Cultura popolare e cultura senza aggettivi:
IL TEMPO NELLA GLOBALIZZAZIONE
Pensare – fare: i tempi del frattempo e della distinzione
E’ privilegiato chi ha il vantaggio di usare i tempi lunghi
Far passare il tempo- il passatempo: il senso del gioco
- il tempo si passa meglio in compagnia
- c’è sempre una certa tristezza nel gioco dei solitari
- il pensare e l’agire rapido (es. La morra)
- pensare popolare e pensare ‘colto’
Il problema della tradizione e del suo uso:
- è un vantaggio quando LA SOCIETÀ È FERMA E STATICA, non si deve bruciare energie quando si hanno soluzioni già collaudate
- CHI VIAGGIA ha meno vincoli rispetto alla tradizione, ha semmai impegni ad essere alla page
- la tradizione può essere un FARDELLO e una seria difficoltà a far fronte al nuovo,
- a meno che non sia risorsa per il TRANSITO E IL TRANSITORIO
- è opportuno recuperare il valore del ludico: è un modo festoso per celebrare le regole dello stare insieme, specie quelle nuove
- giochi tradizionali – da fare in pubblico: LA PIAZZA, L’OSTERIA, LA STALLA – ben diversi dal palazzo e al castello o nella piazza predisposta dal principe
- giochi contemporanei: LA TELEVISIONE, LO STADIO, LA SALA GIOCHI, meglio il condurre PROGETTI PER ASSOCIAZIONISMO e FARE COSE PER LA COMUNITA’
- i giochi possono essere correlati ad ESPERIENZA DI COMUNITÀ o ESPERIENZE DI FOLLA: con la comunità si è insieme attivamente e si è plurali, con la FOLLA SI È INSIEME DA SOLI
CONTEMPORANEO – GLOBALIZZAZIONE
IL METICCIATO:
- IL PRESENTISMO – il reality- presente senza Futuro – si è in quanto si risponde ad una moda, che è un comando subdolo eterodiretto
- il fare senza il pensare
- – si acquista VELOCITÀ, ma non velocità di pensiero azione, ma velocità di AUTOMATISMO
IL PROGETTUALE:
- il piacere di costruire in avanti e condividendo
- il piacere dell’immaginazione
BISOGNO DI RITI
- il rito come certezza di atti comuni e
‘VERIFICA’ INASPETTATA che si sta bene insieme
esistono RITI FREDDI E RITI CALDI, quelli caldi hanno sempre qualcosa di inaspettato che viene dalla partecipazione di chi fa il rito, per cui ad un medesimo rito si può dire, si è svolto come al solito (ossia lo si è CELEBRATO), oppure mi è piaciuto come fosse la prima volta, mi sono sentito scorrere qualcosa dentro /rito VISSUTO…
METICCIARE I RITI è costruire nuovi riti
IL GIOCO ADULTO
- dentro la vita quotidiana, non è evasione, al massimo è PAUSA o meglio riprender fiato, darsi il tempo per NON FARSI VIVERE
LA VITA ADDOSSO
- piazza e palazzo – differenza tra essere e insieme e essere ‘noi’ (pochi) – oggi c’è una CONCEZIONE TRISTE DI PALAZZO anche da parte della GENTE COMUNE che si rinchiude nella propria illusione
- RUOLO DELLA PARTECIPAZIONE come GIOCO DECISORIO COMUNE PLURALE
L’ISOLAMENTO E AGGRESSIVITA’:
- privo della capacità di esplorare la solitudine)
- ( cogliere l’esistente, vederne una diversa desiderabilità e organizzazione e- in contrasto – vivere L’IMPOTENZA INDIVIDUALE DEL FARE)
- La DESIDERABILITÀ PLURALE e la codecisione-azione condivisi
Si gioca stabilendo LE REGOLE DEL GIOCARE E STARE INSIEME.
La regola non è solo un vincolo, è la garanzia che si sta e si vuole giocare insieme.
- CHI INFRANGE LA REGOLA, BARA.
- CHI VINCE ESERCITA UNA ABILITÀ DAVANTI TUTTI e con la condivisione di tutti. Singoli e plurali
Fuori scaletta aggiungo alcune considerazioni solo sul rapporto della storia ( o con il flusso del tempo):
1 – Noi non abbiamo rapporti diretti con il passato, abbiamo rapporti con segni del passato. Ma i segni non sono il passato, sono tracce molto ridotte e incomplete e sarebbe un grave errore confondere i segni con il passato. Confrontandoci con dei segni noi siamo indotti (sempre che abbiamo l’atteggiamento positivo e attivo) ad immaginare quanto è legato ai segni e a collocarli in una scena. La storia è questa capacità di trasformare segni in scena.
2 – La scena è per questo motivo sempre precaria, perché se sopraggiungesse un segno nuovo, prima non trovato o a cui non era stata data rilevanza, allora anche la scena può mutare o addirittura sconvolgersi, come quando il ritrovamento di una nuova tessera di mosaico offre una diversa chiave interpretativa di una scena che risultava difficile o incomprensibile. Oppure porta a rimetter tutte le tessere in maniera differente, perché vi sia coerenza con la nuova tessera, per cui il dettaglio nuovo richiede una scena nuova.
3 – L’immaginazione è quindi una funzione sempre attiva assieme al rigore. Il rigore da solo offre l’erudizione storica, ma l’erudizione è cieca e costruisce soltanto collezioni o peggio magazzini. La vita però non è né collezione né magazzino.
4 – Il passato pertanto non è mai definitivamente un dato, ma un provvisorio transito in attesa di eventi insperati che ci consentano di immaginare diverse situazioni di vita.
5 – In questo senso (apertura al non noto e all’inaspettato) il passato non è molto diverso dal futuro. Entrambi cercano delle situazioni che non ci sono completamente.
6 – Il passato emozionalmente rassicura perché ci sembra di averlo già (mentre è una ricerca continua), mentre il futuro non è ancora stato e lo si vive con un indice di incertezza maggiore. In realtà sono due forme di incertezza, ma anche due forme di apertura.
7 – Il passato è gestito dal desiderio di trovare conferme e va in cerca di emozioni di solidità. Il futuro è segnato da emozioni di attese e di progetti, pertanto emozionalmente è orientato dalla volontà e dalla decisione di far emergere quello che ancora non c’è.
8 – Gli amanti del passato corrono il rischio di credere che la vita sia già stata, mentre è un mistero aperto. Gli amanti del futuro corrono il rischio di non amare il presente e di fuggire in un mondo solo immaginato.
9 – Forse l’equilibrio è nel senso di realtà che ci fa agire qui, adesso con le risorse effettive che ci sono e con il patrimonio che coscientemente abbiamo acquisito dal passato, per dare un senso e una praticabilità al tempo che ci sta davanti dove si esprime la dimensione possibile della vita. Dimensione che richiede conoscere e immaginare plausibilmente con forte motivazione e rigore.
10 – Occorre però lasciarsi aperta la via per lo stupore: il sentimento vivo che accoglie il tempo come dimensione solo in parte (piccolissima) nelle potenzialità degli umana, perché la fonte del fluire è nel cosmo che va dall’inconscio fino all’ultima galassia, passando per i sentieri del pianeta. Il tempo è un tentativo di ordine e comprensione di un flusso che in gran parte ci sovrasta.
Ecco perché è più rassicurante affidarci a piccoli segni, (fotografie, lettere, stampe, dipinti, sculture, libri, oggetti, edifici, strade, ecc.), perché ci sembrano alla nostra portata. E con loro ci sembra di ricostruire bene le scene.
Ma anche le montagne e le forme delle coste e i crateri della luna e le comete che girovagano sono segni. Scene però in cui per lo più ci si sente estranei.
Anche progetti di architettura e di città sono segni. Segni di possibile futuro e scene fattibili. Per quanto complessi ci sembrano alla nostra portata. Tempo futuro fattibile.
Forse in fondo andiamo alla ricerca di costruire o ricostruire segni e scene rassicuranti. Su un fondale splendido di presenza sconfinata e sconosciuta.