Il web è morto, ma abbiamo l’IA

Un ambiente tossico, e ce lo diciamo da anni. Una macchina automatica e disumana fatta di interfacce comportamentali, di estrattivismo, di manipolazione degli affetti e della’attenzione, disegnata per ingaggiarci.

Il web, un tempo terreno fertile per idee e connessioni, è diventato un cimitero digitale, vittima di un suicidio a puntate. Google, con il suo algoritmo onnipotente, ha trasformato la creazione di contenuti in un gioco di prestigio per accontentare una macchina, piuttosto che un pubblico reale. Parole chiave, ottimizzazioni ossessive, tutto finalizzato a un traffico inutile e anonimo.

Facebook, da sua parte, ha fagocitato le comunità online, trasformando le interazioni genuine in freddi numeri. I commenti, un tempo cuore pulsante delle discussioni, sono diventati un’eco lontana. L’ossessione per i numeri ha portato a un’inondazione di contenuti di bassa qualità, clickbait e fake news, soffocando le voci autentiche.

I blog, nati dalla passione di condividere, sono diventati aziende costrette a inseguire i banner pubblicitari, sacrificando la qualità per la quantità. Gli influencer, con la loro capacità di catturare l’attenzione delle masse, hanno attirato i finanziamenti, lasciando i piccoli editori a lottare per sopravvivere.

Il web è diventato un pantano di pubblicità invasiva, un luogo dove la ricerca della monetizzazione immediata ha prevalso sulla qualità. La pandemia ha accelerato questo declino, aumentando il traffico ma anche la frustrazione degli utenti, stanchi di navigare in un mare di contenuti inutili.

Oggi, i modelli di business tradizionali del web sono in crisi. Gli abbonamenti stentano a decollare, i banner pagano sempre meno. Il pubblico, disilluso, cerca alternative.

Tuttavia, c’è un barlume di speranza. Piccole comunità e progetti editoriali stanno rinascendo, puntando su un approccio più umano e meno mercantile. Il web non è morto, ma è in coma. Sta a noi decidere se risvegliarlo o lasciarlo morire definitivamente.

L’avidità, la ricerca del profitto immediato e la perdita di vista degli utenti hanno portato il web sull’orlo del collasso. La qualità è stata sacrificata sull’altare della quantità, e le interazioni genuine sono state sostituite da algoritmi e numeri. È tempo di ripensare il modo in cui utilizziamo e consumiamo i contenuti online.

Il testo qui sopra è stato graziosamente confezionato da Gemini attingendo a questa pagina https://www.clickbaiting.it/p/il-web-e-morto-lunga-vita-al-web

e quindi è allineato a destra.

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