Ci sarebbe da delineare la differenza tra immaginazione e fantasia, prima di andare avanti a scrivere cose taglienti come un coltello per il burro che però ciurla nel manico, e il manico sarebbe questo blog.
Wikipedia non aiuta, [fantasia] rimanda a [Fantasia_(filosofia)] la quale altro non è che la voce [immaginazione] con un altro titolo, e qui si trovano un po’ di solite cosette filosofiche, trattate con leggerezza.
Ma io volevo parlare dell’oramai proverbiale frase “la realtà supera l’immaginazione”, che ricorrendo alla nota diatriba “è la Natura che imita l’Arte, o viceversa?” può essere in buona misura ridimensionata sottolineando che la realtà se ne frega di essere verosimile.
Infatti, quando un bimbo di 4 anni inventa una storia per nascondere una marachella o un omicida di qualunque età inventa una storia per nascondere una maraca (che immagino essere il non-vezzeggiativo di marachella), cercherà comunque di tessere una trama verosimile, perché ne va di mezzo la credibilità.
Questo mi porterebbe a indagare la correlazione tra verosomiglianza e credibilità, e quindi a discettare di universi di discorso, attese del lettore, orizzonti di senso, contesti narrativi, disgiunzioni isotopiche e enciclopedie echiane, sociologie della ricezione, dell’interpretazione come negoziazione tra i parlanti, ma in questo momento ho in mente solo il panino speck e stracchino che sto mangiando.
Il fatto è che quando raccontiamo una storia, o ci immaginiamo qualcosa che possa accadere o essere accaduto, cerchiamo di essere verosimili. Pensiamo già da dentro un’orizzonte di verosomiglianza, ci diamo delle regole e siamo creativi dentro le regole del vero. Che poi non è vero per niente, essendo pur sempre una storia che ci raccontiamo a noi stessi.
Roba vecchia, eh, ci pensò quello scettico insuperabile di Cartesio col suo dubbio radicale quattrocento anni fa a stabilire che noi possiamo avere certezza di quello che pensiamo, ma nessuna verità di come il mondo là fuori sia messo.
Poi arriva la Natura che ci mostra un ornitorinco, e la reazione fu è incredibile, perché è inverosimile che un’animale faccia le uova e allatti i piccoli eccetera eccetera.
Ahimè, la Natura, la Realtà se ne sbatte altamente le chiappe con una zampa palmata di ornitorinco femmina della nostra incredulità.
La realtà non ha bisogno di essere verosimile, tutto qui.
Il verosimile è cosa umana, la realtà no, ahah. Evviva gli universi del discorso. “Realtà” e “verosimiglianza” abitano in posti diversi, sia fuori di noi sia dentro i linguaggi che usiamo. E cerchiamo di uscire da questi angusti pensieri antropocentrici, suvvia.
Prendiamo spunto dalla cronaca, invece, per allargare il nostro concetto di realtà possibile.
Dice Metilparaben: “Per un attimo ho avuto la tentazione di fare un altro generatore automatico, ma l’idea del capo del Consiglio superiore dei lavori pubblici arrestato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta sul G8 che organizza incontri omosessuali occasionali avvalendosi della collaborazione di un nigeriano appartenente al coro San Pietro è praticamente inarrivabile anche adoperando tutta la fantasia possibile.
Mi sa che per questa volta passo.”
A inventarla, ti direbbero non è credibile, è inverosimile. E invece.
Essì, è proprio bella la realtà quando ti fa inciampare, e sbatti il ginocchio contro la credenza.