Grrr.
Avevo pubblicato un post lunghetto, poi Blogger qui me lo ha fatto sparire (anche se gli aggregatori continuano a segnalarmelo, e poi mi arriva un 404). Ora mi tocca riscrivere, perché avevo cancellato anche la nota da Performancing, il quale a sua volta mi dà casini non riuscendo a collegarsi al server Atom. Chi di voi ha notizie, me lo dica. Per intanto scrivo da dentro Blogger.
Senonché, intendo raccontare una mia passione adolescenziale. No, non si tratta delle tipe more ricciolone con gli occhi verdi – diciamo un incrocio fenotipico tra Clio Goldsmith e e Alida Valli – per cui a sedici anni avrei dato il mignolo del piede sinistro in cambio di una notte di passione.
Parlo di letteratura, parlo di Sanantonio.
Avevo appunto quindici, sedici anni, ed il sabato pomeriggio prendevo 10.000 lire ed in sella al mio fido Fifty con carburatore ipertrofico da 19 andavo in San Lazzaro, qui a Udine, dove c’era una sioretta che campava gestendo un negozietto di libri usati dove io sperperavo (in realtà, mai speso i soldi in modo migliore) la paghetta comprando Sanantonio e Urania a bizzeffe, tuttora ne possiedo centinaia.
Il mio primo incontro con questi romanzi polizieschi risale a qualche anno prima, diciamo verso l’ottanta: me ne passò uno mio padre, innescando inconsapevolmente la mia passione letteraria per la scrittura “sperimentale”. Sì, perché tra Queneau e Pennac c’è di mezzo Sanantonio, ovvero Frederic Dard (avrei scoperto il nome dell’autore solo molti anni dopo), uno che ha scritto 288 romanzi, 250 storie brevi, 20 rappresentazioni teatrali e 16 scenografie di film, ha venduto 240 milioni di libri, e gli sono state dedicate 25 tesi universitarie… chiaramente qui lo conoscono solo gli affezionati, e sappiate che se incontrate uno che possiede anche solo tre copie di Sanà, avete quasi sicuramente davanti un fanatico adoratore, lo capite da come gli brillano gli occhietti quando pronunciate il nome “Berù”.
Sanantonio è un commissario della polizia parigina, in seguito impiegato in certi servizi segreti francesi, che racconta in prima persona – è pur sempre un eroe – le proprie avventure utilizzando i tempi al presente, perché “l’imperfetto, come dice chiaramente il nome, non soddisfa”; inizialmente le storie sono piuttosto classiche, diciamo che si tratta di una francesizzazione della scuola hard-boiled americana (Dashiell Hammett, Spillane), ma lo stile utilizzato si fa già notare per brillantezza, scelta lessicale, digressioni filosofiche.
Tenete presente che i primi romanzi furono pubblicati in Francia fin dagli anni ’50, mentre in Italia sono apparsi nel 1970.
Con il procedere del tempo, tutto esplode: le trame pur sempre coerentemente poliziesche diventano contenitori per espressioni di paroliberismo (Dard ha coniato circa 15.000 parole nuove, e per questo sforzo di resa letteraria in lingua italiana Gianni Rizzoni e soprattutto Bruno Just Lazzari – i principali traduttori e promotori editoriali di Sanantonio – non saranno mai sufficientemente ringraziati), per citazioni letterarie (e Ruy Blas diventa Ruy Bla-bla-bla, come fece notare Arpino), per il ritmo frenetico e pop e divertente, per i calembour di cui affermo senza ombra di dubbio la superiorità dinanzi a qualunque altro autore, per l’immaginazione scoppiettante, per il modo unico di Dard di “bucare la cornice” e di rivolgersi al lettore con forme esilaranti di interpellazione diretta, per le tirate psuedofilosofiche, ispirate al buon senso, mai pesanti e sempre ficcanti, fino alla capacità dell’autore di sbozzare personaggi coloratissimi e vivi, alle descrizioni di una Parigi da mare come le musmè (le tipe), alla provincia tipo Maigret, però rallegrata da beaujoulais e pientanze e strani ritrovamenti di cadaveri e commesse dei magazzini e impiegate della posta e pupe dei gangster (sì, altre musmè).
Un po’ Belmondo, come sulle copertine, un po’ James Bond, totalmente francese ma di origine italiana (vive con la mamma Felicie, adorabile), Sanà mi ha tenuto compagnia e mi ha fatto ridere di cuore fino all’università, quando ancora cercavo nei mercatini di Bologna e Padova le copie che mancavano alla mia collezione dei primi cento numeri, l’unica collezione che io abbia mai fatto in età adulta (tralascio le raccolte dei gadget disney tipo gli scudetti di latta con sopra rappresentati i personaggi di Sherwood, oppure i francobolli metallici dorati sempre di topolino: ne parlerò un’altra volta, qualndo troverò in giro le immagini).
Le “Inchieste del commissario Sanantonio” sono romanzi pieni di battute, trovate, insulti, stravolgimenti, asinerie, sesso, volgarità, riflessioni serie o sfottenti sulla vita, sugli uomini, sulle abitudini, il tutto condito in salsa poliziesca. Ma dietro questa valanga di avventure strampalate, gettate in faccia al lettore con un linguaggio ora osceno ora perfettamente letterario, spunta una carica creativa che fustiga tutte le forme letterarie precedenti. (tratto da www.commissariosanantonio.it)
Che cosa fa, l’uomo Scelto, l’uomo Superiore, l’uomo Designato, quando le folle si prostrano ai suoi fettoni? Eh? Benedice! E’ questa la Grandezza! Non può distribuire roba materiale, perchè ciò lo sminuirebbe, allora spaccia qualcosa di Spirituale. Agisce in nome di Dio, perdio! E’ Delegato! Si sente il Diritto! Meglio ancora il Potere! Tutta questione di fluido e coglioneria. Il fluido lo ha lui, e gli altri curvano il busto per beccarsi la scarica protettrice! Con il fulmine sulla punta delle dita, lui lancia onde come si lanciano confetti ai mocciosi del paese durante le nozze campagnole. “Prendete e tremate perchè questo è il mio segno!” e tutti i babbei inginocchiati, raggrinziti, pronti a baciare qualsiasi anello, o qualsiasi deretano, purchè sia riconosciuto di utilità biblica. Continuamente al limite del miracolo, è questa la suspence! Tutti si aspettano di essere miracolati a bruciapelo da un momento all’altro, a freddo, a secco! Pam! Nella calotta o nella culatta! Da non importa chi! Se ne fottono del pedigree dell’officiante. I miracoli, come il denaro, non hanno odore! Ciò spiega i maghi, i guaritori, i veggenti, i dittatori!E voi vi ammassate tutti timidi, tutti umidi, convinti che se il Buon Dio ci ha fatto un paio di ginocchia, lo ha fatto perchè ci possiamo prosternare!