Anni e anni che diciamo: guardate che la velocità e l’ubiquità delle nuove forme di comunicazione modificano il vostro fare al punto di costringervi a riprogettarvi, a ripensare il vostro essere.
Questo vale per gli individui, vale per le organizzazioni lavorative, scuole o enti locali, imprese e editori di quotidiani, giusto per citare uno dei rami dell’industria culturale oggidì maggiormente coinvolto in processi di riorganizzazione interna.
Fino a poco tempo fa, però, era difficile scrutare questa nuvola di cambiamenti, nelle volute del vapore talvolta soltanto riconoscevamo delle figure, altrimenti era tutto un fare invisibile, inafferrabile. Ma col tempo sono sorte le grammatiche, o perlomeno si sono cominciate a delineare le morfologie degli elementi in gioco, si può ora cercare di descrivere la sintassi ovvero le relazioni tra questi elementi.
Quello che era invisibile, tutto il lavorìo sulla comunicazione nei social media, tutti i cambiamenti e riorganizzazioni del work-flow complessivo di un’organizzazione lavorativa, sta pian piano emergendo, lo possiamo percepire e nominare. Tutto l’intreccio prima indistricabile di persone, flussi, tagging, selezione fonti e curation, stile di comunicazione diventa ora etichettabile, o per lo meno maneggiabile con qualche strumento concettuale.
Grazie al lavoro dei professionisti della comunicazione (in questo caso, consulenti specializzati nell’utilizzo corporate dei social media), del loro dover identificare oggetti su cui poter lavorare, da trasformare in obiettivi e azioni, abbiamo la possibilità di riflettere su aspetti del cambiamento che prima sfuggivano alla nostra percezione.
Guardate a esempio le righe basse del grafico seguente, l’ambiente di apprendimento e i processi interni. Tutte le esigenze evidenziate sono come materiale semilavorato, concetti finalmente delineati di comportamenti e atteggiamenti emergenti. Questo è un atteggiamento tecnologico: se posso ingegnerizzare i sistemi, posso ottimizzarli. A me da gangherologo interessa più il momento aurorale in cui viene per la prima volta nominato un oggetto/concetto/azione/evento/atto-degno-di-menzione. Ma lavorare sopra questi materiali, come artigiani, è la scommessa affascinante di oggi. Spero accademie e università siano pronte a cogliere questi nuovi saperi e a trasformare in riflessione e formazione le analisi sulle nuove pratiche sociali individuali e collettive. Qui stanno cambiando le cose, come le nominiamo, come le raccontiamo.
Lo spunto per questo post viene dal blog di Santoro, il Giornalaio (trovate ragionamenti sul cambiamento dell’organizzazione interna delle aziende/istituzioni), la mappa per una strategia dei social media è di Vanessa di Mauro.