Sanantonio, che altro?

Guardate questa copertina: si tratta del Commissario Sanantonio, e vi racconterò di me e di lui.

Vedete, questa immagine è la scansione della copertina di un libro in mio possesso: la raccolta dei primi cento numeri di Sanantonio è l’unica collezione che io abbia mai fatto in età adulta; mi ricordo anche di certi gadget di Topolino verso metà settanta, ovvero gli scudetti in latta della storia di Robin Hood a Sherwood, e quei francobolli dorati e taglienti con sopra i personaggi disney, ma è un’altra storia (ne scriverò quando troverò su web qualche immagine eloquente).

Romanzi questi di Sanà pubblicati in Italia a partire dal 1970, ma già grossissimo successo in Francia e nel mondo fin dagli anni ’50; le storie migliori, il giusto mix tra intreccio, stile espositivo e contenuti scollacciati sono però state scritte nella seconda metà degli anni sessanta, dopo alcune traversìe passate dall’autore Frederic Dard: all’inizio abbiamo a che fare con storie poliziesche abbastanza classiche, diciamo un derivato francese della scuola hard-boiled americana (Spillane, Hammett), caratterizzate però peculiarmente dall’uso dello stile di interpellazione diretta al lettore da parte dell’Io narrante… man mano che gli anni passano, si giunge a stramberie narrative, innovazione lessicale continua (Sanantonio ha inventato circa 15.000 parole, sulla falsariga dell’argot parigino: va quindi tributato un giusto riconoscimento a Bruno Just Lazzari e a Gianni Rizzani, traduttori e promotori editoriali), allusioni sessuali, tant’è che in Italia verso la fine degli anni settanta Sanà veniva distribuito insieme a Playboy, quando la nota rivista ospitava anche interviste serie, articoli di letteratura e di analisi di costume da parte di scrittori noti.

A tredici anni mi imbattei in questi romanzetti polizieschi, e rimasi folgorato dallo stile di scrittura, dalle battute, dall’ironia, dal continuo “rompere la cornice” di questo sconosciuto scrittore che si rivolge dicevo direttamente al lettore, apostrofandolo e rabbonendolo, accompagnandolo nella lettura con sublimi battute becere ed osservazioni filosofiche: stiamo parlando di un personaggio che è commissario della polizia parigina, che racconta in prima persona – è pur sempre un eroe – avventure di spionaggio e lotta al crimine, conducendo l’azione al tempo presente (“perché l’imperfetto, come dice chiaramente il nome, non soddisfa”).
Al sabato, raccattavo 5.000 lire e con la biclettina andavo in un negozietto di libri usati in San Lazzaro, qui a Udine, e compravo Urania e Sanantonio a bizzeffe, ne ho tuttora centinaia sommando gli uni agli altri.

“Le inchieste del commissario Sanantonio” sono romanzi pieni di battute, trovate, insulti, stravolgimenti, asinerie, sesso, volgarità, riflessioni serie o sfottenti sulla vita, sugli uomini, sulle abitudini, il tutto condito in salsa poliziesca. Ma dietro questa valanga di avventure strampalate, gettate in faccia al lettore con un linguaggio ora osceno ora perfettamente letterario, spunta una carica creativa che fustiga tutte le forme letterarie precedenti. (da www.commissariosanantonio.it)

Vi dirò: se incontrate qualcuno che ne possiede più di una copia, siete davanti ad uno che ama Sanantonio, i suoi personaggi superfrancesi, la stile della prosa.

Dopo venticinque anni, trovo giusto pagar pegno, e parlarne qui in rete.

“Che cosa fa, l’uomo Scelto, l’uomo Superiore, l’uomo Designato, quando le folle si prostrano ai suoi fettoni? Eh? Benedice! E’ questa la Grandezza! Non può distribuire roba materiale, perchè ciò lo sminuirebbe, allora spaccia qualcosa di Spirituale.
Agisce in nome di Dio, perdio! E’ Delegato! Si sente il Diritto! Meglio ancora il Potere! Tutta questione di fluido e coglioneria. Il fluido lo ha lui, e gli altri curvano il busto per beccarsi la scarica protettrice! Con il fulmine sulla punta delle dita, lui lancia onde come si lanciano confetti ai mocciosi del paese durante le nozze campagnole. “Prendete e tremate perchè questo è il mio segno!” e tutti i babbei inginocchiati, raggrinziti, pronti a baciare qualsiasi anello, o qualsiasi deretano, purchè sia riconosciuto di utilità biblica. Continuamente al limite del miracolo, è questa la suspence! Tutti si aspettano di essere miracolati a bruciapelo da un momento all’altro, a freddo, a secco! Pam! Nella calotta o nella culatta! Da non importa chi! Se ne fottono del pedigree dell’officiante. I miracoli, come il denaro, non hanno odore! Ciò spiega i maghi, i guaritori, i veggenti, i dittatori!
E voi vi ammassate tutti timidi, tutti umidi, convinti che se il Buon Dio ci ha fatto un paio di ginocchia, lo ha fatto perchè ci possiamo prosternare!”

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5 pensieri su “Sanantonio, che altro?

  1. milo temesvar

    ricordo (a braccio) una sentenza filosofica di Berurier: chi va a letto col culo che prude, si sveglia col dito che puzza. Quale migliore metafora dell’inevitabile consequenzialità delle cose?

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  2. Anonymous

    Sono stato iniziato a Sanà da mio fratello maggiore.Avevamo una raccolta considerevole comprati nei vari mercatini dei libri. Il ricordo più nitido e’ quello di lui e me nella nostra stanza prima di dormire a leggere ognuno il suo Sanà, il silenzio veniva alternativamente interrotto dalle mie o dalle sue risate…..fino ad avere le lacrime agli occhi….era un bel modo di addormentarsi.Grande Dard

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  3. Anonymous

    Capito qui per caso e non posso esimermi. Naturalmente ero anch’io un assiduo di Sanantonio. E anche di Urania. Ero una mosca bianca, i miei amici liceali leggevano tutt’altro. Grazie per il bel ricordo. Grazie anche a voi che leggete, “banda di rammolliti del bulbo”.

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