In una città completamente sensorizzata (intendo smart lato hardware) dove tutti i dati vengono pettinati raccolti e acconciati da algoritmi e intelligenze artificiali diventa piuttosto semplice stabilire dove sono i nodi dei flussi di materia, energia, informazioni ovvero di merci e rifiuti (input e output), luoghi di produzione e richiesta energetica, dati e persone che ricordiamoci sempre sono come la pila Duracell di Matrix.
Questa non è politica, è amministrazione.
Guardare i dati complessivi su una city dashboard in tempo reale dev’essere interessante, senza dubbio. Poi si dipingono tre o trecento scenari, e si prova a vedere come i colli di bottiglia gli ingorghi i pasticci amministrativi potrebbero essere risolti, intervenendo qui e là grazie alle indicazioni degli algoritmi mediate dalle considerazioni che emergono dai luoghi partecipativi territoriali su piattaforme comunali, come se fosse da temporizzare un semaforo o calibrare la frequenza di passaggio degli autobus su certe zone, quando in realtà si potrebbe intervenire su questioni molto più complesse, avendo ferma la risonanza ecosistemica di ogni possibile decisione nel suo propagarsi nel funzionamento complessivo – perché complesso – della macchina amministrativa e del territorio.