Fonte: Innernet
Si chiama vogliamolawebtv il Movimento per una tv di qualità e l’informazione dal basso che raccoglie, in una sola home page, i volti degli italiani che dicono basta alla pessima tv generalista, commerciale, povera di contenuti, diseducativa. poco attenta ai grandi temi sociali.
Genitori, studenti, insegnanti, attori, psicoterapeuti, imprenditori, manager, musicisti, blogger e tanti altri hanno già aderito, alcuni anche con un video amatoriale in cui spiegano perché auspicano l’avvento di una nuova tv su web, più libera e democratica. Ma bisogna diffondere il tam tam in Rete. Bisogna essere in tanti.
Video prodotti dal basso e dagli utenti, nessuna necessità di ottenere concessioni televisive, investimenti ridotti. Dunque una possibilità concreta di produrre contenuti di qualità e interessanti, che nutrono la mente e l’anima.
Come presidente di Netdipendenza Onlus sono impegnato in progetti e iniziative che possano limitare la dipendenza dagli schermi. E la tv che abbiamo in Italia, imposta da un cartello politico e finanziario, induce la passività, il sonno delle menti, e ciò può favorire la dipendenza. Dunque, se proprio bisogna guardare la tv, allora che sia una tv di qualità.
Chi sceglie la Rete, a qualunque età anagrafica e specialmente i blogger, è gente che pensa con la propria testa, cerca, s’informa. Gli utenti stanno dominando la Rete con una informazione prodotta dal basso e le grandi aziende si adeguano. Dunque, credo che web tv possa sposare una nuova filosofia: cultura e qualità. Ci sarà comunque anche il peggio in Rete, è certo. Ma chi vuole contenuti migliori li troverà. Oggi, invece, sulla tv pubblica e privata non trova niente di interessante. E’ una sfida interessante: voi che ne pensate?
Sia chiaro: il mondo in cui viviamo lo hanno creato anche gli schermi. E gli schermi lo possono cambiare. Le grandi multinazionali che impongono modelli di sviluppo cosa sarebbero senza i milioni di schermi che per decenni hanno promosso i loro prodotti? Crescere, consumare, produrre. Per un certo periodo e’ andata bene, ma ora le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Questo significa guardare lontano. Ecco: bisogna cambiare modello di pensiero, partendo dal basso. Bisogna produrre contenuti sani, ecologici, e ora la Net Tv lo permette. La generazione del Terzo Schermo, a mio avviso, può determinare in Italia il cambiamento: i giovani devono studiare la tecnica televisiva (libri alla mano ragazzi!) per produrre (con pochi soldi) contenuti più interessanti. Lo chiamano citizen journalism (giornalismo partecipativo) o informazione dal basso. Video di pochi minuti, montaggio ben fatto, un tema interessante che fa riflettere.
Gli italiani che non guardano più la tv tradizionale sono in forte aumento. Sono stanchi, perché hanno poca scelta. Girano canale e trovano sempre gli stessi format: canzoni, lacrime e risse. Sempre le stesse facce. Il Moige (movimento italiano genitori) ha denunciato innumerevoli volte i programmi diseducativi, infarciti di modelli effimeri e litigiosi, che i giovani subiscono. E’ materiale avariato. Roba che non aiuta a pensare.
Il guru della pubblicita’ Kevin Roberts (Saatchi & Saatchi) parla di Screen Age (era degli schermi) e afferma: “I lovemarks si possono trovare ovunque, ma nell’epoca dell’attraction economy due sono i luoghi che contano: sullo schermo e in negozio. Nel XXI secolo il numero di schermi nelle nostre vite continua a crescere: cellulari, computer, cartelloni pubblicitari digitali e televisori ovunque. In questo mondo di schermi i consumatori si possono collegare subito on line o dal cellulare e interagire coi prodotti cui sono interessati.”