Fonte Techeconomy
Italia indietro sui servizi digitali. Questa volta ad analizzare lo stato di attuazione dell’agenda digitale europea, è una ricerca di Telecom Italia “Italia connessa – Agenda digitali regionali” presentata oggi a Bologna con la regione Emilia Romagna.
Il rapporto, secondo anticipazioni stampa, rende evidenti le forti differenze persistenti tra le diverse regioni in quanto ad innovazione tecnologica e sviluppo digitale, sottolineando il ritardo particolarmente forte per quanto riguarda lo sviluppo dei servizi digitale. L’analisi di fondo prevede il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati a livello europeo e nazionale a meno che le Regioni non accelerino e rinnovino i loro piani digitali.
Lo sviluppo delle infrastrutture necessarie a garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati è in ritardo, ma sarebbe possibile ancora tenere fede agli impegni. La UE ha stabilito che tutti i cittadini dovranno avere accesso a reti a banda larga (almeno 1 megabit al secondo) entro fine anno, ma al momento il 10% delle abitazioni italiane non è ancora stato raggiunto. Il rapporto di Telecom ritiene, però, l’obiettivo UE raggiungibile entro l’anno a patto di agire in fretta. La situazione italiana è, al contrario, più grave a livello infrastrutturale per quanto riguarda la banda ultralarga (11% di copertura), ma c’è ancora un po’ di tempo per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione (entro il 2020, 100% di copertura con connessioni a 30 megabit e 50% a 100 megabit).
Gli obiettivi più difficilmente raggiungibili, secondo il rapporto, riguardano, però: utilizzo delle reti e servizi digitali. Il 75% dei cittadini dovrebbero utilizzare regolarmente la rete Internet entro il 2015, stando agli obiettivi europei, ma ad oggi lo fa soltanto il 47% degli italiani. Situazione ancora peggiore per l’e-commerce (terzultimi in Europa) utilizzato per gli acquisti dal 15% degli italiani contro un obiettivo fissato nel 50% entro tre anni. E altrettanto lontano appare l’obiettivo per le aziende (33% entro il 2015). Soltanto l’11% delle piccole e medie imprese acquista tramite rete e addirittura solo il 4% vende attraverso il canale digitale. Se i servizi digitali commerciali non decollano, non lo fa, però, neanche l’amministrazione digitale (penultimi in Europa, circa il 22% dei cittadini ha utilizzato servizi di e-government).
Il rapporto, come si accennava, si concentra particolarmente sull’apporto delle regioni all’Agenda Digitale, riscontrando forti differenze tra i vari enti territoriali. I ritardi sono forti e mentre alcune regioni hanno varato piani, esplicitamente riferiti all’Agenda Digitale Italiana o più genericamente allo sviluppo dell’ICT, altre ci stanno ancora lavorando. L’implementazione di molte delle novità introdotte per l’amministrazione digitale è, inoltre, scarsa e fortemente disomogenea. A questo vanno ad aggiungersi ritardi forti, rispetto alla media nazionale, di alcune regioni riguardo all’utilizzo delle rete e dei servizi digitali, che danno il quadro di un forte digital divide territoriale. La maglia nera per l’utilizzo di Internet va alla Puglia (57% non usa regolarmente), mentre quella per il più ridotto utilizzo di servizi di e-commerce alla Campania (6%).
Ritardi gravi, quindi, che possono essere colmati soltanto con forti interventi a livello sia nazionale, che regionale. Interventi che potrebbero, però, non arrivare in tempo visto che come sottolinea Franco Bernabè, amministratore, delegato di Telecom Italia, il tema dell’Agenda Digitale è sostanzialmente assente dal dibattito politico-elettore. “Non mi sento di rimproverare nessuno . Siamo ancora nel pieno di un’emergenza che, dopo il salvataggio del sistema finanziario, adesso impone la ripartenza dell’economia. E’ questa la vera priorità, del resto solo restituendo respiro alle imprese si potrà riattivare un ciclo di investimenti ad ampio raggio, incluso ovviamente l’Ict”. Il manager non riterrebbe una cattiva idea quella di un ministero dedicato alla tematica. “Spetterà al nuovo Governo stabilire le priorità, ma parlare di un nuovo Ministero delle Comunicazioni e dell’Agenda digitale o comunque di un Ministero dell’Industria con una forte delega avrebbe senso. In altre parole, assegnare una responsabilità politica per i grandi fattori di competitività dell’economia italiana, l’economia digitale al pari di infrastrutture ed energia, sarebbe un grande passo avanti”.
Bernabè ritiene più di tutto prioritari, però, l’approvazione dei provvedimenti attuativi del decreto crescita 2.0 messo e il coinvolgimento degli enti territoriali, vanno “mobilitate le Regioni, le Province, i Comuni”.
Gerardo Di Meo