piattaforma è OpenMunicipio, l’indirizzo è udine.openmunicipio.it
Ci si iscrive, e dovrebbero farlo secondo me almeno mille udinesi, l’un per cento della popolazione residente, poi si clicca qua e là per restare aggiornati sugli atti e le delibere comunali, oppure sulle attività di un determinato amministratore.
Si tratta di un punto di arrivo importante, a quindici anni dalla legge Bassanini, un segno tangibile del cambiamento della PA rispetto alla comunicazione istituzione-cittadini. E costituisce un punto di partenza per una pubblica amministrazione condivisa e collaborativa, un’ideale di trasparenza che ora tutti noi dobbiamo saper mettere a frutto, perché in fin dei conti parliamo di cosa pubblica.
I documenti consultabili (atti, delibere, mozioni, etc.) sono però in formato proprietario .doc, e non credo la cosa sia corretta, secondo le stesse indicazioni del Codice dell’Amministrazione Digitale.

Agenda digitale: è legge

“Lo Stato, nel rispetto del principio di leale collaborazione con le autonomie regionali, promuove lo sviluppo dell’economia e della cultura digitali, definisce le politiche di incentivo alla domanda dei servizi digitali e favorisce, tramite azioni concrete, l’alfabetizzazione e lo sviluppo delle competenze digitali con particolare riguardo alle categorie a rischio di esclusione, nonché la ricerca e l’innovazione tecnologica quali fattori essenziali di progresso e opportunità di arricchimento economico, culturale e civile.”

E’ legge italiana, gente. Anni di battaglie.

#udinesmart

Lo scorso anno avevamo organizzato un Udine Barcamp, per fare emergere idee e soprattutto seminare reti relazionali tra persone che erano professionalmente interessate a tematiche affini, riferite alle novità delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, alle nuove possibilità di immaginare una Udine del futuro (quello attuale) come città connessa e identificabile in Rete.
Quest’anno, il 6 e il 7 dicembre, c’è #udinesmart, un vero e proprio convegno su due giorni, in vari luoghi della città. Tutti i concetti che ricadono sotto l’ombrello della smart-city, dalla connettività in fibra ottica o in wifi, ai software partecipativi civic media, ai ragionamenti sulle imprese 2.0, sul webgiornalismo e sulla Cittadinanza digitale troveranno luogo e spazio per essere presentati e discussi, nel corso degli eventi convegnistici. Dovrebbe esserci sempre un wifi, quindi su Twitter l’hashtag è proprio #udinesmart.
Anche per quelli che seguiranno lo streaming del venerdì sulla pagina Facebook del Comune di Udine, #udinesmart.
C’è poco da fare: è un momento di edificazione “urbanistica” degli spazi sociali online.
Ogni passo per quanto piccolo in avanti, svela nuove prospettive. Aumenta quello che sappiamo rispetto alle tecnologie e alle pratiche umane permesse da territori connessi, aumentano le idee che vengono, tutte nuove, rispetto a nuove iniziative, nuovi “contenitori” di socialità digitale, di partecipazione civica.
Si costruiscono e si arredano luoghi. Dove chiunque può buttare un occhio, e scoprire iniziative della Pubblica Amministrazione, delle imprese che provano a comprendere il marketing moderno, dei cittadini che utilizzando piattaforme o spazi online pongono l’attenzione sulla qualità dell’abitare, e sul valore di ragionare collaborativamente.
E’ il solito argomento che mi affascina molto, questo della costruzione delle identità web come rappresentazione o ri-modellazione delle collettività territoriali. Identità in progress, che auspicabilmente saranno in grado di narrativizzare sé stesse, sapranno leggersi, e quindi progettarsi (dopo il saper leggere, il saper scrivere) coerentemente con i valori di Abitanza digitali che emergeranno dal calderone delle community civiche.
Una città creativa, innanzitutto, perché stiamo immettendo strumenti rapidi per la diffusione e la condivisione dell’offerta culturale, sperando di riuscire a innescare un processo di promozione sociale.
Come si suol dire, pensando alla smart-city non possiamo non pensare alla smart-community.
Cittadini connessi, semplicemente, e consapevoli delle nuove potenzialità di partecipazione civica.
L’alfabetizzazione informatica e la diffusione delle competenze digitali è buona cosa passino anche per i media tradizionali, proprio per portare strumenti e conoscenze a chi di solito non frequenta la Rete.
Conduco personalmente, sempre come iniziativa riconducibile a #udinesmart, un programma televisivo su Telefriuli, otto “pillole” della durata di sette minuti ciascuna, dal titolo “Non è mai troppo digital”.
Come quello del Maestro Manzi, sì, con cui si è cercato di alfabetizzare l’Italia cinquant’anni fa.
Oggi serve saper maneggiare  anche altre grammatiche, oltre a quelle del linguaggio verbale, orale o scritto.
Oggi c’è la multimedialità, oggi siamo tutti dentro ambienti sociali digitali.
Abbiam vinto anche un premio e-Gov, come Comune di Udine, con il progetto “Nno è mai troppo digital”, 
Il programma va in onda su Telefriuli, uno streaming dovrebbe essere disponibile a questo indirizzo su Udine20. Vediamo per Youtube.

Psicologia evolutiva dell’umanità

Talvolta la vedo così.

L’umanità sta finendo le scuole medie.

Fino a 3.000 anni fa parlava, poi si è messa a scrivere tutto quello che bisognava scrivere, nominare il mondo, imparare l’alfabeto. Poi nel profondo MedioEvo scocca una scintilla e rileggendo quello che ha scritto riflette un po’ su di sé e sul proprio linguaggio. Qui lasciamo le scuole elementari primarie, e andiamo alle medie. Con la stampa, siamo cresciuti con e dentro il testo, le sue regole e la sua forza. Ci siamo nutriti di nozioni e argomentazioni, espresse in modo statico e lineare. Come società, siamo progrediti dentro le linee di sviluppo che è possibile veicolare con un libro, dove proprio per la forma del contenitore e del codice linguistico usato per riempirlo siamo diventati così e non colà, ecco. Per il ritmo e la forma delle circolazione delle idee.

Adesso parliamo scrivendo, scriviamo parlando, e si sono aggiunti anche tutti i linguaggi multimediali del Novecento, cinema radio tv, e ci sentiamo baldanzosi di avere una personalità, magari soffertissima come ogni adolescente che si rispetti, e vogliamo far sentire la nostra voce nei social. Vogliamo avere un’identità, abbiamo scoperto il gruppo dei pari (cerchie sociali) e ci vediamo il sabato al muretto o in parrocchia o in sala giochi o in centro, salvo il fatto che oggi abitiamo connessi e parliamo sempre.

Siamo arrivati alle scuole superiori, dove la Cultura può essere rimescolata e mixata, dove le regole devi seguirle e ci si aspetta tu le capisca, dove puoi essere un silente o un conformista o un ribelle, ma pian piano impari a leggerti e a ascoltare gli altri.

Digigenius loci

Arriverà a breve una valanga di opendata delle Pubbliche Amministrazioni. Attività commerciali, demografie di quartiere, flussi di beni e merci e rifiuti, mi piacerebbe tracciare la connettività alla Rete.
E un mucchio di gente per lavoro elaborerà questi dati crudi, cuocendoli, e servendoli dietro compenso a chi di questi dati ha bisogno. Si scoprirà moltissimo, si potranno ottimizzare un bel  po’ di sistemi tra quelli che da decenni o secoli utilizziamo per abitare sul territorio, dai trasporti di beni e persone all’energia. Fioriranno visioni raffinate della società e del suo funzionamento concreto. Sapremo molto meglio chi siamo e come ci comportiamo, come collettività. Si scopriranno esistere, dalle analisi semantiche e dal tono affettivo del social locale e iperlocale, delle comunità territoriali che parlano molto di sé, quelle più narcise, e altre invece molto orientate a qualcosa da fare là fuori, sul territorio. Finora abbiamo usato i proverbi e le filastrocche per descrivere certi aspetti del carattere di certi “popoli” arditamente generalizzati, friulani piemontesi genovesi francesi, tra poco sapremo molto di più sullo stile dell’abitare e del conversare di ciascuna comunità territoriale. Qualcuno incrocerà i dati in modo imprevedibile, e scopriremo cose impensabili, non vedo l’ora.

Analisi sociale

Un’analisi quantitativa dove è possibile trarre indicazioni predittive, e osservare i sentimenti delle masse, correlarli ai comportamenti. In questo caso si tratta delle elezioni in Sicilia, ma al di là del contenuto quello che vediamo nel trattare i big data sono nuove metodologie e nuove grammatiche per rendere significativo quello che prima non poteva neppure essere percepito. L’alba della nuova percezione di sé delle collettività.
E forse un programma didattico per le scuole andrebbe preparato, su questi argomenti, per diffondere tra gli studenti quello che da sempre è appannaggio della scuola, ovvero saper leggere la realtà.

http://www.techeconomy.it/2012/11/05/elesicilia-twitter-le-reti-e-la-correlazione-tra-buzz-e-risultati/

Perdere il segno

I titoli degli articoli riportati dalla newsletter di Agendadigitale.eu

Giusto per avere un colpo d’occhio, e pensare all’importanza dei titolisti. Perché stavo pensando alle frasi tormentone, all’abuso dei luogocomunismi.
E mi era caduto l’occhio su quel “segnato il primo passo”.
Ora, segnare il passo significa subire una battuta d’arresto. Fare il primo passo significa invece intraprendere un cammino. Qui sono fusi insieme, e prevale alla fine nell’interpretazione l’idea di “primo passo in avanti”.
Perderemo il segno.

TOP STORIES
Biondi (Miur): “Diffonderemo il virus del digitale con nuovi testi scolastici”
Imprese ed eGov: se bastasse una buona intenzione per spazzare il carrozzone
Noci (Polimi): “Ecco come rimediare agli errori dello Sportello Unico”
Corso (Polimi): “La PA ha segnato il primo passo verso il cloud”
Dettori, startup: “Crowdfunding importante, ma Pmi dimenticate”
Fabris (Episteme): “La necessità di una salute digitale”
Fattura elettronica: i prossimi passi, verso l’Europa

PROTAGONISTI
Ferri (Bicocca): “Sulla Scuola il digitale parte a fatica dopo 15 anni di deserto”
Calderini (Miur): “Confuse le deleghe tra Stato e Regioni, frenano l’innovazione”
Tripoli (Mise), “Non ci siamo dimenticati delle Pmi. Né dell’eCommerce”
Palmieri (Pdl), Agenzia: “Missione all’apparenza sovra umana”
Biondi (Miur): “Al via l’iniziativa adotta la micro azienda, per gli studenti”

ESSENZIALI
Agenda digitale italiana: lo stato dell’arte tra decreto e altre norme
Le tempistiche dell’Agenda
Tutte le lacune del decreto
Risparmi per 20 mld e maggiori entrate per 5 mld in tre anni grazie all’Agenda. Ma solo in potenza
La rivoluzione digitale per non perdere il nostro welfare
Editoria anti innovativa, scuole poco connesse: fermi al palo i testi digitali
Agende digitali d’Europa, ogni Paese va per conto proprio.

Habemus Agenda (quasi)

(fonte: Apogeonline)
Habemus Agenda (quasi)
di Simone Aliprandi
È ora di chiudere le discussioni su che cosa significhi apertura di dati e formati all’interno della Pubblica Amministrazione.
Precisamente giovedì 18 ottobre il Presidente Napolitano ha promulgato il testo definitivo del decreto legge comunemente chiamato Crescita 2.0con il quale vengono attuate le riforme della cosiddetta Agenda digitale.
Questo fondamentale e tanto atteso provvedimento tocca davvero molti ambiti della legislazione italiana in materia di innovazione e digitalizzazione del paese (identità digitale, dati aperti, trasporti, istruzione, sanità digitale, digital divide, moneta elettronica, giustizia digitale, ricerca, smart community, startup innovative, nuove infrastrutture…) e porta succulente novità (tra cui – udite udite! – la previsione di specifiche sanzioni per i funzionari della Pubblica Amministrazione che non rispettano i criteri già stabiliti sette anni fa dal CAD, Codice dell’amministrazione digitale). In un’ottica di sintesi, desidero segnalare le non poche novità in materia di openness.
La più vistosa è relativa ad una ulteriore modifica dell’articolo 68 del CAD (oltre a quella recente di cui abbiamo già parlato): viene infatti modificato il testo del comma 3 rendendo più precisa e opportuna la definizione di formato aperto (quella precedente era infatti troppo generica e lasciava spazio a troppe interpretazioni strumentali); ma soprattutto viene cristallizzata una definizione legislativa di dati aperti:
sono dati di tipo aperto i dati che presentano le seguenti caratteristiche: 1) sono disponibili secondo i termini di una licenza che ne permetta l’utilizzo da parte di chiunque, anche per finalità commerciali; 2) sono accessibili attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, in formati aperti […], sono adatti all’utilizzo automatico da parte di programmi per elaboratori e sono provvisti dei relativi metadati; 3) sono resi disponibili gratuitamente attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, oppure sono resi disponibili ai costi marginali sostenuti per la loro riproduzione e divulgazione […].
Altro passo interessante del decreto è quello che interviene sull’articolo 52 del CAD e sancisce il principio per cui i dati e i documenti pubblicati con qualsiasi modalità dalle pubbliche amministrazioni senza l’espressa adozione di una licenza d’uso vengono considerati alla stregua di dati di tipo aperto. Nella sezione dedicata alle comunità intelligenti vi sono inoltre vari riferimenti al già noto concetto di riuso di sistemi e applicazioni, che ne esce ulteriormente chiarito e rafforzato.
Bisogna infine rilevare in tutto il provvedimento una spiccata attenzione per l’aspetto (a me molto caro) dell’interoperabilità e degli standard aperti, che sembra ormai essere entrato pienamente nelle corde del legislatore italiano.
E ora? Non è finita! Il decreto sarà vigente per sessanta giorni, periodo entro il quale il Parlamento dovrà convertirlo in legge ordinaria; dunque c’è ancora la possibilità che vengano effettuati emendamenti. A tal fine è stato aperto un apposito wiki sul sito degli Stati generali dell’innovazione, in cui tutti possono scrivere commenti e avanzare proposte; il tutto verrà poi sottoposto all’attenzione di alcuni parlamentari impegnati in tal senso.
Io ho già in mente che cosa proporre: un comma che riformi l’articolo 5 della legge 633 del 1941 e finalmente eviti confusione sulla titolarità di diritti di privativa su tutti gli atti ufficiali dello Stato e delle pubbliche amministrazioni, in qualsiasi forma essi compaiano.

Consultazione pubblica del Miur sui principi fondamentali di Internet

Consultazione pubblica del Miur sui principi fondamentali di Internet

Dal 18 settembre al 1° novembre è attiva la consultazione pubblica sui principi fondamentali di Internet, sulla piattaforma online http://discussionepubblica.ideascale.com. Il documento “Principi generali di Internet”, elaborato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, rappresenta l’inizio di un dibattito pubblico sulla governance di Internet, vale a dire sui processi, attività, valori e tecniche di gestione della Rete e di buon comportamento nella Rete stessa. La consultazione riguarda cinque temi fondamentali (principi generali, cittadinanza in rete, consumatori e utenti della rete, produzione e circolazione dei contenuti e sicurezza in rete), avviene esclusivamente per vie telematiche ed ha una durata di 45 giorni.
E’ aperta a tutti i cittadini, organizzazioni private, espressioni della società civile organizzata o istituzioni pubbliche che vogliano inviare un contributo al dibattito. La consultazione servirà a definire e preparare la posizione italiana sui principi fondamentali di Internet in vista del settimo incontro dell’Internet Governance Forum, che si terrà a Baku, Azerbaijan, dal 6 al 9 novembre 2012. L’Internet Governance Forum è l’organismo delle Nazioni Unite che discute del futuro della governance della Rete, e che prevede la partecipazione in condizione di parità di governi, imprese private e società civile.