Giovanni Arata mette giù delle considerazioni interessanti sull’ecologia degli hashtag (di cui parlavo qui).
Lo sfondo della riflessione riguarda in questo caso la comunicazione e l’agire politico, ma il problema del “nominare la rosa” è sempre centrale, implicando autorevolezze e crowd-tagging.
Perché i cancelletti, come osservava @jeffjarvis in un suo magistrale post di qualche tempo fa, sono boe di senso potenzialmente decisive, intorno alle quali si catalizzano idee e persone. E perché, soprattutto, sono boe sulle quali nessuno può decidere a priori, a partire dalla propria autorevolezza o da qualsiasi altra fonte di legittimazione. Sono i cittadini della Rete stessi, attraverso l’impiego che fanno di una o dell’altra formula, a decidere quale di essa debba sopravvivere ed affermarsi. Sono, in una certa misura, oggetto di una dialettica politica che deve meno alle gerarchie preordinate, e più all’autorevolezza guadagnata con l’interazione.
Update: anche Claudia Tigella Vago prova a riflettere sugli hashtag (grazie del link!)