Archivi autore: Giorgio Jannis

Quel giro mi ricorda qualcosa…

D’accordo che le note sono dodici, d’accordo che esiste il “plagio inconsapevole”.
Ma qui si sfiora il ridicolo: ascoltate i Red Hot Chili Peppers che prendono spunto da Celentano, gustatevi Vasco d’annata che cita Mina, i Gorillaz che omaggiano gli U2.

Tutto ciò mi è stato segnalato da Paco dei Sillyphon, che hanno un blog moolto silly comprensivo di jukebox, dove potrete ascoltare alcune loro canzoni.

Plagi Musicali – Il sito più fornito della rete

Il telefonino moderno

C’è quello con lo schermo estraibile, quello con il visore grande.
Due specie si fronteggiano nuovamente per la sopravvivenza, a decidere il loro destino siamo noi, con le scelte dettate dall’usabilità.
Sto parlando dei “cellulari che fanno tutto”, navigano, wifizzano, fotografano e filmano, hanno giga di memoria, e comunicano poi con altri telefoni.Stabiliamo subito che forma e funzioni debba avere lo strumento di comunicazione ipermediale portatile ideale, senza tanto cincischiare. Quello che tra 6 anni avranno tutti in tasca, come il cellulare tra il ’94 e il 2000.

Ma ad un certo punto arriverà una rivoluzione tecnologica ora ineffabile, e avremo magari un display innestato nella cornea o che so io. Cose che viste da qui, sembrano magìe.

Tutti diventaremo un po’ registi dell’espressione di sé, quindi, con competenze specifiche di psicologia, di comunicazione interpersonale online, di produzione di multimedia.
Giungerà il momento in cui saremo soffocati dai contatti personali: se ogni telefonata si trasforma in un viaggio nei documentari di Piero Angela o in una webquest collaborativa, giusto per dire la complessità della narrazione, patiremo eccessivamente l’immediatezza della presenza degli altri, il grado di coinvolgimento interumano richiesto sarà sempre altissimo, e sarà come vivere sempre connessi, alzando il “metabolismo della comprensione della comunicazione e della produzione di espressione”, accelerando il ritmo della socialità vissuta.

Non credo a priori sia una buona cosa, stiamo sempre parlando di un estremo, forse un eccesso, un fanatismo inziale che poi magari col tempo troverà il suo equilibrio, nel donare a noi equilibrio tra l’attenzione alle parti pubbliche del Sé e una certa riflessione sull’interiorità, chiedendo gli occhi e le orecchie e spegnendo gli strumenti che ci legano al gruppo.
Acquisteranno certamente valore gli spazi che garantiscono silenzio soprattutto mediatico, luoghi artatamente isolati dall’umanità connettivante.

Esiste certo il lusso di poter non avere il cellulare.

Pipes

Yahoo! lancia Pipes, per selezionare e manipolare le fonti

from downloadblog by Cristian

Yahoo! Pipes logoYahoo! lancia un nuovo sensazionale servizio chiamato Pipes e porta ad un nuovo livello il concetto di Mashup, cioè la possibilità di mettere insieme, aggregare e montare insieme le fonti della rete.

Per chi conosce Unix sarà più immediato capire il concetto di Pipes, cioè la possibilità di costruire dei flussi, dei “tubi”, dove far scorrere diversi input, inserire filtri e strumenti di manipolazione dei dati che permettono di avere al termine un numero enorme di possibili combinazioni e risultati in uscita.

Tim O’Reilly l’ha già definito “una pietra miliare nella storia di internet”: Yahoo! Pipes è un editor grafico dove possiamo collegare, spostare, mettere insieme i dati che provengono da diverse fonti.
E’ un pò quello che finora abbiamo chiamato mashup, cioè lo sforzo creativo e materiale di tanti programmatori che hanno preso due siti web e li hanno rimescolati come i loro creatori non avevano pensato, unendo funzionalità, estendendoli, e creando qualcosa di unico, ma comunque creando un altro sito.

Pipes semplifica tutto questo.

Yahoo! Pipes permetterà a tutti, e quindi non solo ai programmatori, di creare mashup di molteplici tipi di dati, partendo dai feed, e creando filtri e inserendo altri elementi. Yahoo! Pipes, l'editor grafico per le fonti

Da alcuni punti di vista assomiglia a Dapper, servizio che permette di delineare gli elementi di un servizio web e remixare le sue parti a nostro uso e consumo, permette di creare nuovi servizi ex-novo o clonando quelli creati da altri utenti come Ning, e offre un servizio simile a quello abbozzato da Plagger ma con una interfaccia grafica intuitiva.

Facciamo alcuni esempi: potremmo semplicemente filtrare i dati di un feed, attraverso alcune parole chiave, oppure fare questo con una serie di feed, per creare una selezione delle nostre fonti di informazione. Possiamo però fare questo anche con diversi servizi web che offrono dati molto diversi tra loro come foto, video, annunci, eventi, oggetti in vendita, mappe, dati meteo, basi di dati, testi e altro ancora.
Oltretutto se penso a quei servizi in grado di creare feed RSS da siti che non forniscono i propri aggiornamenti in questo modo, possiamo capire che siamo di fronte ad un passo importante del web programmabile: facciamo passare il tutto dentro questi tubi e alla fine possiamo ottenere il succo, scremando quello che non ci interessa. Oppure unire tante fonti di diverso tipo in una sola.

Yahoo! Pipes permette quindi di remixare i feed e creare mashup che forniranno nuovi dati in un ambiente grafico visuale che permette con facilità di ottenere quello che altrimenti richiederebbe notevoli conoscenze nel campo della programmazione.
Yahoo! ha dimostrato che è in grado anche di produrre grande innovazione e non solo di acquisire le migliori startup del web 2.0.

L’immediato successo di questo nuovo servizio e, a quanto riportano diverse voci, una notevole necessità di potenza di calcolo, ha velocemente messo in ginocchio il servizio, che riporta la voce “I nostri tubi sono bloccati! Abbiamo chiamato gli idraulici!”.

Hollywood & misteri gnostici

Apprendo da qui l’imminenza di una produzione cinematografica, targata addirittura DeLaurentiis, riguardante Aquileia e la storia della spiritualità in Friuli. Chiaramente, viene citato “Il codice da Vinci” quale riferimento immediato, trattandosi di un soggetto dalle movenze detectivistiche.

A leggere l’articolo, si comprende che si tratta di una cosa grossa. Eppure manca un nome, manca il riferimento ad un pensatore importante del Friuli recente, un prete sulfureo capace di visioni culturali innovative e di minuziose analisi delle fonti bibliografiche, scovate magari scartabellando veramente nella Biblioteca Vaticana oppure negli archivi di sperdute chiesette di campagna.
Storico, teologo e musicologo, (don) Gilberto Pressacco è stato il primo a suggerire una lettura della storia del Friuli (ma direi del Cattolicesimo, per le conseguenze delle sue ricerche) legata alle peculiarità delle tradizioni religiose regionali, ai curiosi rituali delle sue genti, alle forme di ballo popolare, alle rappresentazioni figurative dei mosaici della Basilica di Aquileia, uno dei centri più importanti nell’antichità per la diffusione del Cristianesimo.

Importante: parlando della Chiesa di Aquileia, abbiamo a che fare con un pesante “rimosso” della storiografia ufficiale, per motivi nettamente politici.
Provo ad organizzare rapidamente gli indizi.
Aquileia, porta verso l’Oriente, già città tra le più popolose ed importanti d’Italia in epoca romana, centro di traffici commerciali verso il Baltico (la lavorazione dell’ambra era un vanto locale) e la Pannonia, provvista di un porto spettacolare con quattrocento metri di banchina, dovete raffigurarvela splendida come Alessandria d’Egitto. Un crocevia di culture, genti di tutte le razze, dotti medici e sapienti, mercanti, nobili, interessi letterari, architettura d’avanguardia, mosaici e arte.
Proprio con Alessandria, esistevano rotte regolari di navigazione e commercio.
Aquileia, tra il secondo ed il quinto secolo dopo Cristo (con Ermacora, Fortunato, Teodoro, Cromazio) era un faro di ideologia cristiana, vi erano scuole di teologia presso cui giungevano studiosi da ogni parte del mondo conosciuto; Roma contava poco: soprattutto Aquileia e la Milano di Ambrogio alleate avrebbero definito verso il quarto secolo i primi lineamenti di una religione che dopo l’iniziale periodo esplosivo (tipico di ogni organizzazione) doveva trovare una solidità politica, doveva darsi uno statuto.
E Aquileia vantava San Marco, come autorevole testimone della Cristianità, qui approdato verso il 50 dopo Cristo, presso Grado.
Marco apparteneva o bazzicava gli Esseni di Alessandria, che erano degli ebrei piuttosto estatici, che ballavano per glorificare il Signore, forse fumavano canapa, festeggiavano giustamente il Sabato. Marco portò ad Aquileia un’idea di religione non oppressiva, di spiritualità gioiosa, una cosa molto malvista che entrò nel DNA dei movimenti spirituali paleocristiani.
In Friuli per secoli i bambini venivano battezzati Sabato o Sabata (e non Domenica), la furlana è un ballo popolare rinascimentale ritenuto sconveniente e “scomunicato” nell’800 da bolla papale, qui hanno avuto luogo processi alle streghe ed il fenomeno dei Beneandanti (Carlo Ginzburg, Einaudi), qui l’arcobaleno si chiama “l’Arco di San Marco”, qui le capriole sono dette “marculis”, qui ai bambini si minaccia il Boborosso se non fanno i bravi (e la parola “Borboros” in Platone e nei NeoPlatonici gnostici indica il fango e l’inferno: si usa solo qui).
Il pavimento della Basilica di Aquileia è un mosaico meraviglioso, densissimo di simbologie, popolato da animali qui mai visti (come l’àverla, volatile mediorientale), dove si celebra la lotta della Tartaruga contro il Gallo, le Tenebre contro la Luce, per l’Albero della Vita.

Poi Attila prima e i Longobardi poi distrussero e ridimensionarono Aquileia. Il Vescovo Paolino fuggì a Grado con il tesoro, Venezia (quattro isolette paludose colonizzate da profughi di Altino e Grado, scacciati da invasioni barbariche) cominciava a spadroneggiare sulla costa e rubò il simbolo del Leone di San Marco, per farne il suo emblema. Il Patriarcato rimaneva, da Merano a Lubiana, ma ormai era tutto normalizzato.
Il Vaticano col tempo s’impose, forte del suo nome e della sua strutturazione politico-militare (le vicende di Ravenna ed il falso storico della Donazione di Costantino – leggendaria origine del potere temporale della Chiesa, fatto smascherato già da Lorenzo Valla nel Quattrocento) e dell’irrigidimento della dottrina romana, motivato dalla necessità (in-group/out-group) di contrapporsi ai movimenti eretici (Ario, le chiese d’Oriente), e scelse come Padri della Chiesa di riferimento dei disturbati mentali come Tertulliano ed Origene, sessuofobi autocastrati e fanatici castigatori dei costumi, piuttosto che persone calme e sensibili e capaci di rendere omaggio alla gioia anche sensuale della vita.
Non andava bene per nulla che quassù ad Aquileia ci fosse gente religiosissima che cianciava di amore e festicciole.

Perdonate il calderone di informazioni gettate alla rinfusa: quando Pressacco me ne parlava nel 1996, raccontava di come tutti questi indizi da lui indagati fossero combaciati in un grande puzzle, capace di spiegare alcune singolarità culturali di queste terre, nel corso di una vera visione mentale che aveva avuto anni addietro nel cuore della notte; al tempo collaboravo con l’Accademia d’Arte Drammatica di Udine, per allestire al MittelFest di Cividale una rappresentazione teatrale intitolata “Mistero Contadino”, drammaturgicamente fondata proprio sulle scoperte e sulle suggestioni di questo prete un po’ eretico, sanguigno ed appassionato.
Spero se ne ricordino di quest’uomo morto pochi anni fa, nei titoli di coda di questo filmone hollywoodiano (ammesso che il filmone si faccia veramente, e non si tratti di millantare credito).

Udine20News beta Film Giallo tra i Mosaici di Aquileia

[Mass] Media Friuli


Ed anche ieri mattina non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di farmi del male, e sono andato ad un convegno sulla pianificazione territoriale del Medio Friuli; non ero uno dei relatori, ma mi ero iscritto per un intervento nel dibattito conclusivo.



Sostanzialmente si tratta di una decina di Comuni che ha deciso di dar vita, sfruttando anche precedenti iniziative di collaborazione in ambito culturale, ad una rete, ad un comprensorio, ad un Aster ovvero un’Azienda per i Servizi Territoriali, insomma non ho capito bene la forma definitiva che assumeranno, anche perché siamo ancora nelle fasi iniziali di analisi del territorio, delle sue esigenze e delle sue potenzialità.



Vi sono state delle presentazioni di elaborazioni statistiche e risultati dei primi focus gruop con gli attori sociali, curati dall’ottimo sociologo Paolo Tomasin, riguardanti le peculiarità abitative di queste terre e i flussi demografici, poi si è parlato di “vocazione del territorio”, quindi di identità, quindi di sviluppi industriali, di turismo, di circolazione delle merci, di attività culturali, di assetti politici e di forme di democrazia.



Tenete presente che ora, come credo anche in altre parti d’Italia, parlare di ristematizzazione ed ottimizzazione degli Enti Locali significa sostanzialmente valutare l’opportunità di mantenere in vita gli Enti di vasta area, ovvero le Province, quando gli indirizzi politici regionali (ovvero quello che piace a Illy) prevedono incentivi proprio alla nascita di aggregazioni sovracomunali caratterizzate da una certa omogeneità – Manzanese, Palmarino, MedioFriuli, Collinare, Carnia, Tarvisiano, con popolazioni intorno ai 50.000 abitanti ciascuna – le quali autonome nella propria progettazione dovrebbero dialogare per le direttive di sistema e di armonizzazione delle politiche territoriali direttamente con la Regione: le Province diventano inutili.



Ovviamente il Presidente della Provincia di Udine Strassoldo ha perorato la propria causa, difendendo il ruolo dell’Ente di vasta area, mentre dall’altra parte (Boem, DelFrè, Tonutti) si è espressamente ribadita la voglia e la giustezza di procedere con gli Aster.

Gli Aster, in quanto sostenuti da Illy, sarebbero di sinistra, mentre la Provincia di Udine è al momento di destra. Ragionamenti squisitamente pragmatici quali le forme di organizzazione del territorio (asfaltare una strada, stabilire il sito ideale per una discarica o per un insediamento artigianale, organizzare la logistica dei trasporti è questione di amministrazione, non di politica) diventano quindi ideologici, quindi inadeguati e sfuggenti per le risposte che si vorrebbero: a procedere così si arriverà al solito pateracchio, compromessi che cercano di soddisfare tutti e tra dieci anni si riveleranno scelte sbagliate. Sì, il titolo del convegno prevedeva appunto un “2016” scritto bello in grande, a sottolineare la volontà politica di intraprendere dei percorsi progettuali a lungo termine, e questo è un onore che giustamente riconosco loro. Qualcuno ha perfino parlato – meraviglia – di fare formazione ai dirigenti, per aggiornarli sulle ultime novità nelle metodologie e negli strumenti per “leggere e scrivere”, analizzare e progettare le dinamiche insediative territoriali.



Ma nessuno ha parlato di tecnologia, di modernità.



Tutte i Comuni coinvolti devono la loro esistenza eco/nomica ed la loro identità a scelte tecnoterritoriali compiute secoli o millenni fa: Mereto di Tomba deve il suo nome all’originario toponimo “Melaretum” di origine romana, segno di una precisa organizzazione del territorio e delle sue vocazioni (scelte compiute da uomini che possedevano ancora l’istinto di sapere dove insediare un abitato, costruire una città, interpretando il territorio per sfruttarlo con intelligenza), mentre la tomba in questione è un reperto celtico; il nome Codroipo deriva da Quadruvium, visto che la cittadina si pone in prossimità di un guado storico del Tagliamento, proprio all’incrocio di due strade millenarie secondo gli assi sud-nord ed est-ovest; nelle stesse campagne intorno a Mortegliano, dove ha avuto luogo il convegno, c’era palude fino a cent’anni fa, prima che il fiume Cormor venisse irregimentato e diventasse canale Cormor, evitando di disperdere le sue acque nelle terreni a sud dell’abitato, imputridendoli e generando povertà.

Il Paesaggio è un Oggetto Tecnologico, ricordate, è frutto del millenario dialogo tra la specie umana e l’ambiente: nulla è naturale, nemmeno una mela, selezionata con sapienza da generazioni di agricoltori con la tecnologia della selezione genetica, per ottenere dei frutti migliori di quelle specie di prugne asprigne che sarebbero le vere mele naturali.



Se mi mostrassero una fotografia di zone rurali, caratterizzate da piccoli campi delimitati da filari di gelsi potati, non avrei difficoltà a riconoscere un tipico paesaggio friulano: per molti friulani questa immagine rappresenta l’iconografia della friulanità, mentre ignorano che i gelsi, alberi cinesi, sono stati portati qui nel ‘700 per provvedere una fonte di alimentazione per i bachi da sete, nell’allora fiorente industria tessile (imprenditori illuminati di 250 anni fa come Zanon e Linussio, capaci di guardare più in là del proprio naso). Il Paesaggio è un Oggetto tecnologico, il territorio va compreso anche con l’aiuto della Cultura TecnoTerritoriale.



La democrazia è una tecnologia, ho detto nel mio intervento; se le strade fossero ancora in terra battuta, la gerarchia Comune-Comprensorio-Provincia-Regione avrebbe tutte altre connotazioni, gli Enti sarebbero di forma e funzioni diverse.

Da sempre i politici in previsione delle elezioni sono soliti asfaltare le strade, per farsi belli con la popolazione: perché ora non capiscono che le strade sono anche elettroniche, che l’ADSL ci deve essere per tutti a buona velocità e poco prezzo, perchè si tratta di un diritto all’accesso informativo per i cittadini e un’opportunità imprescindibile per le imprese? Vogliamo smettere di muovere le persone, e cominciamo a muovere le informazioni? Il MedioFriuli è un territorio solo di atomi, oppure auspicabilmente sarà anche un territorio digitale, com’è “naturale” che sia oggigiorno, attraversato da flussi informativi, interazioni interpersonali a distanza, socialità online, meccanismi di decisione pubblica? Siamo a concepire la governance come se fossimo a pranzo con Carducci, è già il telefono ci mette paura?



Ho detto: “Vi manca un libro nella vostra biblioteca, vi manca il dizionario della Cultura Tecnoterritoriale; voi parlate di 2016, ma vi ricordo che dieci/quattordici anni fa erano appena nati il cellulare e Internet, e ora non è possibile concepire il mondo senza la presenza di queste tecnologie, che hanno completamente cambiato il senso psicologico, sociale, culturale dell’essere comunità e collettività che abita un territorio; tra dieci anni voteremo probabilmente le leggi con il cellulare, e oggi qui non ho sentito nominare né la parola Tecnologia, né Modernità; chi è stato bambino negli anni Cinquanta e Sessanta, quando in Friuli sostanzialmente si era ancora ad una economia agricola (il Friuli, colpito e distrutto da due guerre mondiali, ha praticamente saltato la fase industriale, tranne tre o quattro grossi insediamenti: prima degli anni Sessanta, nessun Governo statale sviluppava infrastrutture di trasporti e di sostegno alle imprese in un territorio che sarebbe stato il primo a cadere nelle mani dei Sovietici, e dopo il terremoto del ’76 si è passati subito al post-industriale) non può comprendere il significato delle moderne forme di cittadinanza digitale, non può stabilire linee di indirizzo su qualcosa su cui non ha competenza, soprattutto se continua a considerare il computer e Internet solamente come un modo più veloce di usare fogli di calcolo e darsi appuntamento al bar con la posta elettronica”.



Ho scatenato un putiferio. Mi han detto che magari gli argomenti erano giusti, ma non era il posto giusto per esprimerli… ma quale migliore occasione di una ventina di sindaci assessori regionali decisori pubblici a convegno, per ragionare di territorio?

Mi han detto che faccio lo sgambetto agli ascoltatori perché disloco i piani semantici del discorso, col mio incedere ipertestuale, a frammenti, salti e rimandi: lo prendo come un complimento, purché il messaggio passi.



Mah. Spero che qualcuno della mia generazione, o anche trentenne, sia magari coinvolto in questa pianificazione territoriale; ho visto degli Assessori alla Cultura preparati e consapevoli dei cambiamenti culturali epocali in atto… potrebbero essere loro la carta su cui scommettere, la chiave per far entrare il cambiamento sociale dalla porta della Comunicazione?





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ActionCamp: per fare i due punti

Anche Udine avrà il suo bel BarCamp.

In occasione di Innovaction, si terrà alla Fiera di Udine dal 15 al 18 febbraio un BarCamp di quelli veri, dove bloggers, smanettoni e curiosi potranno intrattenersi in piacevoli discussioni con altri partecipanti, su tutti gli argomenti web 2.0 che verranno loro in testa, ma anche con qualche considerazione e riflessione sulle sorti di questo Mondo decisamente 2.0.

BarCamp / ActionCamp

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Firmate – NO SIAE a scuola

NO SIAE nel mondo della scuola.
Firmate fiduciosi la proposta dell’Anitel, e voi blogger rinomati e dai molti contatti giornalieri passate parola .

Sarebbe bello, no?, mostrare in terza media delle immagini dei famosi “tagli” di Fontana, per far capire ai giovani ribelli che possono fare quello che vogliono purché sappiano quello che stanno facendo.
Ma come formatore non posso mettere delle fotografie di opere d’arte recenti sul mio blog scolastico oppure in una presentazione, perché infrango la legge.

Tutto è nato dalla persecuzione che sta subendo Galarico, autore di HomoLaicus, persona squisita con cui ho avuto l’onore di chiacchierare in chat anni fa per un progetto scolastico. Andate a vedere il suo sito, e riposizionate i vostri parametri, per avere un buon punto di riferimento quando per l’ennesima volta leggerete qualche guru del web che sottolinea come in fin dei conti il valore di un sito o di un blog lo determinino i contenuti espressi.

PETIZIONE NO COPYRIGHT

Interfacce

Onore e gloria imperitura a Douglas Engelbart: a fine Sessanta (!), davanti ad una platea di persone che fondamentalmente non capivano nulla di ciò che quest’uomo stava mostrando loro, illustrò alcune sue invenzioni, quanto mancava alla nascita del moderno personal computer: il mouse, le “finestre” di dialogo, la videoscrittura a tutto schermo, l’ipertesto, l’aiuto sensibile al contesto, e molto altro.

Il mouse in particolare è user-friendly, ma è terribilmente lento, e quarant’anni sono un tempo sufficiente per qualche rivoluzione tecnologica: che sia ora di passare a qualcosa di più naturale ancora? Jeff Han c’è.

Jeff Han on TED Talks