Archivi autore: Giorgio Jannis

Invenzioni – Wii & Lee

La notizia sta facendo il giro dei blog, perché Johnny Lee qui sotto ha veramente inventato una bella cosa. E oltre ad aver scritto credo qualche riga di software per ben interfacciare il Wii con il PC, la vera scintilla creativa dev’esser stata quella di aver provato a chiedersi cosa succedeva se si fossero invertiti il controller remoto e la base ricevente. Così da poter “vedere” quello che vede la base, e quindi poter allestire la visione in 3D. 

Un momento aulico di storia moderna si raggiunge verso la fine, quando Johnny consiglia agli sviluppatori Wii di inventarsi qualcosa per sfruttare appieno le nove possibilità… sta dicendo a chi il Wii l’ha inventato che dietro l’angolo c’era una meraviglia che nessuno dei progettisti ha saputo vedere, e non è importante che l’abbia scoperta lui facendo bricolage (oddio, spero che lo assumano rapidamente) ma che venga diffusa e presto, perché l’importante è giocare a manetta.

Rappresentazioni mediatiche delle identità collettive territoriali come processi di Abitanza biodigitale nell’EuroRegione AlpeAdria. MittelCamp. Yess.

Dall’altro ieri non ci sono più frontiere, borders, confini, dogane, sbarre tra l’Italia e la Slovenia.
Anzi, con perigliosa manovra, Illy gli sloveni e un mucchio di sindaci di qua e di là (locuzione obsoleta) le sbarre dei valichi le hanno materialmente segate – è sempre commovente vedere quanto senso sgorghi da un bell’atto simbolico – e poi festa dappertutto.
Questo significa che la prossima estate io prendo la Vespa e vado dritto verso est fino al lago Balaton, e nessuno mi ferma.

Quindi, Enrico Marchetto ed Enrico Maria Milic con Bora.la e SWG han messo su il MittelCamp, dove provare a “costruire nuove relazioni, amichevoli e fruttuose, tra persone diverse che vivono nella nostra regione Mittel-Adriatica e fuori di essa. Questo può essere il primo passo di molti altri per sostenere e scatenare una rete transfrontaliera che si dà da fare sulla politica, l’arte e la cultura, l’informazione e l’economia.”, come dice il wiki. E la diretta webtv andava benissimo.

All’inizio c’è stata una serie di interviste a personaggi varii, si è parlato un po’ di cultura qui e là e sopra e sotto, giornalisti e aneddoti, vogliamoci bene. Mi sono piaciute le parole di Jani Sever, quando riguardo la questione della lingua ha risposto che ognuno dovrebbe parlare la propria, mostrarla agli altri perché conoscere qualche parola straniera è già bello, e poi ci pensi la tecnologia a rendere tutto comprensibile per tutti.

Il buffo è che oggi è uscita questa notizia sul blog di Stefano Mainardi, ripresa credo anche dai Googlisti, dove si spiega come aggiungere un bot di traduzione istantanea, via Google Translate, ai propri contatti di GTalk su GMail, poi avviare delle chat di gruppo con sloveni e austriaci, invitare anche il bot ad esempio it2en@bot.talk.google.com per tradurre dall’italiano all’inglese (avvertire Google che ci serve qualcosa per lo sloveno) e parlare tutti contemporaneamente nella propria lingua e leggersi gli uni con gli altri in inglese.

Per dire, se questa cosa fosse stata pubblicata ieri, il MittelCamp sarebbe stato completamente diverso, perché magari ci si sarebbe orientati decisamente verso un bel discorso collettivo dove provare a individuare alcune possibilità pratiche di costruire ambienti biodigitali condivisi per fare Rete qui nella Regione AlpeAdria.

Vado per punti elenco, ché qui ci sarebbero da dire un mucchio di cose:

  • è necessaria una colossale opera di allestimento culturale dei nuovi contenitori dell’Abitanza biodigitale
  • dobbiamo costruire il passato, cerchiamo di esserne criticamente consapevoli, nel momento in cui arrediamo ambienti digitali connotati territorialmente
  • tutte le fonti informative (blog, agenzie, testate giornalistiche, communities tematiche) dovranno essere raccolte e rese disponibili in forma centralizzata, o comunque taggate adeguatamente: questo per cominciare a costruire il futuro, che poi anche se nessuno fa niente emerge dal calderone delle conversazioni
  • quindi voglio un aggregatore che tenga traccia di tutte le fonti informative AlpeAdria suesposte, di ogni blog, e offra di ogni singola riga di testo una traduzione in inglese – cioè il cammino è blog – > feed – > traduttore -> aggregatore collettivo, questo perché a forza di leggere anche solo due post al giorno di blog sloveni o austriaci aggregati so che tra un anno mi sentirò un po’ più Mittel, e capirò di più e magari potrò anche dare il mio contributo almeno informato
  • pian piano emergeranno le rappresentazioni mediatiche delle collettività territoriali, e sarà interessante vedere le connotazioni che prenderanno i Luoghi delle tribù telematiche; o forse pensiamo che il proverbio secondo cui gli istriani sono tirchi varrà anche nei nuovi mondi digitali? forse emergerà da eBay?
  • vanno alimentati tutti i possibili legami capaci di aggregare persone secondo tematica condivisa, al di là della prossimità fisica
  • che a nessuno venga in mente di “progettare troppo”, perché quando si cerca di impostare dei contenitori di comunicazione, e si è consapevoli che la qualità dei contenuti viene dal basso, è controproducente pensare di potersi prefigurare e quindi a priori incanalare flussi di comunicazione spontanea dentro spazi o tag predefiniti: meglio lasciare che emergano alcune prime configurazioni discorsive di superficie, nel pentolone mediatico, che in seguito come “attrattori strani” nei frattali coaguleranno intorno a sé comportamenti tribali e gruppi di interesse sui quali si può lavorare, per ottimizzare e moltiplicare le occasioni e gli strumenti di dialogo
  • ragionare per group-centered design, come dice Mucignat, è quindi preferibile a ragionare per user-centered design, perché pone in giusto rilievo le dinamiche dei flussi informativi e di opinione
  • quello che noi ex gente di confine bisogna fare ora è sognare la cultura condivisa che vogliamo, darne rappresentazione quasi onirica nella produzione giornaliera di tutti i blog di questo Territorio austroitalosloveno, in tutte le immagini che vengono caricate su Flickr taggate AlpeAdria, e ognuno di noi sarà al contempo sinapsi e deposito di tracce mnestiche nelle communities biodigitali, dove importare la cultura pre-digitale, donarle contesto e quindi senso polivocale, e dove costruire exnovo, ora che i confini non hanno più senso, un’identità multipla e autonarrantesi delle collettività territoriali coinvolte
  • consapevolezza che i linguaggi sono molti, e un qualsiasi mashup serio su Youtube già mostra alcune linee su come avverranno le ibridazioni culturali e la nascita di nuovi macro-significanti delle dinamiche abitative
E per mostrare cosa intendevo dire, sono andato su Dreamlines e ho scritto le parole chiave “confine, italia, slovenija” e insomma a me quel costruirsi irripetibile di percorsi di senso è proprio buona metafora di come il nostro sognare/navigare/viveresimboli per libere associazioni nella quasi-mente della Rete produrrà nel suo fare quotidiano quelle rappresentazioni mentali affettivamente connotate (linguaggi veri, dal basso, parole parlate, folkso) delle collettività territoriali, rappresentazioni con cui ciascuno di noi costruirà le proprie idee di partecipazione e appartenenza ai nuovi territori biodigitali, senza confini.
La foto di Katja Vukcevic in alto è di Novecentino, presa qui.
Saluto Elena aka DelyMith e Andrea Cips Buoso, senza blog ma non ci credo, ha troppe cose da raccontare; ciao a Mauro Missana con cui mi sono concesso un bel pomeriggio/sera a Trieste, che a noi udinesi sembra proprio una metropoli, dove anche i locali piccoli hanno dei bei palchi per far suonare la gente, e potrebbe veramente essere la capitale d’Europa.

Nessuna delle due

Cinque anni fa Dave Winer ha scommesso con un executive del NewYorkTimes che a cercare nel 2007 con cinque parole chiave su Google i cinque eventi più importanti dell’anno, sarebbe saltato fuori che le risposte più alte alla ricerca sarebbero state occupate da collegamenti a blog varii, piuttosto che al noto quotidiano ‘mericano.

Beh, la scommessa l’ha vinta. Però tra quelle risposte segnalate da Google oggi troviamo cose che non esistevano nel 2002 (Youtube), oppure che avevano solo un anno di vita, come Wikipedia, e che oggi hanno importanza ancora maggiore dei blog.

Quindi, se la scelta sembrava essere tra “opinionisti appassionati di cui ti puoi fidare” oppure “informazioni linde, accurate e coerenti provenienti da fonte autorevole”, in realtà è spuntata una terza opzione, imprevedibile, del tipo “un’orda di opinionisti appassionati senza nome e senza faccia, a cui non è richiesto di dimostrare la propria competenza negli argomenti di cui trattano”.

L’articolo di Doctorow su BoingBoing si trova qui.

Stop. Adesso vado al MittelCamp..

Newsmap

Da un post di Simone Morgagni, dove trovo alcune considerazioni puntualissime sulla miopia della stampa italiana, risalgo fino a questo newswall bello ed interessante, rappresentazione viva e dinamica del “peso” folksonomico delle ultime notizie di cronaca ricevute via GoogleNews.Anzi, vi incollo direttamente le righe di Simone, in quale con pregevole sintesi spiega come “l’algoritmo [che] riprende, via GoogleNews, i fatti del giorno, distribuendoli nello spazio dello schermo in base all’importanza che deriva loro dalle citazioni ricevute”

 

Decrescita Felice

Ecco qui il link per un bell’articolo di Barbara Spinelli su La Stampa di oggi, eloquentemente intitolato “La festa è finita” come l’omonimo libro dell’accademico Richard Heinberg (Fazi 2004).
Lo spunto è dato dalla necessità di prendere seriamente in esame qualche strategia per fronteggiare il disastro ambientale verso cui stiamo conducendo il pianeta, e necessariamente ne conseguono delle considerazioni più ampie, riguardanti l’economia, la politica, il modo stesso di abitare il pianeta da parte di un’umanità che si crede consapevole e onnipotente, ed invece non è nemmeno in grado di percepire il problema in tutte le sue componenti e in tutta la sua portata.

Alcune frasi interessanti:

  • obsoleta è ogni distinzione tra vicino e lontano
  • l’Europa … è percepita come avanguardia
  • i negoziati sul clima, la collera dei camionisti per l’aumento del gasolio, gli aumenti di pasta, latte, grano, carne, sono tutti eventi collegati tra loro
  • è tempo di cambiare parole cui eravamo avvezzi, dottrine che sembravano sicure, abitudini.
  • c’è di nuovo bisogno di Stato, di forza della politica. Solo la politica può frenare il precipizio, perché frenarlo vuol dire pagare prezzi ben salati, tassare la gente in nome del pianeta, spendere meno, consumare diversamente, tener conto del mondo e non solo di se stessi.
  • avremo case meno scaldate, pagheremo alte imposte, saremo un po’ più poveri
  • lo Stato dovrà organizzare un impoverimento costruttivo, mirato.
    • la prima metamorfosi riguarda il rapporto tra politica, mezzi di comunicazione e scienza
    • seconda metamorfosi costi di riparazione del pianeta
    • terza metamorfosi riguarda ciascuno di noi: produttori o consumatori.

Nell’apocalisse sono due le vie. Una è quella del tutto è permesso: festeggiamo, visto che non avremo discendenti. L’altra prepara il futuro, trattiene il disastro con l’azione. Nel secondo capitolo della Seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi, si parla del katèchon che trattiene la venuta del Male con mezzi terreni, in attesa di interventi divini. Il katèchon per gli stoici è qualcosa di più semplice: è fare il proprio dovere, rispettando l’altro e la natura anche se la terra viaggia verso la conflagrazione.

L’articolo completo si trova qui.

Portarsi avanti col lavoro

Ci avevo pensato più volte: se potessi sapere cosa i miei colleghi e amici segnalano sul proprio GoogleReader, marcandolo per la pubblicazione sulla propria pagina di Elementi Condivisi (qui la mia), quando poi li incontro potrei passare subito alla fase “opinione”.

Cioè, mettiamo per ipotesi che lo schema generalissimo e astratto di una chiacchiera-tipo sia costituito dalla terna “informazione-opinione-giudizio”, dove due che si incontrano innanzitutto dovranno condividere l’informazione (“…sai? la Francesca ha mollato il marito e convive a Cuba con Andrew”), a cui segue la presa di posizione esplicita dei singoli interlocutori in relazione all’atto-degno-di-menzione, ed il tutto conduce al balletto interpersonale della negoziazione/patteggiamento del senso (“Ha fatto bene, lui era un mona”, “Son d’accordo”) con cui vengono ristabilite e riconfermate le gerarchie dei valori e le maschere situazionali-enunciazionali indossate dai parlanti.

Ecco, se potessi sapere cosa il mio collega di lavoro giornalmente seleziona e ri-pubblica del suo flusso RSS, arriveri poi agli incontri in presenza già sintonizzato con il suo girodipensieri attuale, non dovremmo perdere tempo nel renderci mutuamente edotti (“Hai letto quell’articolo sulle piattaforme OpenSource?” “No, quale?”), e insomma vedo il tutto come un ottimo strumento per moltiplicare la cultura di gruppo nei gruppi di lavoro.

Finalmente, pare che ci stiano pensando, ecco la notizia.
Quindi anche il GReader diventa ufficiamente social.

Potremo assaggiare i distillati degli altri aggregatori, ubriacarci di segnalazioni interessanti, costruire nel tempo solide distillerie di nicchia. Sete.

Le linee dei sogni

Vi ricordate quando dentro So Far, So Close di Wenders tutti quanti si pèrdono a guardare i propri sogni su dei visori portatili?

Ecco qua Dreamlines, un vero sito concettuale: infatti noi mettiamo delle parole chiave di ricerca, e lui ripropone un cangiante quadro “pittorico” dove i singoli elementi figurativi sono presi da immagini sparse su web, rispondenti ai tag di ricerca. E’ deliziosamente lento, veramente onirico, manifestazione unica e irripetibile, e pone un mucchio di belle domande, come leggo nell’about.
Chi è che sogna? L’utente, o la stessa Internet? Non stiamo forse inseguendo scie di senso nelle sinapsi della Rete, per associazioni di parola o per somiglianze iconiche?
Poi mettiamo un ulteriore tag, e reimmettiamo in circolo tutto.

Abitanza digitale a Pordenone

Alla fine a Pordenone l’altro giorno ho passato un pomeriggio piacevole, con una platea abbastanza folta e incuriosita da questo progetto cittadino della connettività wifi con eDemocracy incorporata che li riguarda direttamente. Un signore di una certa età ha voluto sapere per bene eventuali spese tasse balzelli, ma gli è stato assicurato che la connettività è garantita gratuita per i cittadini e anche per quelli che vengono da fuori, con delle password specifiche.

A me piacerebbe sentir dire che si tratta proprio di un diritto dei cittadini, dalla nascita. Diritto di banda. Ci arriveremo. E misureremo anche il grado di civiltà delle collettività planetarie in base alla banda disponibile pro-capite, dice uno che conosco.Ad un certo punto nella mia relazione – la trovate a questo indirizzo, per provare l’ho fatta con GooglePresentazioni – racconto di come in questo momento storico di edificazione “urbanistica” degli spazi sociali online sia credo importante riuscire a costruire collaborativamente da parte degli Attori sociali di un territorio una grammatica dei Luoghi rilevanti, dove alla semantica dei nodi delle reti socioterritoriali esistenti (PA, proloco, servizi, terzosettore, associazioni, gruppi, sportivi, parroco, scuola buddista, comunità cinese, biblioteche, negozi, imprese, etc.: ciascuna entità produrrà e manterrà una immagine di sé dentro la Rete Civica online) bisogna aggiungere una sintassi delle relazioni tra i nodi: qui un valido aiuto lo offre la Cultura TecnoTerritoriale, nel mostrare le reti tecnologiche di produzione e distribuzione che da secoli innervano il Comune di Pordenone, e che vanno mediaticamente rappresentate nelle linee relazionali tra portatori di interesse, dentro le comunità digitali territoriali.

E’ argomento che mi affascina molto, questo della costruzione delle identità web come rappresentazione o ri-modellazione delle collettività territoriali. C’è di mezzo un passaggio, un accorrere di simboli, avatar gruppali.
In realtà si tratta come al solito di identità in progress, che auspicabilmente saranno in grado di narrativizzare sé stesse, sapranno leggersi, e quindi progettarsi (dopo il saper leggere, il saper scrivere) coerentemente con i valori di Abitanza digitali che emergeranno dal calderone delle community.

Questo comporta però una postura progettuale attenta alle strategie identitarie dei gruppi sociali e relative dinamiche comunicative, ma soprattutto una consapevolezza sui limiti stessi del progettare: come sento dire da più parti, bisogna progettare meno. Lasciare il tempo alle cose, aver fiducia.
Soprattutto poi quando si cerca proprio di trarre indicazioni di tipo folksonomy nel progettare flussi informativi e relazionali, potrebbe essere buona cosa approntare dei contenitori generici o comunque abbastanza destrutturati (la cosa può creare ansia, ma si può fronteggiare con linguaggio appropriato e procedure snelle) dove possano incontrarsi le idee e nascere dei motori di socialità digitale.

Saluto nuovamente Sergio, che sta facendo un ottimo lavoro per la sua città, e gli auguro buon viaggio e buon divertimento verso questo convegno eccezionale di Matera, intitolato “La nuova grammatica digitale per comunicare la promozione del territorio. Dai linguaggi della rete all’esperienza di Second Life”; già aspetto impaziente le relazioni online degli invitati.

Tecnologia e istruzione: una visione buddista

Luca Chittaro racconta l’incontro che il Dalai Lama ha avuto con gli studenti di Udine.
Interpellato sulla tecnologia e l’istruzione, quest’ultimo dice:

Grazie alla tecnologia, viviamo in un mondo sempre piu’ interconnesso. Dobbiamo riflettere sugli effetti di ogni nostra azione su tutti e su tutto il mondo perche’ siamo sempre piu’ interdipendenti. La globalizzazione ci richiede di introdurre il concetto di “responsabilita’ globale”. Dobbiamo puntare al benessere globale, sentirci come genere umano parte di una cosa sola. Non essere compassionevoli solo in cambio di una gratificazione di nostri piccoli desideri. Il raggiungimento del benessere deve passare attraverso l’azione, non solo preghiera, speranza e aspettative. Dobbiamo conoscere la realta’, avere una “visione realistica della realta’” e l’istruzione e’ il fattore chiave per raggiungere questo obbiettivo. Quando come studenti avrete terminato l’universita’ e vi troverete a risolvere problemi, abbiate una visione piu’ panoramica possibile, cioe’ olistica, della realta’; non focalizzatevi solo su singoli aspetti specifici.
Istruzione e tecnologia in se’ non hanno un valore ne’ negativo ne’ positivo. Cio’ che ne determina il valore e’ lo stato mentale di chi le applica.

NuoviAbitanti a Pordenone

Martedì 11 dicembre, alla Sala Convegni della Camera di Commercio di Pordenone (vedi invito) avrà luogo un seminario pubblico promosso dall’Assessorato alle Politiche sociali sulle tematiche dell’e-Democracy e dei social network.

Il Comune di Pordenone sta provvedendo in questi giorni – la notizia è apparsa anche sulla stampa – alla realizzazione di reti wireless per la diffusione della connettività veloce ai cittadini sul territorio comunale, ed è sicuramente un buon segno che presso la Pubblica Amministrazione venga presa seriamente in considerazione la progettazione e l’allestimento di Luoghi digitali dove i cittadini possano ricevere ed offrire informazioni, spazi web dove certo il Comune possa illustrare sé stesso e le proprie iniziative, ma al contempo offrire piazze telematiche e occasioni di incontro per tutti gli attori sociali del territorio.

NuoviAbitanti partecipa al progetto pordenonese portando i propri ragionamenti e la propria esperienza nel delineare alcune dimensioni senz’altro antropologiche della moderna Abitanza digitale, come pure la necessità di una diffusione di una Cultura TecnoTerritoriale in grado di far comprendere il significato “connettivo” e identitario, nonché civico, degli oggetti e degli ambienti vitali interattivi delle generazioni biodigitali.

Tra qualche anno guarderemo indietro e giudicheremo buffi questi incerti primi passi nei Luoghi dell’Abitanza digitale, dove quasi senza mappe noi primi esploratori oggi stiamo costruendo i primi spazi digitali urbani, in quanto espressamente progettati per una fruizione sociale da parte di una collettività residente in modo biodigitale.

Il nostro procedere a tentoni (peraltro, l’unico modo giusto: chi potrebbe saper cosa fare dinanzi all’ignoto?) non può ora che nutrirsi delle idee di tutti, di opinioni, riflessioni, dialogo: i Luoghi sociali dell’Abitanza sorgeranno come risultato olistico della partecipazione della collettività, dei singoli e dei gruppi sociali già motori di socialità e nodi nelle reti di relazioni interpersonali, dell’allestimento corale di una identità multipla e dialogica.

e-Democracy a Pordenone

L’11 dicembre, martedì pomeriggio, sarò ad un seminario pubblico (vedi invito) organizzato dal Comune di Pordenone, per parlare in qualche modo dei valori civili dell’Abitanza digitale.

O meglio, come rappresentante dei NuoviAbitanti (qui il blog), cercherò di indicare alcune strade progettuali che meglio potrebbero contribuire alla realizzazione di una rete civica territoriale – su infrastruttura wireless: questo l’intento di Pordenone – dove sia possibile veder fiorire delle iniziative sociali di partecipazione della collettività ai processi di governo del territorio, ovvero riuscire a vedere un po’ di e-Democracy.

In queste cose, c’è di mezzo l’Economia del Dono, un pizzico di Decrescita Felice (ultimamente sono molto interessato alle Fattorie Sociali, perché la Rivoluzione partirà dal settore Primario, rurale prima ancor che agricolo; ma questa è un’altra storia), la promozione di una consapevolezza tecnoterritoriale quale fondamento dell’Abitanza biodigitale, l’attenzione ai gruppi territoriali e relative reti sociali quali motori dell’identità collettiva pordenonese, per come quest’ultima emergerà nei Luoghi mediatici, ovvero quella cangiante rappresentazione di sé che sarà coralmente e quotidianamente messa in scena dai futuri Abitanti di Pordenone WiFi.

Strategie identitarie e dinamiche (anche affettive) dei gruppi, però online, attraverso la mediazione delle TIC e del web evoluto: già mi vien da pensare che tra poco emergeranno nella Rete molti Luoghi fortemente legati al Territorio (ovvero i luoghi di e-Democracy) e sarà possibile praticare una stilistica delle rappresentazioni mediatiche delle diverse collettività umane.

Per fortuna, all’incontro a Pordenone ci sarà anche Sergio Maistrello: è davvero un piacere poter ragionare con lui di Abitanza digitale.

MittelCamp

Pasteris è lontano almeno 600km da qui, e parla di MittelCamp.

Enrico Marchetto pure me ne ha parlato, al punto da convincermi, me pur pigrissimo, a partecipare alla deconferenza che peraltro si preannuncia succulenta (in realtà, gongolo).

Di cosa potrei parlare? Di quando nei fine anni ’80 andavo a Vencò oppure a Gorizia a far benzina e a comprare stecche di sigarette? Degli etti di carne squisita che ho mangiato vent’anni fa in quanche paesello nei boschi oltreconfine? Di come Sandy Marton abbia plasmato le mie idee sulla gente slovena? O di quella volta che in Vespa, sperduto nei boschi a 20 km dalla civiltà, ho attraversato un valico di categoria z, di quelli per i trattori, e due finanzieri sono usciti da una casetta mimetizzata con le pistole in pugno e anzi uno me la stava anche puntando contro perché era ovvio che stavo esportando armi e droga in Slovenia?


Ecco, immaginateveli questi due finanzieri da soli in mezzo ai boschi per settimane senza veder animaviva, mentre in tanga rosso fuoco si inseguono garruli tra gli alberi e la neve. Cioè, io li immagino così, mi fa più allegria e mi rasserena col mondo.

Ecco, io da bambino guardavo anche TVZagabria e Koper Capodistria, e su quest’ultima c’era una sigla di avvio trasmissioni con una statuina di un bambino che suonava il flauto e la statuina ruotava lentamente su sé stessa, e rimanevo incantato. E la Slovenia era esotica.

Son talmente pigro, dicevo sopra, che adesso incollo qui quello che ha scritto Pasteris.

Il 22 dicembre la Slovenia festeggia a Rabuiese, in presenza di Barroso, l’abbattimento definitivo dei confini. Il MittelCamp sarà una festa dedicata alla caduta dei confini tra l’Italia e la Slovenia, una festa dedicata a tutti coloro che questi confini li hanno abbattuti molto prima: i blogger, le riviste online, le comunità virtuali che da sempre si occupano di tematiche Euroregionali.

Venerdì 21 dicembre, a partire dalle 16 e 30, all’interno dello spazio messo a disposizione dall’associazione culturale Etnoblog si alterneranno gli interventi degli ospiti. A seguire dalle 21 e 30, al Tetris Palace per una grande festa, un vero e proprio EuroParty, per ballare fino a notte fonda.

Aah, ballare. Coi lupi.

Macchine per pensare (fino ad un certo punto)

Maestro Alberto segnala un generatore di idee, e a me non può non venire in mente Raimondo Lullo (andate qui, perché ogni tanto un sito anni ’90 è riposante; qui perché le immagini sono eloquenti; qui perché così andate su wikipedia), sicuramente un nume tutelare di Internet o perlomeno del concetto di ipertesto. Giulio Camillo Delminio è un altro di quelli.

Sgugolarsi

Paul the WineGuy, scoperto via Tumblr, dice che vuole vivere una settimana senza Google. Non senza rete, badaben, qui abbiamo un Ramadan parziale, Paul si astiene solo dalle pietanze cucinate a MountainView (il luogo del pianeta dove un pixel equivale a un centimetro quadrato).

Mashuppando un po’ di mie parole con le sue, Paul dice che personalmente non odia Google, però vuole farsi un’idea veramente personale di ciò che è bene e di ciò che è male. Come può valutare sulla sua pelle quanto la sua vita (digitale e non) dipenda dal mostro di Page e Brin?

Quindi Paul proverà a vivere 7 giorni senza Google, giusto per capire se esistono alternative.

Quindi niente ricerche sul motore principale e derivati: verranno utilizzati piuttosto Altavista, Yahoo e MSN Live.
Niente Gmail.
Niente Gtalk, e nemmeno progetti collegati a Google come lo stesso Firefox: esiste anche Opera.
Niente Google Alert, niente aggregatore di notizie preferito (Google Reader).
Niente Google News e non si cercheranno informazioni su Google Gruppi.
Consapevole delle migliaia di subdole ramificazioni, Paul starà lontano dalla blogosfera italiana ed internazionale per non incappare in un qualsiasi servizio di Feedburner.
Niente IGoogle, ovviamente niente Blogger e niente servizi specifici come ad esempio Google Adsense o Analytics.

Attenzione ora diventa veramente difficile: proibirsi di accedere a YouTube o a siti che hanno ripubblicato qualche video di quella piattaforma. Stessa sorte per Google Video.

No nemmeno a Picasa, alle Google Mappe e qualsiasi altro mash-up che le utilizza.
Paul the Wine Guy ha perfino cancellato il suo account di Jaiku.

Ma soprattutto: avendo fatto un “ultimo” post così, come farà tra una settimana Paul a capire se il picco sugli accessi al blog è dovuto a questa iniziativa sperimentale o alla vendemmia di link che ha messo nel suo post?

E delle mie statistiche, che sarà? Funzionano giochetti così?

Progettare tra mentale e virtuale

Copioincollo un bell’articolo di Gianandrea “Ibridazioni” Giacoma, relativo all’emergere nella nostra vita quotidiana di certi artefatti cognitivi, alla progressiva “trasparentizzazione” delle interfacce, alla progettazione dell’esperienza del fruitore nei nuovi ambienti sociali.

Nel mio intervento a Frontiers of Interaction III ho cercato di proporre una veloce e generale riflessione sulla recente diffusione del virtuale come parte di un processo più ampio di “emersione” della nostra mente, messo in atto dagli artefatti cognitivi.

Partendo dal presupposto che da secoli gli artefatti cognitivi estendono, memorizzano, diffondono e potenziano la possibilità dei contenuti mentali (conoscenze, idee, fantasie, desideri, intezioni, ecc.) di agire sul mondo e di influenzare più persone, oggi, con i recenti sviluppi della ICT, questo processo ha raggiunto livelli tali che permettono una prima possibilità di diffusione del virtuale in varie forme.

La distanza tra la nascita di un pensiero, la possibilità di trasformarlo in un contenuto rielaborabile, comunicabile e condivisibile, fuori e oltre noi, è sempre più facile, efficace, vario e potente. E’ in atto un processo di progressiva dilazione del canale di emersione e influenza del mentale sul mondo. Il quotidiano esercizio di trasformazione di un nostro contenuto mentale su di un “supporto” per memorizzarlo, comunicarlo, condividerlo, rielaborarlo e la visione di crescenti contenuti generati da altri utenti, mette in atto un processo di naturalizzazione di questa tecnologia, rendendola “trasparente” nella sua vincolante materialità. In modo, più o meno consapevole, ogni anno che passa siamo sempre più immersi, interessati, vincolati alle nostre idee e fantasie che viaggiano, si difondono, si moltiplicano e ci influenzano sempre di più, come mai nella storia dell’uomo.

Questa evoluzione tecnologica, culturale e psicologica accellera ulteriormente un progressivo movimento (già in atto da molto tempo) di destrutturazione di un mondo passato, lento, vincolato alla materialità, che non riesce a tenere il passo. Si potrebbe dire che la materialità tecnologica (nel senso di hardware) che ha permesso questo salto “esiste” solo quando manca, mentre invece ”scompare”, diventa “trasparente”, quando c’è; l’hardware diventa il vincolante presupposto da cui emergere ma al quale non ci si può più ridurre (vedi il concetto di emergenza).

A mio parere, per capire la recente diffusione del virtuale è importante inserirla come parte di questo salto tecnologico e di Cultura di Interazione. La tecnologia e soprattutto un crescente numero di utenti sono oggi in grado di ricollocare la “materialità perduta”, le riduzioni dello spazio e del tempo, in un nuovo “luogo”, che si aggiungerà alle “pagine” del Web e alle “cose” del mondo, ampliandole. Solo adesso siamo tecnologiamente e culturalmente in grado di aggiungere il virtuale a quel costante processo di estensione e diffusione della mente.

Collocare il virtuale in questa lunga e complessa mediazione tra mente e mondo, messa in atto dagli artefatti cognitivi, ci può aiutare a capire come “l’immedesimazione” sommata alla “immersione” (intesi come processi fondanti la virtualità) portino in superfice parti più profonde della mente creando la necessità di passare ad un altro livello che è quello dell’emersione della Psiche. Infatti, il processo psichico di immedesimazione (identificazione cognitiva ed emotiva con un personaggio e/o alter ego) sommato a quello di immersione (esperienza percettiva, cognitiva ed emotiva di essere “gettati in un mondo” altro) può creare una leggera alterazione di coscienza (di varia tipologia e grado) che apre un canale tra l’esperienza nel mondo virtuale e il nostro inconscio.

Capite che, a questo punto, progettare una esperienza immersiva diventa qualcosa di molto complesso e si aprono nuovi scenari sulla diffusione e l’uso che si può fare del virtuale. Un esempio, può essere ragionare sullo stato dell’arte della progettazione in Second Life non dimenticandosi comunque che c’è stato un virtuale prima e ci sarà un virtuale dopo Second Life.

A mio parere, negli anni futuri, gli scenari di diffusione del virtuale oscilleranno tra un uso estrinseco, come applicazione, come interfaccia grafica (più adatta per certi contesti e fini) rispetto alle solite metafore delle pagine e delle cartelle, oppure come assistenti virtuali , e un uso intrinseco, per il gusto dell’immersione stessa intesa come “esperienza”.

In particolare credo che la progettazione delle immersioni possa diventare nei prossimi anni molto importante nel mondo della comunicazione (pensiamo alla società della conoscenza in cui gli utenti, clienti, pazienti, studenti, cittadini, saranno sempre più attivi e vicini alla conoscenza, alle istituzioni e alle aziende grazie alla rete), del marketing (si parla già di marketing esperienziale), dell’intrattenimento (dove i videogiochi saranno l’avanguardia che condizionerà e ibriderà tutti gli altri prodotti come Cinema e TV), della ditattica, della riabilitazione e per creazione di prodotti e servizzi che non riusciamo ancora da immaginare.

Abitanza digitale

Incollo qui le parole della responsabile per la Società dell’Informazione e Media della Commissione Europea Vivane Reding, per come riportato da BeppeGrillo nel suo blog.

“La situazione italiana è molto chiara: in Europa il tasso medio di penetrazione della connettività è del 18%. l’Italia si attesta intorno al 17%, quindi sotto la media europea, ed è del 20% sotto il dato migliore. Credo che l’Italia possa davvero fare meglio, ma c’è qualcosa di più preoccupante, cioè la copertura dell’accesso.
Guardiamo le persone che vivono nelle città: hanno accesso alla banda larga. Ma appena si esce dalle città le persone non hanno alcun accesso alla Rete. Sono ciò che chiamo “macchie bianche”, sulla mappa. Abbiamo troppe macchie bianche ed è una situazione che va cambiata perché credo che tutti abbiamo diritto all’accesso alla banda larga in una società che voglia svilupparsi in modo omogeneo.

Nel mondo, i quattro migliori Paesi per tasso di penetrazione della connettività sono europei, mi riferisco a Danimarca, Olanda, Finlandia e Svezia. Bene. Ma abbiamo una coda orribile, con tassi bassissimi e questo, ovviamente, abbassa la media al 18%, quando i player migliori hanno un tasso del 20% più alto e la differenza con i peggiori è del 30%.

E’ evidente che nei Paesi dove il tasso è alto c’è concorrenza nel mercato. La concorrenza porta investimenti, innovazione e ciò permette l’accesso prima di tutto agli enti pubblici, cittadini anche a prezzi accettabili. Quindi, il punto centrale è investire in concorrenza e innovazione che spingono in basso i prezzo e l’accesso verso l’alto. Questo è il motivo per cui devo promuovere le riforme in favore della concorrenza, che è il cuore dello sviluppo.
Più offerte ci sono meglio è.

Credo che tutte le tecnologie vadano usate perchè sono complementari. Infatti, non è molto economico portare la fibra ottica in un paese di montagna, ma si può usare il WiMax, è logico. Anch’esso dovrebbe essere introdotto con la competizione tra differenti aziende e la migliore dovrebbe fornire il servizio. Ma fornire il servizio è la cosa importante, non come viene introdotto. Io sono contraria a tutti i monopoli perchè non portano concorrenza. Se non c’è concorrenza non c’è accesso, è chiaro. Se ci sono più provider i cittadini possono scegliere e i più informati possono scegliere l’offerta migliore.

Questo è il motivo per cui nella mia riforma è previsto l’obbligo per i provider di informare davvero i cittadini. La trasparenza è una regola fondamentale.
Non credo che ci sia conflitto di interessi. Credo solo che sia da incentivare la concorrenza. Alla gente non interessa chi gli fornisce la banda larga. L’unica cosa a cui è interessata è avere il servizio a un prezzo decente.

Non è importante il “brand”, non è importante l’operatore. E’ importante che sia fornito il servizio. E il modo migliore per farlo è in un mercato concorrenziale.
Se libero accesso significa gratuità, non sono d’accordo. Ma se vuol dire che si possa accedere liberamente all’informazione, questa è la grande battaglia che sto combattendo, in nome dell’Europa, alle Nazioni Unite in termini di Internet governance: ho spiegato con parole molto determinate che copiare le informazioni non è la strada che Internet deve intraprendere.
Crediamo che la creatività e le libertà individuali debbano potersi esprimere in Rete e questo è il motivo per cui crediamo in una Internet libera non solo in Europa ma a livello planetario. Questa è la ragione per cui insistiamo, e l’abbiamo fatto alla conferenza sulla Internet governance a Rio, nel dire che Internet, l’informazione, deve restare libera e senza ostacoli. Il Web 2.0 è la nostra risposta a coloro che cercano di impedire che le persone siano informate.
La mia opinione è che i blog debbano restare liberi, che la creatività e l’espressività dei blogger non siano limitate.

Ovviamente i blog non possono essere criminali, lasciatemelo dire molto chiaramente – non credo che nessuno voglia aiutare i blog criminali – ma a parte questo i blog devono restare aperti, dovrebbero… devono dare alla gente la libertà di esprimersi, di dire quello che vogliono, di criticare i politici se lo vogliono. Credo che noi dovremmo imparare a (comprendere) le critiche sui blog. Io amo i blog, sono un ottimo strumento di libertà di espressione.”

Viviane Reding