Il social tagging stravolgerà il modo stesso in cui pensiamo lo scibile, modificherà le nostre abitudini nell’andare alla ricerca di informazioni, condizionerà le gerarchie dei risultati delle ricerche: la pratica socialmente diffusa dell’etichettamento dei contenuti permetterà al contempo di superare alcune contraddizioni interne ai sistemi di catalogazione ad albero e di far emergere interessanti dimensioni “antropologiche” legate allo stile cognitivo e affettivo che guida ciascuno di noi, imbevuto della propria cultura, ad attribuire certi tag piuttosto che altri allo stesso oggetto culturale, etc.
Lo trovate qui, si chiama Google Image Labeler. Appena gli date l’ok (usate un nickname), il servizio web vi trova istantaneamente un compagno di giochi ovunque sul pianeta, e vi sottopone delle immagini prese dal web che dovrete taggare più velocemente che potete (avete due minuti), in maniera coerente con il contenuto della foto.
Quando voi e il vostro remoto compagno di gioco azzeccherete la stessa tag-parola, guadagnerete dei punti e andrete in classifica.
In pratica, Google ci utilizza aggratis come manovalanza per taggare le immagini e migliorare i risultati del suo motore di ricerca, però è divertente e interessante.
E se qualche insegnante di inglese delle medie mi sta leggendo, sappia che il Labeler di Google Image potrebbe essere una ottima risorsa didattica online per spingere i ragazzini (motivati già per il fatto di “andare in internet”, motivati dalla finta dimensione agonistica – in realtà è un gioco collaborativo win-win, e motivati dal fatto di poter svolgere l’azione in piccolo gruppo) a tenere in costante allenamento il proprio vocabolario in english, nella rapida ricerca di quelle tag che maggiormente corrispondano ai contenuti proposti.
http://images.google.com/imagelabeler/