A me l’idea non piace.
Non mi piace la sua genesi commerciale: la scintilla delle buone idee umanitarie può certo venire anche alle aziende, intendiamoci, le quali però in questi casi creano delle fondazioni con organi rappresentativi e amministrativi super partes, ovvero degli enti morali da eventualmente sovvenzionare collettivamente per la promozione di una buona causa.
Non mi piace la scommessa su Internet in quanto strumento di pace, perché sappiamo che gli strumenti sono neutri, e il risvolto etico dipende dall’uso che le persone (e le multinazionali, e le lobby, e i governi) ne faranno nei prossimi anni. Nel caso di governi e aziende, stiamo parlando di persone che da pochissimo tempo si occupano “ufficialmente” di questi nostri territori digitali spesso per regolamentare e normare cose che non capiscono ma che avvertono come pericolose, e si muovono sulla scorta di mappe sbagliate, mutuate dalla comprensione dirigistica o mercantile dei massmedia tradizionali del Novecento, senza la cultura abitativa basata su valori di condivisione paritetica, apertura, disintermediazione, conversazione.
Non mi piace l’idea che si premi lo strumento stesso, o se volete l’ambiente: in quanto tecnologia abilitante, quelle che vanno premiate sono le persone che hanno saputo promuovere appunto lo sviluppo del Web in una direzione etica, quelli che qui dentro hanno lavorato per migliorare la qualità del nostro Ben-Stare su questo pianeta. Se volete premiate Berners-Lee in quanto simbolo, o meglio ancora venga dato collettivamente il premio alle cento o mille personalità che hanno costruito tecnicamente e umanisticamente questi Luoghi digitali negli ultimi quarant’anni, con un lavoro spesso oscuro e misconosciuto.
Oppure che il Nobel venga dato (in tal modo aiutandola: ci vorrebbero stanziamenti governativi promossi dall’ONU, a mio parere, per lo 0,02 del PIL di ogni nazione mondiale) a Wikipedia, la quale incarna nella propria filosofia e nel proprio operato l’idea di una libera circolazione delle idee (e potrebbe fare anche meglio).
Quello che mi piace sono le parole che hanno scelto per raccontare la proposta di Internet per la Pace, perché colgono il punto (e i copywriter sanno fare il loro lavoro).
Abbiamo finalmente capito che Internet è molto di più di una rete di computer. E’ un intreccio infinito di persone. Uomini e donne, a tutte le latitudini, si connettono tra loro, grazie alla più grande interfaccia sociale mai conosciuta dall’umanità.
La cultura digitale ha creato le fondamenta per un nuovo tipo di società.
E questa società sta promuovendo il dialogo, il confronto e il mutuo accordo attraverso la comunicazione.
Perché da sempre la democrazia germoglia dove c’è apertura, accoglienza, discussione e partecipazione. E da sempre l’incontro con l’altro è l’antidoto più efficace all’odio e al conflitto.
Ecco perché Internet è strumento di pace.
Ecco perché ciascuno di noi in rete può essere un seme di non-violenza.
Ecco perché la rete merita il prossimo Nobel per la Pace.
E sarà un Nobel dato anche a ciascuno di noi.
una baggianata di dimensioni pantagrueliche.
solo la stupidità del grosso della popolazione mondiale potrebbe condividere una trovata pubblicitaria o non-so-cosa-ci-stia-dietro del genere.
ricordo a chiunque legga che il 70% se non di più del materiale della rete sia pornografia
“Pantagrueliche”??
Massì, in fondo è vero, io di Internet e di informazioni e scambi relazionali con gente che pensa e scrive cose interessanti, in fondo, mi ci nutro.
Che è una cosa forse un po’ troppo commerciale, caro aninimo, l’ho detto io nel post.
Post che evidentemente hai letto male oppure prevenuto, visto che non hai capito le motivazioni del conferimento a Internet del Nobel.
Beh, non c’entrano i contenuti. Anche, ma non solo e non in maniera preponderante.
Internet non è una biblioteca. La candiatura si basa su altro.
Sul fatto che Internet è uno strumento di pace.
In rete trovi tutto, tutto il mondo, perché Internet è il mondo, e noi ci abitiamo comodamente.
I contenuti siamo noi chiamati a metterceli, a riempire questi Luoghi di cose belle. A partire da commenti che siano almeno pertinenti, in giro per i blog.
Per il porno, vorrei sapere cosa vorresti farci.
E magari fai un salto nelle edicole dei giornalai e fallo togliere dalle bacheche in prima vista, dài.
La prossima volta che vieni qui con il ditino alzato a fare il moralizzatore, metti una tua firma, su.