Archivi autore: Giorgio Jannis

Tracciare la vita

Sappiamo esistere da tempo la possibilità di inserire dei microcongegni elettronici negli oggetti che ci circondano, in modo da comunicare con questi via radiofrequenza.

Ogni oggetto potrebbe raccontare immediatamente la sua identità e la sua storia, dove è stato prodotto, che viaggio ha fatto per arrivare davanti a noi, e un mucchio di altre cose (i problemi sulla privacy sono dietro l’angolo, sì).

Immaginiamo di poter sapere istantaneamente la marca di vestiti più indossata dal pubblico della Scala o del concerto di Vasco Rossi, oppure di conoscere in tempo reale l’esatta disponibilità di merci in un magazzino; proviamo a pensare ad una situazione quotidiana, come al supermercato, dove sarebbe sufficiente passare con il carrello pieno davanti alla cassa, per avere immediatamente il conto della spesa esatto, visto che il detersivo e le brioche sono provvisti di RFID, ovvero di un “identificatore in radiofrequenza”

Bruce Sterling, noto ai più per la sua attività di scrittore cyberpunk negli anni ’80, sta cercando di intrecciare le possibilità offerte dalla RFID con altre tecnologie emergenti relative sia al processo di produzione dell’oggetto/bene di consumo, sia alla sua identificazione e geolocalizzazione.

In particolare, poter tracciare un oggetto con tecnologie GPS Global Positiong System o il poter usare i motori di ricerca per trovare indizi della vita dell’oggetto, porta al concetto di SPIME enunciato dallo stesso Sterling, per definire quell’oggetto ancora teorico che può essere tracciato appunto nel tempo e nello spazio nel corso del suo intero ciclo di vita.

Immaginate di chiedere a Google dove sono le vostre scarpe da ginnastica, e sentirvi rispondere “Le tue scarpe da ginnastica sono sotto il letto”

Spime – Wikipedia, the free encyclopedia

Cos’è podcasting

Podcasting

La parola “podcast” deriva dalla fusione della parola “broadcasting” con il nome “iPod”, il popolare lettore MP3 commercializzato dalla Apple Computer; è però un gioco di parole improprio, in quanto implica che solo l’iPod sia in grado di leggere questo tipo di file, mentre in realtà esso può essere utilizzato con una grande varietà di formati audio digitali e supportato dalla quasi totalità dei lettori MP3 o dispositivi di riproduzione portatili attualmente in commercio. 

Con il termine inglese “podcasting” si intende il processo di “cattura” di un evento audio, video, una canzone, un discorso o un insieme di suoni e del loro caricamento in un sito web o in un “blog”, in una struttura di dati chiamata RSS 2.0 o feed RSS. 

Utilizzando particolari software chiamati RSS News Readers , gli utenti possono abbonarsi a determinate pagine web contenenti RSS 2.0 feed e scaricare automaticamente questi file su determinati programmi di riproduzione per computer, quali ad esempio iTunes, Windows Media Player o MusicMatch. Quando poi l’utente sincronizza il suo dispositivo portatile con il programma presente sul computer, il podcast viene automaticamente trasferito e l’utente ha la possibilità così di usufruirne nel momento per lui più conveniente. 

Uno dei vantaggi del podcast è il fatto che il file nel suo formato finale è distribuito su un dispositivo portatile del tutto indipendente da quello di registrazione. Il podcast segue un semplice modello di pubblicazione e sottoscrizione che può essere assimilato a quello degli abbonamenti alle riviste. Si può immaginare uno scenario del tutto simile considerando un ipotetico lettore di riviste che richieda alla compagnia di poter fare una prova gratuita del suo programma di abbonamenti: il lettore fa una richiesta iniziale alla compagnia, la quale si occupa di recapitare a casa sua una copia della rivista ogni settimana; una volta che essa si trova nella buca delle lettere, il fedele cane del lettore in questione trasferisce la rivista direttamente nella valigetta del suo padrone, cosicché egli abbia la possibilità di leggerla nel momento che preferisce, come ad esempio durante il viaggio in treno per andare al lavoro.

Società e tecnologie interagiscono

Cosa succede quando appare una nuova tecnologia (TIC, ma non solo) in un sistema sociale? E se la diffusione degli ultimi ambienti interattivi su web, da YouTube a SecondLife, avvenisse secondo curve di “accettazione sociale” ben identificabili, come in un grafico?

Qui trovate un interessante articolo, scritto da Dario de Judicibus, sull’attuale sviluppo di certi luoghi abitati della Rete.

L’Indipendente

E’ tardi

Delle nuove generazioni, digitali selvaggi, non mi preoccupo poi molto: troveran la loro strada, nomineranno innovativamente la realtà, qualcuno poi saprà brillantemente *implementare* brani di cultura pre-web nella cultura digitale, qualcun’altro deciderà lo stile di un’epoca. Credo che le potenzialità dell’intelligenza più raffinata sia distribuita a larghe manciate ad ogni generazione, e tutte le generazioni han detto la loro, a modo loro.

Loro saranno i primi in assoluto, noi gli ultimissimi, in questo Grande Passaggio, a abitare in un Mondo 2.0 planetariamente e digitalmente connesso (pla.di.co.).

Dovrei ricordar loro, a tutti quelli nati dopo la Guerra fredda, che ci sono migliaia di libri e di opere artistiche e culturali che sicuramente valgono la pena di essere lette, anche se sono state realizzate prima di internet o della televisione. Ma le scopriranno sicuramente, scopriranno le idee dei loro buoni e cattivi maestri, anche per nostro tramite, di noi della generazione di passaggio, quelli nati con l’inchiostro e morti coi pixel.
Ed ecco cosa temo: che molti di noi si autorelegheranno alla condizione di gutemberghiani e “industriali” sopravvissuti, incapaci di essere propositivi e attivi nella staffetta attuale tra industrialismo e attuale glocalismo biodigitale.
Perdere il senso del territorio: non saper gestire le nuove Appartenenze che comprendano anche la telepresenza e tutta la socialità in Rete.

Italia geotermica

L’Italia potrebbe essere ai primi posti al mondo per produzione di energia geotermica, per quanto è naturalmente avvantaggiata dalla propria posizione geografica.Network Games

Il futuro, a mio personale avviso, è nella geologia profonda, nella vulcanologia, nella sensoristica avanzata e nella simulazione 3d, nella trivellazione non convenzionale, nei materiali estremi, nella robotica sottomarina e geologica, nella progettazione offshore (anche e direttamente di impianti remotizzati sul fondo marino), nella propulsione elettrica generalizzata, nelle nanotecnologie, nello storage di elettricità, nella gestione idrica avanzata, negli impianti collettivi e ottimizzati di climatizzazione, nell’architettura e urbanistica climatica, nelle tecniche di desalinizzazione e di fertilizzazione o rifertilizzazione di terreni aridi o inariditi….e infine nella grande ingegneria delle dighe.

IL TEMPO NELLA GLOBALIZZAZIONE

Cultura popolare e cultura senza aggettivi:

IL TEMPO NELLA GLOBALIZZAZIONE

Pensare – fare: i tempi del frattempo e della distinzione

E’ privilegiato chi ha il vantaggio di usare i tempi lunghi
Far passare il tempo- il passatempo: il senso del gioco

  • il tempo si passa meglio in compagnia
  • c’è sempre una certa tristezza nel gioco dei solitari
  • il pensare e l’agire rapido (es. La morra)
  • pensare popolare e pensare ‘colto’

Il problema della tradizione e del suo uso:

  • è un vantaggio quando LA SOCIETÀ È FERMA E STATICA, non si deve bruciare energie quando si hanno soluzioni già collaudate
  • CHI VIAGGIA ha meno vincoli rispetto alla tradizione, ha semmai impegni ad essere alla page
  • la tradizione può essere un FARDELLO e una seria difficoltà a far fronte al nuovo,
  • a meno che non sia risorsa per il TRANSITO E IL TRANSITORIO
  • è opportuno recuperare il valore del ludico: è un modo festoso per celebrare le regole dello stare insieme, specie quelle nuove
  • giochi tradizionali – da fare in pubblico: LA PIAZZA, L’OSTERIA, LA STALLA – ben diversi dal palazzo e al castello o nella piazza predisposta dal principe
  • giochi contemporanei: LA TELEVISIONE, LO STADIO, LA SALA GIOCHI, meglio il condurre PROGETTI PER ASSOCIAZIONISMO e FARE COSE PER LA COMUNITA’
  • i giochi possono essere correlati ad ESPERIENZA DI COMUNITÀ o ESPERIENZE DI FOLLA: con la comunità si è insieme attivamente e si è plurali, con la FOLLA SI È INSIEME DA SOLI

CONTEMPORANEO – GLOBALIZZAZIONE

IL METICCIATO:

  • IL PRESENTISMO – il reality- presente senza Futuro – si è in quanto si risponde ad una moda, che è un comando subdolo eterodiretto
  • il fare senza il pensare
  • – si acquista VELOCITÀ, ma non velocità di pensiero azione, ma velocità di AUTOMATISMO

IL PROGETTUALE:

  • il piacere di costruire in avanti e condividendo
  • il piacere dell’immaginazione

BISOGNO DI RITI

  • il rito come certezza di atti comuni e

VERIFICA’ INASPETTATA che si sta bene insieme

esistono RITI FREDDI E RITI CALDI, quelli caldi hanno sempre qualcosa di inaspettato che viene dalla partecipazione di chi fa il rito, per cui ad un medesimo rito si può dire, si è svolto come al solito (ossia lo si è CELEBRATO), oppure mi è piaciuto come fosse la prima volta, mi sono sentito scorrere qualcosa dentro /rito VISSUTO…


METICCIARE I RITI è costruire nuovi riti


IL GIOCO ADULTO

  • dentro la vita quotidiana, non è evasione, al massimo è PAUSA o meglio riprender fiato, darsi il tempo per NON FARSI VIVERE


LA VITA ADDOSSO

  • piazza e palazzo – differenza tra essere e insieme e essere ‘noi’ (pochi) – oggi c’è una CONCEZIONE TRISTE DI PALAZZO anche da parte della GENTE COMUNE che si rinchiude nella propria illusione
  • RUOLO DELLA PARTECIPAZIONE come GIOCO DECISORIO COMUNE PLURALE

L’ISOLAMENTO E AGGRESSIVITA’:

  • privo della capacità di esplorare la solitudine)
  • ( cogliere l’esistente, vederne una diversa desiderabilità e organizzazione e- in contrasto – vivere L’IMPOTENZA INDIVIDUALE DEL FARE)
  • La DESIDERABILITÀ PLURALE e la codecisione-azione condivisi

Si gioca stabilendo LE REGOLE DEL GIOCARE E STARE INSIEME.

La regola non è solo un vincolo, è la garanzia che si sta e si vuole giocare insieme.

  • CHI INFRANGE LA REGOLA, BARA.
  • CHI VINCE ESERCITA UNA ABILITÀ DAVANTI TUTTI e con la condivisione di tutti. Singoli e plurali

Fuori scaletta aggiungo alcune considerazioni solo sul rapporto della storia ( o con il flusso del tempo):

1 – Noi non abbiamo rapporti diretti con il passato, abbiamo rapporti con segni del passato. Ma i segni non sono il passato, sono tracce molto ridotte e incomplete e sarebbe un grave errore confondere i segni con il passato. Confrontandoci con dei segni noi siamo indotti (sempre che abbiamo l’atteggiamento positivo e attivo) ad immaginare quanto è legato ai segni e a collocarli in una scena. La storia è questa capacità di trasformare segni in scena.

2 – La scena è per questo motivo sempre precaria, perché se sopraggiungesse un segno nuovo, prima non trovato o a cui non era stata data rilevanza, allora anche la scena può mutare o addirittura sconvolgersi, come quando il ritrovamento di una nuova tessera di mosaico offre una diversa chiave interpretativa di una scena che risultava difficile o incomprensibile. Oppure porta a rimetter tutte le tessere in maniera differente, perché vi sia coerenza con la nuova tessera, per cui il dettaglio nuovo richiede una scena nuova.

3 – L’immaginazione è quindi una funzione sempre attiva assieme al rigore. Il rigore da solo offre l’erudizione storica, ma l’erudizione è cieca e costruisce soltanto collezioni o peggio magazzini. La vita però non è né collezione né magazzino.

4 – Il passato pertanto non è mai definitivamente un dato, ma un provvisorio transito in attesa di eventi insperati che ci consentano di immaginare diverse situazioni di vita.

5 – In questo senso (apertura al non noto e all’inaspettato) il passato non è molto diverso dal futuro. Entrambi cercano delle situazioni che non ci sono completamente.

6 – Il passato emozionalmente rassicura perché ci sembra di averlo già (mentre è una ricerca continua), mentre il futuro non è ancora stato e lo si vive con un indice di incertezza maggiore. In realtà sono due forme di incertezza, ma anche due forme di apertura.

7 – Il passato è gestito dal desiderio di trovare conferme e va in cerca di emozioni di solidità. Il futuro è segnato da emozioni di attese e di progetti, pertanto emozionalmente è orientato dalla volontà e dalla decisione di far emergere quello che ancora non c’è.

8 – Gli amanti del passato corrono il rischio di credere che la vita sia già stata, mentre è un mistero aperto. Gli amanti del futuro corrono il rischio di non amare il presente e di fuggire in un mondo solo immaginato.

9 – Forse l’equilibrio è nel senso di realtà che ci fa agire qui, adesso con le risorse effettive che ci sono e con il patrimonio che coscientemente abbiamo acquisito dal passato, per dare un senso e una praticabilità al tempo che ci sta davanti dove si esprime la dimensione possibile della vita. Dimensione che richiede conoscere e immaginare plausibilmente con forte motivazione e rigore.

10 – Occorre però lasciarsi aperta la via per lo stupore: il sentimento vivo che accoglie il tempo come dimensione solo in parte (piccolissima) nelle potenzialità degli umana, perché la fonte del fluire è nel cosmo che va dall’inconscio fino all’ultima galassia, passando per i sentieri del pianeta. Il tempo è un tentativo di ordine e comprensione di un flusso che in gran parte ci sovrasta.

Ecco perché è più rassicurante affidarci a piccoli segni, (fotografie, lettere, stampe, dipinti, sculture, libri, oggetti, edifici, strade, ecc.), perché ci sembrano alla nostra portata. E con loro ci sembra di ricostruire bene le scene.

Ma anche le montagne e le forme delle coste e i crateri della luna e le comete che girovagano sono segni. Scene però in cui per lo più ci si sente estranei.

Anche progetti di architettura e di città sono segni. Segni di possibile futuro e scene fattibili. Per quanto complessi ci sembrano alla nostra portata. Tempo futuro fattibile.

Forse in fondo andiamo alla ricerca di costruire o ricostruire segni e scene rassicuranti. Su un fondale splendido di presenza sconfinata e sconosciuta.

Il panorama non è tuo, è mio

WIKIPEDIA…D ’AUTORE

La legge 633/1941 sul diritto d’autore fa ancora una vittima illustre.
Ammininistatori e utenti di Wikimedia Commons e di Wikipedia italiana, hanno deciso di eliminare dall ’enciclopedia telematica le fotografie di molti architetti famosi. Si rischia quindi di non vedere più rappresentata nell ’enciclopedia più grande del mondo l’intera architettura contemporanea e moderna italiana. Questo perché la legislazione italiana non contempla il cosiddetto «panorama freedom»,ovvero una «libertà di panorama» che permette a chiunque di fotografare quanto «pubblicamente» visibile, senza preoccuparsi per l’appunto, del diritto d’autore.

da ilmanifesto, 20070703

Ma perché gli italiani tutti devono sempre fare queste figure da cretini, agli occhi del mondo? Per miopia intellettuale poi di questi legislatori che non riescono a vedere più in là della punta del naso? Ma come pensa, questa gente?

foto: Palazzo di vetro, Udine 1935. Arch. Ermes Midena
da comune.udine.it (il Comune paga i diritti per la foto di un’opera architettonica di 72 anni fa?)

Parole, parole, parole

Uff, è un po’ che non scrivo qui. come si suol dire, ho fatto cose, ho visto gente. Ho qualche bozza che aspetta.
Ma oggi nel mio aggregatore, uno dopo l’altro, c’erano questi tre post:

Sofi che mette online una tagcloud del discorso di Veltroni, Freddy Nietzsche che pubblica le frasi che più gli sono piaciute del discorso di Veltroni (WV ovvero VW ovvero Volkswagen), e questo articolo di linguistica applicata ai testi digitali di Elena Spezia presso il blog di Dino Buzzetti.

Vorrà dire qualcosa, no? di sincronicità qui si vive e si respira.

Google Reader -Jannis’ shared items

Il sabato del villaggio globale

A commento della quarta traccia per la prova scritta dell’esame “di maturità”, la quale testualmente recita:

L’industrializzazione ha distrutto il villaggio, e l’uomo, che viveva in comunità, è diventato folla solitaria nelle megalopoli. La televisione ha ricostruito il «villaggio globale», ma non c’è il dialogo corale al quale tutti partecipavano nel borgo attorno al castello o alla pieve. Ed è cosa molto diversa guardare i fatti del mondo passivamente, o partecipare ai fatti della comunità.» G. TAMBURRANO, Il cittadino e il potere, in “In nome del Padre”, Bari, 1983
Discuti l’affermazione citata, precisando se, a tuo avviso, in essa possa ravvisarsi un senso di “nostalgia” per il passato o l’esigenza, diffusa nella società contemporanea, di intessere un dialogo meno formale con la comunità circostante

Rodotà esplicita alcuni ragionamenti assai puntuali e moderni rispetto alle giovani generazioni biodigitali, al loro immaginario, al loro stile di pensiero.

“…i ragazzi intorno ai ventenni sono essi stessi la globalizzazione. Sono immersi in un flusso continuo di comunicazioni, scaricano musica e film, alimentano YouTube, attingono conoscenze dalle fonti più disparate, producono e subiscono modelli di comportamento, fanno e disfano comunità virtuali, assumono identità molteplici…

Il popolo di Internet, di cui le persone giovani costituiscono il nerbo, è al di là della logica televisiva. Frequenta il più ampio spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto…

Siamo di fronte a una nuova condizione umana, che certo può produrre nuove forme di solitudine e di esclusione, che può imprigionare la vita nello schermo di un computer, ma che deve essere considerata come elemento essenziale della dinamica complessiva che stiamo vivendo…” 

Stefano Rodotà, Il popolo di YouTube non ha più nostalgie, La Repubblica, 21 giugno 2007, p.14

tratto da: Wild Web Chapinèring: Temi, esami e YouTube

 

Promuovere gli Abitanti

L’Associazione culturale NuoviAbitanti pone attenzione al rapporto tra tecnologia e territorio ragionando sul concetto di Abitanza, come indicazione di un certo atteggiamento consapevole riguardo all’aver cura dell’Ambiente Naturale e soprattutto dell’Ambiente Costruito in cui tutti viviamo e da cui traiamo senso di identità personale e sociale.
Per questo motivo assume rilievo la dimensione sociale della collettività, la comunità su un territorio di una determinata estensione (secondo le dinamiche degli insediamenti abitativi umani, secondo la percezione antropologica con cui le comunità identificano sé stesse, secondo urbanistica e reti tecnologiche produttive e distributive di beni e servizi) dove poter realizzare la traduzione di un astratto Benessere in concreto Ben-stare, ora e in questo luogo. E anche gli ambienti online sono luoghi abitati, a cui prestare la medesima cura.

Quindi, promozione sociale degli Abitanti tutti ed in particolare per il mondo della scuola, dove vista la necessità etica di preparare le giovani generazioni biodigitali a comprendere e fruire del mondo del 2035, urge provvedere con progettazioni e formazioni specifiche per i docenti: le competenze da acquisire potrebbero essere proprio quelle che li rendono in grado di concepire il TecnoTerritorio e le dinamiche sociali attuali – nei massmedia, in Rete, nel gruppo-classe, nella socialità quotidiana – anche alla luce dei nuovi modelli di comunicazione e di “arredamento” della conoscenza che il software portabile, nonché il social software su Web rendono oggi possibili.
Oltre a fornire effettivamente dei luoghi nuovi in cui poter vivere socialità (ad esempio, un blog per una classe delle superiori docenti compresi) oltre a fornire nuovi contenuti di cui trattare necessariamente in ambiti formativo (sciocca appunto quella scuola che non prepara i ragazzini a comprendere una realtà biodigitale), il web moderno offre soprattutto un intero nuovo linguaggio, in cui poter ri-formulare noi stessi, i modi con cui veniamo coinvolti nelle reti sociali, il nostro stesso dare senso agli accadimenti.

Come prima positiva conseguenza, notiamo come alcune buone prassi maturate in Rete quali la fiducia nella condivisione della Conoscenza e nello scambio interpersonale (vedi la Wikipedia o la filosofia OpenSource) possono riversarsi in questo mondo di atomi, consentendo la nascita di nuove modalità interazionali maggiormente consapevoli delle finalità etiche della partecipazione; si impara dappertutto.

NuoviAbitanti

Riflettere collaborativamente sulla storia industriale

sophia.it

La storia è condivisa con Wikindustria
11 Giugno 2007

Storiaindustria cresce e con il wiki il sapere si fa condiviso. Il sito sulla memoria industriale del Nord Ovest, iniziativa del professor Luciano Gallino per ricostruire e illustrare sul web il passato di fabbriche, prodotti, mestieri, modi di lavorare e organizzare le aziende che hanno caratterizzato la cultura e l’identità territoriale del Nord Ovest dal 1850, offre oggi un nuovo strumento. E’ WikiRedazione, un ambiente di lavoro distribuito che permette ai navigatori di offrire e condividere le proprie conoscenze e le proprie memorie.

Anche se si rivolge prima di tutto a studenti e insegnanti delle scuole superiori e alle università, WikiRedazione non è solo un innovativo strumento didattico. Alla redazione delle pagine possono partecipare tutti: l’obiettivo è quello di sperimentare la creazione di una comunità diffusa di utenti-autori che scriva contributi originali, che reperisca materiali su industrie locali, che animi il dibattito on line sui tema di interesse comune.

Richiamando il paradigma di lavoro cooperativo diffuso “wiki”, dopo essersi registrato con una e-mail ognuno può contribuire alla redazione di nuovi contenuti o modificare quelli già offerti da altri partecipanti su temi specifici, identificati da parole chiave legate a imprese, prodotti o personaggi. Ma è anche possibile proporre nuove voci da aprire a contributi collaborativi, intrecciando i propri interessi con i percorsi formativi del sito. Una redazione valuta i singoli interventi e li pubblica come approfondimenti tra le pagine dei corsi online.
Il tutto con licenza Creative Commons 2.5. Coerentemente con la filosofia del Web 2.0, gli utenti di WikiRedazione non hanno bisogno di conoscenze di programmazione né di strumenti informatici specifici: bastano un pc collegato in Rete e molta curiosità a navigare nel Web.
WikiRedazione è stato sviluppato dal CSI-Piemonte appositamente per il progetto multimediale on line di Storia e Cultura dell’Industria e si basa sulla personalizzazione del prodotto open source “DokuWiki”.

Web
Storiaindustria www.storiaindustria.it
Wikiredazione www.storiaindustria.it/wikiredazione.shtml

Dal blog NuoviAbitanti

E svegliarsi la mattina

Un paio di mesi fa ho fatto una chiacchierata con studenti di Scienze Politiche a Trieste, già laureati, dentro un bel corso post-universitario dedicato alla progettazione sociale; mio scopo era dar loro dei suggerimenti e nuovi punti di vista sul Territorio e le collettività che lo abitano, mostrando le reti tecnologiche e comunicative secolari e recentissime duepuntozero, affinché la percezione prima e la progettazione sociale poi (il “leggere” e lo “scrivere” il Territorio) potessero essere potenziati dalla conoscenza dei nuovi comportamenti mediatici resi possibili dalle nemmeno-tanto-nuove Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.

Il momento clou è stato alla fine, quando ho chiesto un feedback dall’aula, provando a far liberamente esprimere i ragazzi (trentenni) sulle motivazioni del loro voler progettare interventi sociali, su quale cambiamento intendessero agire rispetto alle proprie collettività di appartenenza: si alza uno, peraltro sveglio, e forse per gusto di contraddizione mi risponde che secondo lui non è necessario sempre progettare interventi sociali finalizzati al cambiamento. Cioè, il tipo stava sostenendo che talvolta bisogna progettare per mantenere lo status quo. Mah.

Domani invece a Padova parlo per un’oretta alla Scuola di Dottorato di Ricerca in Filosofia, su tematiche attinenti agli ambienti digitali per la ricerca e la divulgazione.
Pensavo di raccontare qualcosa di BarCamp e di Pecha-Kucha e di altre nuove modalità sociali e socializzanti di far convenire delle persone in un luogo stabilito, cercando con il supporto del social web di moltiplicare la circolazione delle idee e l’instaurarsi di nuove reti amicali/professionali. Una parte dell’esposizione la dedicherò sicuramente ai supporti mediatici interattivi, come Twitter, la Twitter-bacheca, gli SMS, i wiki, webtv, chat laterali parallele, tutte cose che abbiam visto fiorire in questi ultimi mesi.
Dopo aver organizzato l’ActionCamp, dopo aver partecipato a CitizenCamp, TrainerCamp, VenetoExpoCamp, mi sono fatto alcune idee su come le buone prassi collaborative online possano efficacemente esondare fuori dagli schermi, per connotare di sé gli incontri reali di noi wetware.

Userò Tumblr per allestire dei supporti informativi ai miei sproloqui, per punteggiare il filo solitamente ingarbugliato del mio discorso: con le presentazioni sono arrivato al punto di saturazione.

Sistema bibliotecario di Ateneo filo3

La velocità del cambiamento: aspettando la rivoluzione

Uso una metafora termodinamica: siamo tutti in un pentolone messo sul fuoco. Tutti e tutto: ogni entità socioculturale, come le banche o gli ospedali o l’idea di rappresentatività democratica o le scuole o l’industria dell’informazione o insomma tutto ciò che è struttura sociale si trova dentro un gran calderone, dove lentamente “si viene cucinando” il destino delle umane genti, che qualche cuoco, provando di tanto in tanto ad assaggiare la pietanza, chiama “progresso”.

Ma quel fuochista che si chiama Tecnologia (ah, Prometeo) ha alzato il potere calorico della fiamma, proprio come quando si è capito che per fare l’acciaio dentro le fornaci il fuoco di legna non era più sufficiente e serviva il carbone;  ovviamente nel nostro caso il fuoco sotto la pentola sociale è dato dalle maggiori possibilità espressive consentite a ciascuno di noi in quest’epoca di reti comunicative e di facilità di produzioni contenutistiche.
Ciascuno di noi ha oggi una potenza di fuoco mediatica paragonabile ad una major di Hollywood o a una televisione degli anni ’80, potendo produrre e distribuire flussi comunicativi multimediali su dimensione planetaria.
Tutto questo non può che incrementare i moti convettivi all’interno del pentolone, si accelera la cottura dello spezzatino, può aumentare pericolosamente la pressione se non viene predisposta un adeguata valvola di sfogo sul coperchio/istituzioni di controllo. E credo che panem et circenses, sessodrogarock’n’roll non siano più sufficienti a tener buona la gente facendola sfogare, né vecchi strumenti come censura e imposizioni topdown possano essere utilizzati dal Potere (ah, che bel gergo sessantottino) in quanto perfettamente inadeguati alle reti di comunicazione orizzontali dentro cui oggi costruiamo il senso degli accadimenti sociali.
Bisogna riprogettare l’intera pentola, RAPIDAMENTE, prima di arrivare all’anomia.
Oddio, magari questo metodo di moltiplicare gli specchi in cui la cultura narra sé stessa e si ri-conosce potrebbe essere proprio la soluzione scelta da Gaia per liberarsi da questa specie umana incapace di realizzarsi ecologicamente, e quindi indirizzarla verso l’autoestinzione, ma sorvoliamo.

Cambio metafora: passiamo al sistema idrologico.
La tecnologia delle comunicazioni è il vento sempre più forte che muove le nubi ed il pulviscolo atmosferico, piove sempre di più sulle montagne, e ogni goccia è uno dei nostri pensieri che precipita nei blog del pianeta, e tutta quest’acqua scende per i mille rivoli dei torrenti e diventano fiumi che allagano la pianura, dove si trovano le città. Gli alvei odierni, i massmedia e le istituzioni sociali di controllo, non sono fatti per sostenere una tale massa di opinioni liberamente espresse: si alza l’umidità, piove ancor di più, si giunge al disastro. Non è difficile, son cose che càpitano, ogni tot secoli. Si chiamano rivoluzioni: nuove esigenze, sorte dal basso, producono cambiamento sociale.
Ma questo cambiamento che ci aspetta inesorabile nei prossimi anni possiede una nuova qualità rispetto a quelli che si sono succeduti da Neolitico in qua: la velocità, il ritmo della narrazione.
Nel post di Svaroschi che linko, Chris Anderson dice che il cambiamento non avviene al ritmo della tecnologia, ma al ritmo delle generazioni.
Sbagliato. Perché il cambiamento non dipende dalle generazioni, ma dalle idee che circolano tra le generazioni e all’interno di ogni generazione. Ovvero l’osservazione è giusta se viviamo in tempi in cui la maturazione e la distribuzione di nuove idee avviene in parallelo con la crescita delle nuove generazioni (i tempi di diffusione delle idee su supporto cartaceo, per esempio, via cavalli e postiglioni), ma è sbagliata se riferita alle peculiarità di questa nostra epoca, dove la tecnologia incide massimamente proprio sulle possibilità comunicative e sulla circolazione delle opinioni.
Il problema è che occorrono forze notevoli per avviare una rivoluzione sociale, e storicamente quando è accaduto che certi giovani avessero in sé contemporaneamente idee nuove, energia e spinta al cambiamento, gli assetti sociali sono cambiati.
Ora invece viene richiesta una rivoluzione ad una generazione avanti con gli anni, che è già scesa a patti con l’esistente, dove pochi comprendono cosa sia Mondo 2.0.
Oppure si tenta di preconizzare una società planetaria liquida, dove cambiamenti strutturali macroscopici possano essere realizzati ogni pochi anni, quindi una forma delle collettività in grado di agire cambiamento più volte nel corso della stessa generazione.
Una ri-fondazione delle strutture sociali tutte non è ulteriormente procrastinabile, lo sappiamo.
Una società organizzata secondo strutture messe a punto tra il Seicento e L’Ottocento, come quella in cui ancora sostanzialmente viviamo, non può reggere il dilagare di nuove consapevolezze e istanze sociali, a cui urge dare risposta e manifestazione concreta nei modi stessi con cui regoliamo i comportamenti individuali e collettivi.

Vassar storie(s): La velocità del cambiamento

E ricordatevi

… che oggi è il Giorno dell’Asciugamano. Vediamo se riesco a farmi una foto.

Towel Day :: A tribute to Douglas Adams (1952-2001)

A towel, it says, is about the most massively useful thing an interstellar hitch hiker can have. Partly it has great practical
value – you can wrap it around you for warmth as you bound across the cold moons of Jaglan Beta; you can lie on it on the brilliant marble-sanded beaches of Santraginus V, inhaling the heady sea vapours; you can sleep under it beneath the stars which shine so redly on the desert world of Kakrafoon; use it to sail a mini raft down the slow heavy river Moth; wet it for use in hand-to-hand-combat; wrap it round your head to ward off noxious fumes or to avoid the gaze of the Ravenous Bugblatter Beast of Traal (a mindboggingly stupid animal, it assumes that if you can’t see it, it can’t see you – daft as a bush, but very ravenous); you can wave your towel in emergencies as a distress signal, and of course dry yourself off with it if it still seems to be clean enough.
More importantly, a towel has immense psychological value.

Giretto

Amo l’aggregatore, ma non mi può tenere qui inchiodato tutto il giorno. Allora nel tardo pomeriggio ho preso la Vespa, e sono andato a fare un giretto.
Poi verso le otto e mezzo di sera sono andato al Visionario, dove era prevista una serata dedicata alla presentazione del linguaggio pubblicitario – grafica e spot – nell’Europa dell’Est, tra la caduta del muro e oggi. Interessante. Una farfalla tropical grande come il mio palmo mi svolazzava intorno, poi si è fermata sul muro al mio fianco.
Ho chiacchierato un po’ con Honsell di un progetto per un evento culturale da allestire per quest’estate (riguarda un po’ le un-conference, ma vi racconterò meglio più avanti), poi sono andato ad una festa sulla collina del Castello di Udine dedicata all’interculturalità, visto che domani qui comincia Vicino/Lontano, e piena zeppa di studenti universitari, e la musica la metteva su Marco, alias DJ Abdul: melodie mediorientali con la cassa dritta in quattro.
Mi sono stufato dei giovani, e sono andato al Nofun/LaCantina, dove suonava un gruppo che mi ricordavano gli Incubus, bravi e soprattutto ben mixerati da Gaetano, tant’è che cassa e basso uscivano fuori moltissimo bene. Mirko ha sempre la solita faccia, confermo. Allora appagato mi preparo praticamente da solo al banco un pastis con goccia di menta, e riemergo all’aria aperta per rollarmi un cicca e fumarmela in santa pace seduto sulla Vespa, chiacchierando con gente che vedo da vent’anni e non so nemmeno come si chiama.
Senonché con aria gnogna mi si avvicina un tipo sui vent’anni, con i capelli ossigenati color giallo pannocchia, e mi racconta con sguardo fisso che prende medicine e dipinge molto, gli han dato tre TSO in due anni, lo hanno definito borderline (ma lui preferisce la parola sborderline), ed era simpatico proprio. Mi ha detto che alla sua prima crisi maniacale stava guardando la TV e parlava con i personaggi, perché era dio in persona, ma alla seconda crisi qualche mese dopo non si sentiva più dio, era solo un amico di dio. Il tipo passa parecchio tempo in Rete, perché fa “stamp” delle schermate e poi ci dipinge sopra, dentro o fuori il computer; gli ho consigliato di aprire un blog, e buttare fuori tutto.