Al termine degli incontri la generalessa Luisanna “Fiordiferro” Fiorini, organizzatrice dell’evento per conto dell’Istituto Pedagogico di Bolzano, chiese a noi partecipanti di produrre una relazione scritta di una certa consistenza sugli argomenti trattati, in previsione di una futura pubblicazione cartacea.
Ebbene, dopo un anno quel libro è ora disponibile: si intitola Cittadinanzadigitale, Edizioni Junior, 2009 ISBN 9788884344786. La prefazione è di Antonio Sofi, e oltre ai miei contributi vi sono quelli di Marco Caresia, Isabel De Maurissens, Andreas Robert Formiconi, Maria Maddalena Mapelli, Edoardo Poeta, Mario Rotta.
Qui su Ibridamenti trovate la presentazione del libro da parte di Luisanna.
Dentro c’è un mio ragionamento intitolato Cultura TecnoTerritoriale e Abitanza biodigitale, dove partendo da considerazioni sui risvolti sociali delle TIC, passando per alcune riflessioni sull’allestimento di moderni ambienti di apprendimento e sulla necessità di una moderna Media Education, arrivo a parlare di Territorio, di “borghi digitali”, di democrazia elettronica e di partecipazione delle collettività alla formazione delle identità mediatiche quali originali rappresentazioni emergenti delle peculiarità proprie di ambienti umani oggi indifferentemente corporei o meno. Insomma, se trovo il testo lo pubblico qui.
Insieme a Isabel de Maurissens (qui trovate un suo interessante reportage sul digital storytelling) ho scritto a quattro mani Nomadismo e nuovi abitanti in rete, e anche questo piccolo saggio sui nuovi comportamenti umani nell’Epoca Digitale (spunti da Attali, Levy, Appadurai, Geertz, per ragionare di antropologia e di etnologia dentro l’online) lo trovate nel libro.
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Prefazione a Cittadinanzadigitale
di Antonio Sofi
Per molto tempo sono andato alla ricerca della giusta metafora, che riuscisse a rendere una onorevole percentuale delle molteplici sfaccettature del cittadino nell’era digitale e iperconnessa – che prima se ne stava tranquillo (per modo di dire) dietro le sue cattedre, scrivanie, scranni, divani televisivi, ruoli millenari.
Non l’ho ancora trovata, la metafora.
Perché il “cittadino digitale” (mettiamo le virgolette) non è un esploratore avventuroso, come spesso ama immaginarsi. Non è nemmeno un indagatore del soprannaturale alle prese con mondi pericolosi ed esoterici. Né tantomeno un arbiter elegantiarum che decide ciò che bene e ciò che è male – quale nuova moda o nuovo media indossare. Il cittadino digitale non è un vigile, un direttore d’orchestra, un robot multitasking, e così via.
Forse non esiste una metafora giusta, normalizzante e auto-esplicativa. E questo è un buon segno. Perché vuol dire che tutto è complicatissimo e irriducibile a sintesi. Oppure che, forse per estrema conseguenza della stessa complicatezza, non c’è niente di così complicato.
Le tecnologie connettive, in questo caso, stanno diventando come l’aria che respiriamo: il cittadino digitale è connesso perché vive, e viceversa.
Quale che sia la risposta giusta, questa pubblicazione ottimamente curata da Luisanna Fiorini, attraverso interventi preziosi e multidisciplinari di molti esperti, fa l’unica cosa possibile e utile: tracciare strade di pratiche che colleghino esperimenti ad esperimenti, rifl essioni a rifl essioni, idee ad idee.
La semplice presenza di questi collegamenti produce valore aggiunto – porta soluzioni (contenuti, persone) da una parte all’altra. Crea link che come nelle pagine wiki a loro volta creano magicamente nuove pagine: nuovi progetti, nuovi frame cognitivi. Addirittura inaspettate quadrature del cerchio.
Una cosa ho imparato dopo anni di intensa frequentazione della parte abitata della Rete: ciò che condividi ti ritorna indietro, prima o poi – e con un sovrappiù di qualità e ricchezza di solito imprevedibile e originale. L’interazione tra le informazioni e la conoscenza condivisa tra più persone produce di solito soluzioni più sagge di quelle pensabili da una sola persona: è un elogio (del tutto pragmatico) alla condivisione, all’apertura costi quel che costi – contraltare e insieme sottolineatura dell’individualismo rifl essivo che secondo molti è caratteristico della post-modernità.
Questo giochino virtuoso funziona a patto che ci sia diversità di opinioni, indipendenza e capacità di aggregazione di questi punti di vista indipendenti e originali: è l’intelligenza emergente, insieme ricchissima e disordinata, dei sistemi complessi e connessi di cui parla Steven Johnson. Forse ecco la metafora giusta: il cittadino digitale è un dj che remixa sui piatti suoni di diversa provenienza, campionando e fi ltrando quelli migliori, creando la musica giusta per il momento giusto. Mica facile: perché serve anche saper ascoltare. I suoni che servono sono anche nelle pagine che seguono. Buona lettura!
* per me l’estate è maschile, è così. Un estate fa, lo estate, un brutto estate, lo scorso estate. Mi scherzano tutti (parlo come Miss Italia), ma mi suona meglio.