Cioè, mettiamo per ipotesi che lo schema generalissimo e astratto di una chiacchiera-tipo sia costituito dalla terna “informazione-opinione-giudizio”, dove due che si incontrano innanzitutto dovranno condividere l’informazione (“…sai? la Francesca ha mollato il marito e convive a Cuba con Andrew”), a cui segue la presa di posizione esplicita dei singoli interlocutori in relazione all’atto-degno-di-menzione, ed il tutto conduce al balletto interpersonale della negoziazione/patteggiamento del senso (“Ha fatto bene, lui era un mona”, “Son d’accordo”) con cui vengono ristabilite e riconfermate le gerarchie dei valori e le maschere situazionali-enunciazionali indossate dai parlanti.
Ecco, se potessi sapere cosa il mio collega di lavoro giornalmente seleziona e ri-pubblica del suo flusso RSS, arriveri poi agli incontri in presenza già sintonizzato con il suo girodipensieri attuale, non dovremmo perdere tempo nel renderci mutuamente edotti (“Hai letto quell’articolo sulle piattaforme OpenSource?” “No, quale?”), e insomma vedo il tutto come un ottimo strumento per moltiplicare la cultura di gruppo nei gruppi di lavoro.
Finalmente, pare che ci stiano pensando, ecco la notizia.
Quindi anche il GReader diventa ufficiamente social.
Potremo assaggiare i distillati degli altri aggregatori, ubriacarci di segnalazioni interessanti, costruire nel tempo solide distillerie di nicchia. Sete.