Ah, quanto possono insegnare le tecnologie obsolete, i supporti dismessi, i formati persi. Eccoli qui, i lost formats.
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Ah, quanto possono insegnare le tecnologie obsolete, i supporti dismessi, i formati persi. Eccoli qui, i lost formats.
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Ha ragione Fabrizio Pivari, il quale da qualche mese ci porta nella mail le briciole di strategie e prodotti (perlopiù immateriali) della newste economy: si vedono sempre più video in rete per spiegare i nuovi prodotti (mi viene in mente Origami, qualche tempo fa), perché un minuto di video ben fatto spiega quanto due o tre schermate da leggere, anche se ben impaginate.
Ed in più è possibile tirar fuori i trucchi dell’animazione grafica, dei colori, degli oggetti dai comportamenti antropomorfici, di cui esempio tipico è questo carrello della spesa che corre di qua e di là iperattivo e simpatico.
Sì, stiamo parlando della chiusura del cerchio, ovvero del servizio di pagamento online curato da Google, ovvero di Google Checkout: fate una ricerca sul motore, alle risposte scegliete tra i link sponsorizzati sulla destra quelli con il logo del carrello della spesa, comprate tutto, e pagate con transazione sicura via questo servizio di Google, cui siete registrati.
Per me, tra un anno avremo un boom di +20% di spese online in Italia, solo grazie a questo servizio e al fatto che ormai fa tutto google, di cui ci fidiamo perché in realtà non ci vuole vendere nulla, non ci ha mai voluto vendere nulla, ma semplicemente facilitare ed arricchire la vita di esperienze 2.0
Guardate il video.
Read more at www.pivari.com/briciole…
What is Central Desktop?Central Desktop is a web-based collaboration tool for business teams to manage projects, share information and communicate with others.
Io di solito lavoro dentro i Moodle, PostNuke, Drupal o quello che è. Ma nella solita filosofia web 2.0, ecco un ottimo strumento per collaborazioni di gruppo online.
Read more at www.centraldesktop.com/
Finalmente ho trovato una lista decente dei servizi di Google. Dove? Su Wikipedia, obviously.
E seguite il link Simply google, per scoprire cosette.
Read more at en.wikipedia.org/wiki/L…
Quello che poi mi fa ridere e pensare è che per anni abbiamo ritenuto americanamente curioso oppure curiosamente americano che Guglielmo Portoni facesse i soldi con un sistema operativo chiamato Finestre, e ora ci troviamo con Larry Pagina, che inventa un motore e mille altre cose per navigare pagine web. Mah.
Come ognun di voi approverà, vi è una giusta causa alla taglia degli organismi viventi, al loro volume fisico (già a sentirmi parlare di cause, so che questo sarà un post metafisico).
E’ un gioco sottile, quello tra dimensioni e ambienti di vita, come sottile e potente è il linguaggio, ineffabile ed Altro da me, della Natura e dell’evoluzione – o meglio co-evoluzione, mia e dell’ambiente, con uno spruzzo di feedback, grazie.
Nei racconti di fantascienza si prova ogni tanto a rimpicciolire esseri umani alle dimensioni di qualche pollice (racconti americani), e nessuno fa mai i conti con l’idea che i rimpiccioliti morirebbero di caldo, perché il volume si riduce in esponente 3, la superficie in esponente 2, e quindi verrebbe a mancare una adeguata dissipazione termica, e quelli sarebbero fritti.
E’ la spiegazione che poi viene data per spiegare la fine dei grandi dinosauri, quando la temperatura è scesa di qualche grado qualche decina di milioni di anni fa; e loro poveretti erano anche a sangue freddo, diversamente da qualche piccolo protomammifero che poteva inoltre sfruttare un sistema interno basale più elaborato.
Insomma, un topo è grande esattamente quanto deve essere un topo, e questo non è mica sempre vero, perché dipende dall’ambiente di vita, dalla nicchia ecologica. Per restare in fantascienza, potremmo un giorno incontrare un topo di un altro pianeta, grande come un autobus. Ma per quanto ci riguarda, vi prego restiamo nel nostro sistema di riferimento, il pianeta Terra. Quindi, il topo è grande esattamente quanto deve essere un topo, in Norvegia diversamente dal deserto in Egitto.
Ora getto nel discorso il vero argomento.
“Le due polarità ideali del federalismo sono il cosmopolitismo e il comunitarismo. La dimensione nazionale dello stato è ormai inadeguata non solo per affrontare i grandi problemi contemporanei la cui dimensione è mondiale, ma anche per garantire una effettiva partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica ed una efficace programmazione del territorio. Specialmente in Europa, dove il processo di integrazione è giunto ad uno stadio avanzatissimo, è evidente che lo stato nazionale deve cedere competenze sia verso l’alto (il governo europeo) che verso il basso (le comunità territoriali minori, come le regioni e i comuni).”
Ecco, parlo di dimensione degli Stati nazionali, e cerco di ragionare sull’Europa delle Regioni, su Spinelli, e delle pantegane che troviamo nelle città, che per adattarsi all’ambiente si sono modificate nel corso delle generazioni, diventando bestiacce.
Parlo di livelli di interdipendenza nell’ambiente di vita di organismi culturali (come l’idea di Banca e Stato sono, con le loro realizzazioni materiche), che non so perché ma possono essere letti come dinamiche narrative, come processi di assunzione di senso (la Natura pronuncia il suo discorso e lo allestisce nello spazio del discorso Vita, le collettività umane si esprimono nella gestione del territorio e nella riflessione su se stesse). Organismi naturali ed organismi culturali, nella rete della complessità sistemica e dell’emergenza (sulla superficie testuale) di configurazioni di senso, come un topo oppure uno Stato nazionale.
Il fatto è che qui l’ambiente è cambiato, e gli organismi si devono modificare per essere adeguati.
E’ cambiato il mondo, ed il modo come percepiamo e riflettiamo sul mondo. E tra l’altro siamo stati noi a modificare il mondo, e questo mi ha già portato ad esprimere su questo blog la necessità assoluta di inserire nei piani educativi per le nuove generazioni dei ragionamenti afferenti alla Cultura Tecnologica, ovvero alla riflessione consapevole dell’agire umano complessivo sull’ambiente di vita.
Ebbene, ritengo sia possibile una re-ingegnerizzazione delle forme degli Stati. Si tratta di strutture e processi che possono essere maggiormente adeguati al mondo moderno. Per fare un esempio legato alla realtà tecnologica ed esistenziale in cui state leggendo queste righe, le organizzazioni statali (basate su idee di Stato ancora più vecchie) sono state progettate e messe in funzione in un epoca in cui le idee circolavano ad una velocità misurata in settimane (esposte su media come testo scritto, veicolato da trasporti tradizionali, nell’800, a cui si sono poi aggiunti audiovideo, telefono e aereo) e non istantaneamente come oggi.
Politicamente, io trovo affascinante l’idea di Stato Europeo Federale.
Sono degli articoli lunghi, me se volete trovate delle pagine sullo Stato federale, sul Movimento federalista Europeo, su Altiero Spinelli, sul Federalismo.
Chi mi commenta dipingendomi leghista, di sicuro non le ha lette.
La verità è che sono preoccupato per il referendum di fine giugno.
Ho avuto due idee per la tv.
Una è vendere le tv con dentro il disco fisso (ok), e riempirlo in negozio prima di andar via con roba che pesco da un catalogo e viene trasferita alla velocità del fulmine. Da cose gratis, magari d’annata (tutti i sanremo degli anni sessanta, toh), agli ultimi film dietro vil moneta.
Eppoi c’è il fatto che collegare le tv in rete non è certo un problema, magari disponendole anche di un IP fisso ciascuna.
E a quel punto mettere una webcam in ogni tv, la quale funziona automaticamente quando il televisore è spento. Drammi da salotto, sesso, risate, musi lunghi. Da ricevere su PC, cell, tv.
Un Froogle che tiene traccia delle abitudini, e via con proposte commerciali mirate e palinsesti personalizzati.
A questo post aggiungo 10 idee di prodotti/servizi che Google dovrebbe sviluppare, secondo questo sito qui:
1. la Google TV, appunto, da guardare mentre si naviga, così le due cose interagiscono e sui siti che andate vi mostrano solo le reclame attinenti al programma tv che state guardando (o viceversa)
2. Il Suggeritore Google, che vi mostra delle fonti web relative alla parola che state testé digitando dentro il vostro programma di videoscrittura preferito, nella comoda barra di stato.
3. Il Codice a barre Google: voi entrate in un negozio, scansionate (scannate, ok) il codice a barra di un prodotto, e subito sul vostro schermo personale (come prima, sia esso un pc portatile, un cell, un palmare, insomma un Comunicatore) vi compare il confronto dei prezzi con altri negozi della zona, comprensivi delle eventuali spese di trasporto qualora vi doveste recare colà, in auto o con mezzi pubblici.
4. La Genetica Google serve per mettere online il mio DNA, e poter ricevere diagnosi accurate da aziende o medici cui mostro la sequenza.
5. 250 Gb di spazio per immagazzinare dati, e metterli a disposizione di chiunque, tenendo statistiche di utilizzo, e potendo sempre trovare un documento a partire dal mio Google Desktop con due colpi di topo su qualunque computer dell’universo.
6. Mettere online il database degli identikit biometrici di tutti i malviventi e col tempo di tutti ma proprio tutti, per dare una mano alle forze dell’ordine quando si tratta di controllare gente che passa al metal detector all’aeroporto
7. La Penna Google, che scrive come una penna, ma in un attimo puoi sottolineare una parola e cercare su web delle pagine attinenti. Oppure scannare (lo dissi prima) semplicemente facendo un circoletto intorno al testo. Questo comunicaca con Google print, e vi trovano la pagina del libro in questione. Le coordinate del circoletto potrebbero essere mappate, e finire in un archivio di sottolineature mondiali di tutti i tempi, e automaticamente aggiunte ad un mio notebook sul PC o su un web come un blog.
8. Le insegne pubblicitarie Google, ovvero i cartelli e cartelloni stradali (io abolirei per legge i cartelloni sulle strade di pubblicità, deturpano e fan capire che il territorio è una corsia del supermercato.. in Olanda e credo su al nord in generale han provveduto da anni, ma si sa che lassù hanno senso estetico, perché il territorio è ostico e va rispettato. Qui da noi crescono i limoni, tutto è bello, quindi apro discariche in luoghi incantevoli) che mentre vi avvicinate, avvertiti dal telefonino, vi presentano ads mirati sulle vostre abitudini consumistiche (lavoro e tempo libero), magari salutandovi per nome. Siccome sono interattivi, i cartelloni mostrano dei link ai vostri telefonini/apparecchi portabili, che accettando le tag vi conducono sul sito web di quello che state guardando aspettando l’autobus.
9. Google il Cercamusica: semplicemente mugolando una melodia al cell o al microfono, Google trova la canzone e vi dice il titolo e magari ve la fa anche ascoltare. Stessa cosa per i musicisti che scrivono spartiti, e sarebbero da inventare anche dei sistemi di notazione.
10. Google Viaggi, per dirvi passo-passo letteralmente tutte le direzioni da prendere per andare da A a B, da una porta d’appartamento alla porta di casa di couli che state andando a visitare, passando per stazioni aeroporti ed autostrade, tenendovi informati in tempo reale delle situazioni di traffico, minuti persi, tempo di arrivo effettivo delle valigie (taggate) all’aeroporto, invio automatico di una mail o di SMS al vostro amico all’arrivo in stazione.
Venerdì 2 giugno io e Mikki andiamo al Rally dei tre confini (Slovenija, Austria, Italia), passi montani che saranno ci scommetto ancora innevati o comunque con temperature da yeti, 220 km. di tornanti, 25 vespisti che non conosco visto che si tratta di un raduno informale e quei gnogni dei Vespa Club non c’entrano niente. Spero di non bucare, per il resto la mia Sprint 150 del 1967 sembra a posto: lo scorso week-end abbiam fatto un centinaio di chilometri senza problemi.
Ieri sera dopo aver rivisto “In cerca di Amy” di Kevin Smith (poffarbacco, ecco un film che non trasmetteranno mai in Itaglia), mi sono perso in qualche decina di siti dedicati all’oggetto artistico semovente più sublime mai concepito e realizzato, sì sto parlando sempre della Vespa.
A parte Vespaonline e Vespaforever, che dopo anni di lavoro oscuro stanno finalmente diventando il vero punto di riferimento italiano del settore, ho visto nuovi siti di appassionati, pagine dedicate al restauro, ai trucchi per la manutenzione, alle discussioni e ai viaggi.
Ho visto sgocciolare amore, yes, dallo schermo. Amore per un rottame da rimettere in sesto, amore per il lento vagabondare per provinciali italiane o polverose strade in Cile, passione sensualissima per forme tonde e profumi di miscela al 2%, amore per quel momento ineffabile in cui si ingrana la prima, si appoggiano comodamente i piedi sulla pedana e si parte per un’avventura. Come mi sento bene, quando vagabondo.
Update: se avete Google Earth, cliccate qui per avere l’itinerario del giretto dei 3 confini in Vespa (e usate il tastino PLAY nei Places sulla sinistra per “prendere il tour”)
Umana_
For the very first time in my life, le mie prime chattate avvennero tramite questo.
Un videotel, sì, nei primi novanta. Diciamo quindici anni fa, giusto per dare spessore all’abisso.
Questa è la storia di un mio vecchio trip, i ragionamenti sulla relazione tra tecnologia e arte, arte musicale o almeno storia dell’arte musicale popolare in particolare.
La storia dei legni e degli ottoni è interessantissima, il loro evolversi nella forma, nei secoli. Inventarsi il doppio scappamento per il pedale del pianoforte è un altro bel colpo.
Con l’elettronica (o quasi) il theremin, poi il pick-up per le chitarre e i microfoni seri, nastri ed effetti d’onda e camere d’eco. Immaginate un crooner senza microfono serio, a cercare di sovrastare una big orchestra.
La chitarra rockandroll senza twang, gli ampli senza circuiti che saturano. Senza amplificazione P.A. a condensatore non avrebbero mai poturo inventarsi woodstock e white. E poi il sinth, e i settanta magari tedeschi. O la wave. I campionatori e la house metà ottanta, e la musica su PC e le tecniche di registrazione fino ad oggi.
Dai Frippertronics, ecco quelli che vengono chiamati loop station, o simili.
Effetti a pedale che permettono di sovrapporre strati di suono, aggiungendo via via qualcosa sopra ciò chi io stesso vado successivamente suonando e registrando.
Faccio un riff di chiatarra, premo un tasto e aggiungo una linea melodica, poi ripremo il tasto e aggiungo una voce, poi altre chitarre o bassi o qualunque strumento abbia per le mani.
Ecco, con Manyfingers io per la prima volta ho visto compiutamente mettere in scena il processo, non il prodotto.
Nel 2001 sono andato su un palco con una Groovebox e un hi-hat in una locale manifestazione musicale cercando di dire qualcosa di simile, e finalmente oggi vedo realizzata quell’espressione musicale che io stesso avrei desiderato pronunciare… la capacità entro la situazione di enunciazione di esporre i contenuti del discorso, ammantando fortemente il messaggio del luogo e del tempo in cui questo viene effettivamente pronunciato, il qui-e-ora, rifiltrando e riproponendo, e mostrando la costruzione dell’opera mentre la realizzo.
Qui Manyfingers è bravissimo.
«I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac-Man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva.»
Kristian Wilson, Nintendo Inc. – 1989
Esattamente (a parte il “tutti”, obviously) quello che è successo. Ma guarda un po’. Ah, come sarei andato ad un rave serio nel 1991.
Umana_
Un gioiellino, nascosto in YouTube.
Si tratta del sequel di un film che non può avere sequel, Titanic, dove oltre a DiCaprio vengono ripescati una decina di luoghi cinematografici, scovati in altri film, messi significativamente in sequenza, a noi offerti per il nostro divertimento.
Sensazione di vertigine: a raccontare questo irreale trailer occorrerebbe infrangere un mucchio di frame narrativi, incassature (embedding, yes), intertestualità varia. Simply guardatelo.
Eccomi qua My Personal Dna Report
… c’è una bella intervista a Fabio Metitieri sulle dinamiche della comunicazione online. Qui.
Ieri mi sono un po’ riappacificato con la specie umana, perché un suo rappresentante mi ha dato verbalmente e concretamente delle prove sull’animo buono del consumismo. “Cala, Trinchetto”, mi han detto subito mio padre e la tipa, persone eticamente ciniche.
Vedete, qui dietro l’angolo c’era un supermercato Epam, che da qualche mese è diventato Despar; il cambiamento ha forse portato un peggioramento, a giudicare dai prodotti (forse per la Despar il target è leggermente più alto) e dalle facce ingrugnate dei commessi.
Senonché, talvolta compro un pasticcio alla bolognese oppure di verdure oppure una parmigiana di melanzane al banco degli affettati, e già due volte mi era capitato tornato a casa di aprire il cellophane e di sentire un odore di aceto, un sapore acidulo di cosa un po’ andata.
Una volta mangiai ugualmente, la seconda no. Ieri faccio la spesa, torno a casa e sento un’altra volta quell’odore… e ho detto basta. Ho preso la vaschetta, e son tornato al super.
Trovo il direttore intento a sistemare biscotti, in prima corsia, gli metto in mano il pasticcio acidulo, gli dico che è la terza volta che capita, che provi pure ad annusare, che sono 5 euro da buttare, che non è mia intenzione fare casino ma così non si può andare avanti, che ne va di mezzo l’immagine del supermercato… lui mi blocca, e mi dice che non la terza volta, ma la prima volta dovevo venire, senza farmi nessun problema, anzi sarebbe ottima cosa se tutti venissero subito a protestare, che sarà per lui un impegno andare dal fornitore e chiedere lumi sulla qualità del prodotto, controllare la catena del freddo, monitorare le derrate esposte nel banco frigo. Alla fine mi ha tornato 5 euro e 28 cent, e ci siamo lasciati con gran sorrisi e gentilissimi convenevoli. Che bello. Mi ero preparato psicologicamente ad affrontare Chuck Norris, e invece tutto bene.
Certo, cosa poteva dire lui? Mandarmi affanculo e perdere un cliente? Non credo proprio. Ma sappiate che rimango di vedetta: voglio vedere se la promessa di miglioramento della qualità verrà mantenuta, oppure se si tratta di aria fritta. Farò da cavia: tra 10 giorni comprerò un altro pasticcio (magari prima di farglielo mettere sotto cellophane chiedo alla commessa se me lo fa annusare) e vediamo cosa succede.
Umana_ Etica/etichetta_
L’arte del convenevolo. Rapido, sincero, leggero. Sancisce i rapporti interpersonali, riposiziona le maschere nello spazio interumano, promette un cordiale futuro, ricuce il tessuto sociale inevitabilmente qua e là smagliato e lacerato dal semplice fatto di esistere noi come gruppo, nella zoocietà (© Miss Brodie).
Beati gli anglofoni, per aver nella loro lingua la possibilità di esprimere un bel gioco di parole come “goodbye-ology”, ovvero good-biology. E ho detto tutto.
Umana_
Ecco un altro esempio di come si costruiscono (negoziazione, patteggiamento, solidificazione, diffusione) oggi i caposaldi dell’etica civica di domani, quelli che saranno scritti nelle Costituzioni delle Nazioni BioDigitali del 2081.
E’ morta una ragazza, che partecipava a World of Warcraft, ovvero un gioco online di quelli con guerrieri maghi e poteri magici, che si svolge dentro un mondo 3D.
Allora qualcuno ha avuto l’idea di organizzare una veglia funebre presso il lago dove lei era solita sostare, per ricordarla (vedi questo mio post per simili concetti); saputa la cosa, il gruppo rivale ha organizzato una sortita, e ha bombardato tutti i convenuti all’estremo saluto. Eticamente riprovevole, appunto. Comunque io guardi la cosa, non ci trovo niente da ridere.
Bene, io bazzicavo in ActiveWorld nel 2000, e poi per motivi professionali ItalCity due/tre anni fa, e vi posso dire che le dinamiche relazionali sono “vere”, e che un funerale là ha tutto il senso che può avere qui su MondoReale, per coloro che lo vivono e per i sentimenti che innesca nei partecipanti.
Non aggiungo altro, non si può spiegare tutto. Però ho ben chiara nella testa l’idea (il processo narrativo da cui sgorga il senso degli eventi, ovvia) che oggi, come bambini che giocano ed imparano la vita, stiamo costruendo il bello ed il brutto, il buono ed il cattivo, il giusto e l’ingiusto di domani, attraverso questi schermi su Mondo 2.0