E si scopre come si forma l’opinione pubblica in tempo reale, come le macrosequenze narrative della trasmissione in realtà compongano un messaggio di tutt’altro tenore rispetto ai ragionamenti sul tema della violenza alle donne su cui la puntata di “Porta a Porta” avrebbe dovuto essere incentrata; un messaggio intessuto di ignoranza degli argomenti trattati, di paralogismi, di falsa scientificità (interessante come mostrare dei numeri su uno schermo crei un fortissimo effetto di “inconfutabile realtà”), di riposizionamenti valoriali (sarebbe sufficiente guardare i verbi utilizzati nelle affermazioni dei parlanti, dove si giunge pian piano all’area modale del “DOVERE essere/fare”) dove l’Io del discorso si tramuta in un Noi, per tracciare ancora una volta delle linee di separazione tra persone e tra popoli.
“Si parte quindi da un punto di vista soggettivo come premessa a un discorso personale che diventa poi quello del dovere collettivo: tecnica oratoria meno grossolana, molto efficace.”
Eh. Il senso emerge.