Loro saranno i primi in assoluto, noi gli ultimissimi, in questo Grande Passaggio, a abitare in un Mondo 2.0 planetariamente e digitalmente connesso (pla.di.co.).
Dovrei ricordar loro, a tutti quelli nati dopo la Guerra fredda, che ci sono migliaia di libri e di opere artistiche e culturali che sicuramente valgono la pena di essere lette, anche se sono state realizzate prima di internet o della televisione. Ma le scopriranno sicuramente, scopriranno le idee dei loro buoni e cattivi maestri, anche per nostro tramite, di noi della generazione di passaggio, quelli nati con l’inchiostro e morti coi pixel.
Ed ecco cosa temo: che molti di noi si autorelegheranno alla condizione di gutemberghiani e “industriali” sopravvissuti, incapaci di essere propositivi e attivi nella staffetta attuale tra industrialismo e attuale glocalismo biodigitale.
Perdere il senso del territorio: non saper gestire le nuove Appartenenze che comprendano anche la telepresenza e tutta la socialità in Rete.
Questo post mi ricorda vagamente l’analisi che il vituperato Baricco faceva su Repubblica un po’di tempo fa con la storiella dei barbari. Diventeremo dei dinosauri stile Monsieur Bertin noi nati prima della guerra fredda? Speriamo di no.
R.
sono contento che tu sia così ottimista…
L’umanità si ripete ciclicamente, cambiano le forme, le idee e le azioni, ma l’uomo resta sempre lo stesso…
IN questa friction tra vecchio e nuovo si apriranno spiragli di apparente novità (Vedi la retorica platoniana collegata alla PNL) e sarà un felice lavoratore, papà e compagno chi sraà anzitutto nuovo a se stesso, presente e capace di cogliere le linee di fuga per un BENE COLLETTIVO e non solo personale.
buon lavoro..