Ma anche qui secondo me il dettaglio forte – il punctum- è la reazione indispettita e quasi rabbiosa del premier quando a una sua domanda di maniera («Che cosa fai nella vita?») la ragazza un po’ ciucca risponde con splendida genuinità: «Faccio marchette, presidente».
E lì, appunto, Silvio s’incazza.
Voleva una risposta qualsiasi, purché fasulla: la musicista, la cavallerizza, l’astronauta. Tutto fuori che l’evidentissima, prevedibilissima, scontatissima verità: se si trovava lì, a 28 anni, bella e disponibile davanti a un ultrasettantenne, era perché nella vita fa le marchette.
Una cosa talmente ovvia da essere del tutto insopportabile per un uomo che ha sempre ricoperto la realtà – e la sua crudezza – sotto una coperta e di cerone, di photoshop, di nylon davanti alle telecamere e di cieli azzurri cartonati. L’uomo che prima del G8 di Genova ha fatto togliere i panni stesi nei caruggi, insopportabile traccia di vita autentica.
L’uomo dell’eterna rappresentazione fasulla messa in scena per gli altri – talmente avvolgente e ripetuta che forse alla fine ci crede anche lui – non può essere messo improvvisamente di fronte alla realtà.
Strano e terribile: perché non mi è mai passato per la mente, per tutto l’inverno, che lei potesse disprezzarmi? Ero convinto al massimo grado del contrario, fino a quell’istante in cui lei mi guardò “con severo stupore”.
(Dostoevskij, La mite)